Pallone chiude la porta di Alternativa Popolare a Pirozzi

Dal Marriott di Roma, durante i lavori della conferenza programmatica di Alternativa Popolare, il coordinatore regionale Alfredo Pallone conferma le sue chiusure di Sergio Pirozzi. Meglio Todini.

L’ultimo no a Sergio Pirozzi arriva dal palco del Marriott Hotel di
Roma. Ad annunciarlo è il coordinatore regionale di Alternativa Popolare Alfredo Pallone. Lo dirà ufficialmente nel pomeriggio durante il suo intervento alla conferenza programmatica del Partito.

 

FROSINONE PRIMA ALTERNATIVA IN ITALIA

Sono 197 le persone arrivate al Marriott per rappresentare la provincia di Frosinone. Alfredo Pallone mostra i muscoli di fronte agli altri coordinatori: ma non li ostenta, si comporta come se fosse la cosa più normale.

A muovere le truppe lo hanno aiutato il consigliere provinciale Massimiliano Mignanelli, l’ex sindaco di Sora Ernesto Tersigni, il vice presidente della Provincia Andrea Amata, il coordinatore comunale di Frosinone Daniele Colasanti, l’assessore del capoluogo Pasquale Cirillo. Da Pontecorvo arriva l’ex sindaco Riccardo Roscia, da Arce il vice sindaco Gianfranco Germani. Si rivede Ivan Spaziani da Frosinone, c’è l’ex sindaco Marco Colucci di Ceprano.  Uno dei gruppi più numerosi arriva da Ferentino al seguito di Amedeo Mariani.

Manca il coordinatore provinciale Michele Mele ma solo perché ha un impegno di lavoro: è arrivato alle 13. Il primo ad arrivare è stato il presidente provinciale del Partito Michele Nardone: è nel piazzale del Marriott praticamente dall’alba, o ha dormito lì o a poca distanza. Sorprende il coordinatore nazionale Maurizio Lupi ancora assonnato, si scattano una foto e scambiano con lui un po’ di opinioni.

«Dobbiamo partire dai territori e poi pensare alle alleanze» dice Nardone. Lupi ne è talmente convinto che ne ha già fatto uno dei pilastri del suo intervento.

 

ALFANO, PRONTI AD ANDARE SOLI

A scuotere l’assemblea è Angelino Alfano. Il leader che per Berlusconi non ha il quid, l’unico al quale ha detto di tenere le porte di Forza Italia ben serrate, annuncia la svolta:

«Ssiamo pronti ad andare da  soli e siamo pronti ad ogni confronto sulla base delle nostre idee e dei nostri programmi. Non siamo diventati di sinistra, non ci siamo iscritti al Pd. Ma non possiamo fare cose con chi è contro l’euro e l’Europa».

 

Il leader Ap si è tolto qualche sassolino dalla scarpa nel corso del suo intervento, sottolineando di aver contribuito alla ripresa del Paese «senza avere gruppi editoriali alle spalle ma avendo spesso contro i giornalisti che non hanno riconosciuto il coraggio che abbiamo avuto nel cambiare la politica nazionale».

Angelino Alfano critica «il cinismo della stampa italiana» per come trattò Maurizio Lupi poi costretto a dimettersi per una «vicenda di cui poi tutti hanno riso» e perché, «incantata dal renzismo», ha trovato buon gioco «nel darci calci negli stinchi, per non dire altrove, sapendo che il Pd non si sarebbe indignato è che a Berlusconi si faceva un favore».

 

L’ORA DELLE ALLEANZE

Prima di lui, il coordinatore Maurizio Lupi, ha annunciato che il 24 novembre si terrà la direzione di  Alternativa Popolare chiamata a definire criteri e principi per la  scelta dell’eventuale coalizione in vista delle elezioni politiche.

Mette in chiaro che bisogna tenere conto di un aspetto: «grazie a Dio la legge elettorale non impone le  alleanze. Oggi non stiamo decidendo un campo, ma  definiamo chi siamo, perché gli elettori non votano una coalizione, ma votano chi sei e come hai tradotto la responsabilità che ti è stata  data».

Michele Nardone commenta con chi gli sta affianco: «Ora dobbiamo spingere ancora di più sui territori, tornare a dare quelle risposte che i politicanti non hanno saputo dare, rimpiazzare gli urlatori con i politici». Pragmatico, Amedeo Mariani sintetizza: «Alla gente c’interessa che ci dai le risposte agli problemi che tié, no che strilli»

 

IL NIET DI PALLONE

Alfredo Pallone intanto stringe mani, passa da un senatore ad un presidente. Anticipa alcuni dei punti del suo intervento. Lo terrà nel pomeriggio.

«Noi non abbiamo tradito i nostri valori. I nostri valori li abbiamo portati all’interno di un Governo e sono così entrati a fare parte di un programma con il quale è stata amministrata l’Italia. Abbiamo fatto le riforme che erano di Forza Italia e che senza di noi non sarebbero state fatte. Altro che traditori!

Dobbiamo rivendicare il merito delle cose che abbiamo contribuito a fare: ci siamo assunti la responsabilità di partecipare al governo di un Paese che era con un Pil negativo. E oggi, al momento di tracciare la linea dei totali, quel Paese ha il Pil positivo».

 

Sollecita una posizione maggiormente centrista, Alfredo Pallone.  Chiede un impegno a favore della sicurezza e delle famiglie.

L’ex vice porta parola della delegazione italiana nel Ppe al Parlamento Europeo è uno dei pochi che non si nasconde. E mette il dito nella piaga delle alleanze.

 

«Essendo un vecchio socialista che mai ha rinnegato la sua posizione, dico che le alleanze camminano con le gambe degli uomini. Eccezione fatta per chi è contro l’Europa, contro l’Europeismo, contro l’Euro e quindi contro l’Italia, noi con tutti gli altri possiamo metteci a discutere. A questo punto è la persona a diventare importante». 

 

Nel Lazio c’è la candidatura di Sergio Pirozzi, il sindaco di Amatrice ha rotto gli indugi e fatto la fuga in avanti. Suscitando il fuoco di fila da tutto il centrodestra. Con chi andrà Ap alle Regionali? Pallone è altrettanto chiaro.

«Non mi sembra che oggi il sindaco di Amatrice, proposto nei fatti dalla Lega, con tutto il rispetto che abbiamo per la Lega e per le zone terremotate, possa essere la persona giusta per guidare una realtà complessa come la Regione Lazio. L’ho detto e ripetuto: un conto è Luisa Todini, che non è del mio Partito, cosa diversa è Pirozzi».

 

Un segnale al Partito. Ma anche uno a Nicola Zingaretti. E pure a Forza Italia.