«Poltrone? Per restare sindaco ho detto no a un seggio a Strasburgo» (di L. D’Arpino)

A Luciano D'Arpino la prima intervista di Nicola Ottaviani dopo l'ingresso nella Lega: «Porteremo la nostra cultura moderata. Subito esperimento con i migranti per lavori di pubblica utilità»

Luciano D’Arpino per IL MESSAGGERO

Il sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani è entrato nella Lega con il suo Movimento per l’Italia. «Per portare la cultura moderata nel partito di Salvini», ha giurato. I suoi nemici, però, dicono che lo abbia fatto per fame di poltrone più prestigiose di quella da sindaco. C’è chi ribatte, come detto anche dal sottosegretario leghista Durigon, che Ottaviani avrebbe rifiutato l’offerta di un seggio all’Europarlamento.

*
Sindaco, lei che dice?

«Quando si è alle prese con la costruzione di un grande soggetto politico, come quello dei moderati all’interno della formazione di Salvini, le poltrone non hanno senso. E poi, rifiutare il seggio quasi sicuro a Strasburgo per continuare a fare il sindaco, rispettando il mandato elettorale, almeno per me è motivo di orgoglio oltre che di correttezza istituzionale. Purtroppo, sono rimasto innamorato dei vecchi principi».

La Lega è al Governo, lei è sindaco: quali saranno i vantaggi per la città di Frosinone?

«Innanzitutto questa può essere una grande opportunità per il territorio e, in generale, per i Comuni locali. Basti pensare che senza l’approvazione di quota 100, che libera numerosi posti di lavoro ed energie finanziarie nelle pubbliche amministrazioni, i comuni in riequilibrio finanziario e in piano di risanamento, come quello di Frosinone, non sarebbero arrivati a chiudere in questi giorni i propri bilanci. Per non parlare della semplificazione delle procedure degli appalti che ancora oggi bloccano l’utilizzo dei finanziamenti comunitari, che possono essere erogati solo rispettando termini molto stretti, inconciliabili con la legislazione e con il contenzioso in atto al Tar e al Consiglio di Stato».

Come quello per la nuova strada d’accesso allo stadio?

«È evidente che il Governo, partendo da casi concreti come quello del blocco di una infrastruttura per la presenza di quattro piante di acacia, sarà in grado di ascoltare direttamente dai comuni i fenomeni distorsivi che ancora oggi impediscono al Pil di prendere quota e che inducono gli investitori a guardare oltre confine».

Lei vuole portare i moderati dentro il partito di Salvini. Come si concilia questo con la linea dura contro l’immigrazione?

«La prossima settimana inizieremo un esperimento che darà la concreta misura dell’apporto della cultura moderata anche nelle tematiche più sensibili, comeil sociale e l’emigrazione. Abbiamo stipulato una convenzione con la Prefettura e con alcuni enti che ospitano i migranti, per impiegare alcune unità di richiedenti asilo per lavori di pubblica utilità come la manutenzione di parchi e giardini e anche nell’arredo urbano. In questo modo il concetto della solidarietà sociale diventa bilaterale e le persone non residenti in Italia, ma ospitate nel nostro e negli altri comuni avranno la possibilità di restituire in concreto una parte della solidarietà collettiva di cui loro stessi beneficiano».

Quante persone coinvolgerete?

«Si inizierà con sei unità, per arrivare, dopo un minimo di formazione a promuovere progetti che riguardino la maggior parte dei richiedenti asilo e magari la totalità di quanti, essendo in buone condizioni fisiche, abbiano effettivamente voglia di darsi da fare».

Leggi tutto su Il Messaggero