Le due quote sulle quali si gioca la (non) candidatura di Ottaviani

Le indiscrezioni romane spiegano perché in questi giorni è tornata alla ribalta l'ipotesi di candidatura di Nicola Ottaviani alle Regionali. Serve come moneta di scambio se qualcuno dovesse puntare su Pirozzi.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Quota 38 e quota 22. » su questi numeri che si gioca la (non) candidatura di Nicola Ottaviani come governatore alle prossime elezioni regionali.

 

Il nome del sindaco di Frosinone è stato riesumato l’altra sera da Mario Abbruzzese durante il suo intervento al convegno organizzato a Frosinone da Danilo Magliocchetti. (leggi qui) Il commander ha detto «Il nome di Nicola è ancora in corsa per la candidatura alla presidenza della Regione».

 

Nicola Ottaviani, presente al tavolo dei relatori, né ha mosso ciglio né ha pronunciato verbo. La traduzione è: la cosa non gli è piaciuta. Sa benissimo che se entrerà nella rosa dei papabili, sarà come di quelli che entrano in conclave come possibili papi ma ne escono cardinali quanto prima.

 

Perché portare nomi che potrebbero non essere candidati (e, nel caso di ottaviani, certamente non verrà candidato)? Perché al tavolo del centrodestra verrà sollevata la questione Sergio Pirozzi: è lì, sotto gli occhi di tutti, il sindaco di Amatrice è già in campagna elettorale e, dicono i sondaggi, da solo vale 10 punti percentuali. Ma in quella sede Forza Italia potrà dire “Noi il candidato governatore lo abbiamo. Anzi ne abbiamo più di uno: abbiamo il sindaco di Frosinone che ha introdotto le primarie nel centrodestra, vince e governa con ottimi risultati. Abbiamo la ex parlamentare Ue e top manager di Stato Luisa Todini. Quindi i nomi ci sono. Però...”

 

Però… ?

 

Le indiscrezioni romane dicono che Forza Italia alla fine potrebbe anche mollare e cedere la candidatura a governatore nel Lazio. Una prelazione che le compete in base all’accordo che ha lasciato il Nord alla Lega e la Sicilia a Fratelli d’Italia. Potrebbe rivedere l’intesa a patto che si vada ad incidere su quota 38 e quota 22.

 

Sono le quote con le percentuali di candidati che toccano ai 3 alleati: Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, per Camera e Senato. C’è una mappa con la suddivisione delle candidature comuni nei collegi uninominali alle prossime elezioni politiche.

 

Gli sherpa incaricati di mediare hanno individuato una base di accordo partendo dalla media degli ultimi sondaggi sulle intenzioni di voto. Quindi a Salvini andrà il 38% dei collegi; a Berlusconi pochi in meno, il 36%. A Giorgia Meloni andrà il 16% dei collegi. Resta il 10%, da dividere tra l’insieme delle liste minori, quella che il leader di Forza Italia, intervenendo a Fiuggi (leggi qui) aveva definito “la quarta gamba dell’alleanza“.

 

Le quote sono state poi ulteriormente scorporate per area geografica. Gli sherpa hanno diviso in collegi in 4 aree, usando come metro di riferimento quelli utilizzati per le elezioni europee: Nord Ovest, Nord Est, Centro, Sud e Isole. Il Lazio è al Centro, E qui a Forza Italia è stato riconosciuto il 38% dei candidati da designare per i collegi uninominali. A Fratelli d’Italia il 22%, il 24% alla Lega, il 16% alla Quarta Gamba.

 

L’ipotesi che circola tra gli addetti ai lavori è quella di trattare la candidatura alla guida della Regione Lazio al tavolo del Centro. E se FdI dovesse portare al tavolo il nome di Sergio Pirozzi, Forza Italia potrebbe anche cedere, ma al termine di un tira e molla. In cambio chiederebbe di rivedere la quota: insomma, scambiare la presidenza del Lazio con un maggior numero di candidati uninominali a Camera e Senato, da togliere però a chi si accollerà Pirozzi.

 

In pochi scommettono che Giorgia Meloni proporrà lo scambio. Nessuno è disposto ad scommettere che accetterà se le verrà proposto.

 

Ma prima di valutare lo scambio, bisogna avere i nomi credibili da portare al tavolo. E Nicola Ottaviani lo è.