La pala e il piccone, il Pd secondo Zingaretti

Clamorosa confessione dell’ex segretario a Sette: “Ci sarà tempo per valutare con calma il perché di quell’acredine quotidiana verso un segretario che aveva preso il partito al minimo e lo aveva risollevato, spero davvero che il problema non fosse proprio quello”. E rilancia le alleanze.

È passata in secondo piano perché in questi giorni il tema del vaccino e del Green Pass è prevalente. Ma l’intervista che Nicola Zingaretti ha rilasciato a Sette, il settimanale del Corriere della Sera, contiene almeno due spunti fondamentali.

I veleni dietro alle dimissioni

Ad un certo punto sulle dimissioni da Segretario del Pd, Zingaretti risponde così alla domanda se gli elettori del Pd ce l’hanno con lui per quella scelta: «Spero proprio di no. Io l’ho fatto per il Pd, per impedire una guerra fratricida. Penso sia arrabbiato con chi in maniera ipocrita, senza mai aprire un dibattito alla luce del sole, ogni 12 secondi faceva un distinguo o una polemica per logorare».

Nicola Zingaretti (Foto: Imagoeconomica / Livio Anticoli)

«Io ho sempre usato la pala per costruire, mai il piccone per distruggere. La strumentalità delle polemiche contro di me era evidente e paralizzante, quindi mi sono fatto da parte e ho messo una classe dirigente davanti alle sue responsabilità. E ora, pur in questa fase difficile, il Pd è centrale. Poi ci sarà tempo per valutare con calma il perché di quell’acredine quotidiana verso un segretario che aveva preso il partito al minimo e lo aveva risollevato, spero davvero che il problema non fosse proprio quello».

Cioè Zingaretti lascia intendere che forse perfino l’aver fatto troppo bene con il Pd possa avere generato frizioni e problemi. E magari qualche invidia. (Leggi qui Le dimissioni di Zingaretti certificano la crisi di sistema).

La necessità di allearsi

Un altro tema che ha creato discussione è stato quello dell’alleanza con il Movimento 5 Stelle. Si scopre ora che nemmeno Zingaretti faceva i salti di gioia ma l’alleanza era una necessità. E – stando al ragionamento – lo è ancora oggi.

Perché? «In Italia esistono solo leggi elettorali di stampo maggioritario, quindi è buon senso, prima ancora che ragionamento politico, allearsi. E poi il tema dell’unità è nel Dna del popolo del centrosinistra. E a mia memoria gli italiani hanno sempre punito chi divide».

Nicola Zingaretti con Giuseppe Conte. (Foto: Sara Minelli / Imagoeconomica)

«Certo, nella politica di oggi c’è un tasso di personalismo che è un vero e proprio disvalore, però, diciamoci la verità, tutti sanno che bisogna arrivare a un’alleanza, tutti i distinguo di adesso sono solo posizionamento politico. In autunno il centrodestra, che pure è diviso, si riorganizzerà unendosi e riorganizzare l’altro campo sarà inevitabile. Chi si sottrarrà non lo dovrà spiegare a me, Zingaretti, ma agli elettori di centrosinistra…».

Sono i temi centrali delle elezioni comunali d’autunno e poi di tutto quello che succederà dopo. Dall’elezione del presidente della Repubblica, alle nuove amministrative e, infine, alle politiche e alle regionali.

Zingaretti e lo spazio per il congresso

In tutto questo ci sarà spazio anche per il congresso del Pd. E lì si capirà quale ruolo intende giocare Nicola Zingaretti. Qualcuno comincia ad avanzare l’idea che possa provare a riprendersi la segreteria. Non è un tema all’ordine del giorno, ma neppure da scartare.

Quanto alle alleanze, la strada è tracciata: con i Cinque Stelle e con quella parte di sinistra con la quale si è governato fino a pochi mesi fa. Cercando però di allargare il campo. Ma è quel riferimento alle possibili “invidie” il tema che farà la differenza. Per Nicola Zingaretti ma anche per il Pd.

Non resta che aspettare.

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