La lunga telefonata tra Tajani e Ottaviani appena sceso dal palco leghista di Latina

Appena sceso dal palco della festa regionale della Lega a Latina, il sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani ha ricevuto una telefonata da Antonio Tajani. Al quale ha spiegato che non sta lasciando Forza Italia. ma che è questa l'unica via per spezzare l'assedio. E rompere il cerchio magico.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Appena sceso dal palco della festa regionale della Lega, Nicola Ottaviani ha sentito in maniera nitida il suo iPhone vibrare. Lo ha preso dalla tasca della giacca: sul display il nome di Antonio Tajani, presidente del Parlamento Europeo e numero 2 di Forza Italia a livello nazionale.

Il sindaco di Frosinone si è allontanato per tenere più riservata la conversazione. Cosa si siano detti è impossibile da sapere. Ma è facile da immaginare. Perché Nicola Ottaviani sta avvertendo da mesi i massimi livelli del Partito: o si aggiusta la rotta o si è destinati all’estinzione. Perché tra poco la Lega non avrà bisogno di alleanze, punterà direttamente agli elettori. È il motivo per cui non sta accettando nelle sule file i quadri ‘azzurri’ pronti a salire sul Carroccio: non gli servono, mirerà ai voti.

 

La presenza di Nicola Ottaviani sul palco di Latina, un passo dietro al vice premier Matteo Salvini non è un’adesione alla Lega. E nemmeno è un passaggio pittoresco. È l’inizio di un percorso con cui spezzare l’assedio e salvare i principi di Forza Italia, quelli del primo Berlusconi e dell’ondata elettorale del ’94.

Mentre i generali del cerchio magico se ne stanno asserragliati intorno al totem del Cav, Nicola Ottaviani mette in atto quella che ritiene sia l’unica via d’uscita: creare un movimento politico nazionale, basato sull’efficienza e la popolarità dei sindaci di area, per traghettare al suo interno tutte le intelligenze presenti in Forza Italia ma per le quali non c’è mai stato spazio nel board.

Non è un caso che in vetta al suo programma, Ottaviani abbia messo le elezioni primarie come strumento della classe dirigente. La selezione fatta dall’alto, il simpatico di turno imposto nelle liste, ha portato in Parlamento gli amici più o meno fedeli del capo e qualche signorina di bell’aspetto. Ma ha snaturato il Partito e lo ha allontanato dalla massa.

Eccolo il successo della Lega. La possibilità di avere un ruolo nel Partito se si è in grado di portare al Partito un valore in più. Tutto il contrario di Forza Italia, dove la vittoria di Nicola Ottaviani, unico sindaco di Centrodestra a strappare un capoluogo al Centrosinistra due elezioni fa (sembra trascorsa un’era geologica) venne liquidata con una frettolosa telefonata del Cav. E nulla di più. Considerazione: poco più di zero.

Così si uccide un Partito. E si regalano alla Lega le sue intelligenze ed i suoi elettori.

 

La mossa di Ottaviani ha valore doppio. Perché la Lega è movimento di protesta e poco avvezzo alla proposta. Al Nord sarà così ma per governare un Paese servono quadri esperti. Altrimenti si inanellano le figure che stanno rimediando in questo periodo le truppe pentastellate.

Coinvolgere i sindaci di Area, come sta facendo Nicola Ottaviani, significa aggregare tutta una serie di esperienza sul campo, capaci di essere l’ossatura organizzativa ed il motore della futura Lega.

Quella che nascerà dopo le prossime elezioni. Nella quali Ottaviani vorrà esserci con il suo modello: un Partito nato dal superamento di Forza Italia. Per fare essere Centrodestra una Lega che altrimenti da sola non lo sarebbe. E per rendere non più necessaria l’alleanza con il Movimento 5 Stelle.

 

Se Antonio Tajani e Nicola Ottaviani si siano detti questo nessuno lo sa. Ma è molto probabile che se lo siano detti.