Ottaviani & Pompeo, quelli che alle Provinciali hanno fatto centro

Per motivi diversi, le Elezioni Provinciali hanno rappresentato un punto di arrivo per il sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani e per il presidente della Provincia Antonio Pompeo. Scopriamo perché.

Viaggiano su binari paralleli. Già, come le convergenze parallele di democristiana memoria. Perché, ironia della sorte, sia Antonio Pompeo che Nicola Ottaviani è proprio da lì che provengono: dalla Democrazia Cristiana. Una scuola di politica anche per loro che portavano i pantaloni corti quando la balena bianca finì per piaggiarsi. Però già da quel momento avevano capito come funzionava la politica, quali erano le dinamiche, quali erano i tempi, quando si doveva attendere e perché si dovevano fare determinate cose.

Le Provinciali 2019, per motivi opposti, sono state per loro il coronamento di un percorso lungo. Che però ha preso forma e sostanza durante l’ultimo anno.

L’anno di Pompeo

Così è stato per Antonio Pompeo. Conferma a valanga in estate, al primo turno, come sindaco di Ferentino. Conferma a valanga anche il 31 ottobre 2018 come presidente della provincia di Frosinone. In entrambi i casi oltre il 60%, in entrambi i casi raccogliendo consenso in modo trasversale. Ma non è finita qui: sempre in questo ultimi mesi Antonio Pompeo ha centrato la presidenza dell’Unione Province del Lazio, alla quale ha unito il ruolo di componente del direttivo nazionale Upi e la delega a rappresentare l’ente nella conferenza Stato – Città. È il segno della fiducia e del peso assunti nell’ultimo anno.

Alle primarie che hanno eletto Nicola Zingaretti Segretario nazionale Pd poteva andare alla lista unitaria con Francesco De Angelis, creando un fronte mostre del 90%. Ha preferito contarsi. Lo ha fatto per riaffermare che sì, Pensare Democratico rimane la componente maggioritaria ed irraggiungibile, ma comunque più di 1 su 4 stanno con lui.

Un modo per far apprezzare anche a Nicola Zingaretti che c’è una parte di Pd che viene dai Popolari, dalla Margerita, dalla Dc e che fa riferimento lui. Il quale ora può intestarsi una propria componente che non è solo l’eredità politica Francesco Scalia. Ma è andato oltre raccogliendo un’area alla quale guardano anche amministratori e società. Lo ha fatto come sindaco, come presidente della Provincia. Lo ha fatto per far capire che nel Pd bisognerà tenere conto anche di lui: quando ci saranno le candidature, quando ci sarà il congresso provinciale. Sempre.

Chiaro che questo va in direzione di una candidatura alle prossime elezion: più alle politiche che alle regionali. Con un’area di riferimento? Impossibile saperlo ora.

L’anno di Ottaviani

Nicola Ottaviani è stato rieletto un anno e mezzo fa. Anche lui con una percentuale mai raggiunta prima da un sindaco di Frosinone. Oltretutto con una coalizione nella quale nessuno poteva vantare una percentuale enorme. A conferma che era lui il punto di riferimento. E di una capacità di aggregazione che pochi gli davano.

Nella Lega alla fine ci è entrato, dopo che per un anno e mezzo in Forza Italia è stato preso in considerazione come quello che poteva rilanciare il Partito. Attraverso un’area per i moderati e gli amministratori, verso la quale aprirsi. Ma alla fine Forza Italia ha deciso di non decidere. Nonostante il sindaco di Frosinone avesse dimostrato più volte quanto il cerchio magico potesse essere un limite e non un valore aggiunto.

Ottaviani ne ha preso atto ed è andato via. È andato alla Lega ma alle sue condizioni: con la sua carta di identità che si chiama Movimento Italia, dove ci sono i suoi esponenti storici. Sicuramente approderà lì Adriano Piacentini, c’è Riccardo Mastrangeli, c’è Massimiliano Tagliaferri, c’è la sua civica. Ma c’è anche – e lo farà vedere sabato al Silva Splendid di Fiuggi – tanto altro.

Lì farà il lancio nazionale del Movimento Italia. La scelta del Silva non può non far venire alla mente Alfredo Pallone: è una delle strutture di famiglia. E Pallone è stato quello che per la prima volta ha lanciato Nicola Ottaviani come possibile candidato sindaco di Frosinone, imponendo le primarie ad una coalizione che ne era allergica per Dna.

La prima Convention nazionale di Movimento Italia fatta al Silva Splendid sembra un messaggio in codice ad Antonio Tajani ed a tutta Forza Italia a livello provinciale.

Si è concentrato sul comune di Frosinone. Ha restituito alle sirene di chi voleva che fosse candidato dappertutto: alle Regionali, alle Politiche, alle Europee. Nicola Ottaviani sa che in politica ci sono regole e ci sono tempi. E la regola è che chi viene eletto sindaco non lascia la carica per candidarsi altrove. Il tempo c’è, gioca a suo favore.

Gioca suo favore comunque vadano le cose. Se ci saranno elezioni politiche anticipate sarà impossibile prescindere da lui, per quanto riguarda centrodestra e lega. Se le elezioni politiche non ci saranno, il piano B potrebbe essere pronto: dimissioni prima dei due anni e mezzo con la possibilità di essere ricandidato a Frosinone. Sarebbe un percorso necessitato. Perché il centrodestra rischierebbe di farsi logorare nella battaglia intestina con cui accaparrarsi lìeredità e l candidatura con cui succedergli.

Il rischio è di perdere Frosinone. Ottaviani non è tipo da farsi logorare.

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