Pancetta o guanciale? Meglio la ventresca

Intorno all'ironia di Letta e le "preferenze" si scopre un territorio pieno di sfumature. Tra Priverno e Sezze basta un accento per dare un significato diverso alle cose

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

Due persone dicono reciprocamente “ti amo”, o lo pensano, e ciascuno vuol dire una cosa diversa, una vita diversa, perfino forse un colore diverso o un aroma diverso, nella somma astratta di impressioni che costituisce l’attività dell’anima.
Fernando Pessoa

Bisogna essere spiritosi, anche in politica. E il leader del Pd Enrico Letta ha fatto sua la spiritosa presa in giro della campagna elettorale Dem in rosso e nero che poneva l’alternativo “con Putin” o “con l’Europa”.

Detta così, in originale, pareva una elezione in un altro mondo: in Italia non c’è Putin e l’Italia sta in Europa non per scelta ma per geografia. Ma è la parodia di questa opzione che fa effetto: qui l’alternativa è tra pancetta e guanciale con l’opzione per il secondo tutta la vita su sfondo rosso.

Ma? Ma c’è un ma. Che da noi, nel Lazio meridionale, c’è la ventresca di maiale.

La sfumatura delle ventresca

La versione originale

La ventresca di maiale è un tipo di  pancetta di maiale arrotolata, ottenuta dalla salatura del ventre del  suino sviscerato. Non il guanciale dalla guancia, non la pancetta dalla pancia.

Paese strano questo dove ogni alternativa ha mille sfumature. Non è il solo: “Come volete governare un paese che ha 246 varietà di formaggio?” domandava il generale Charles de Gaulle. E il generale parlava della sua Francia: immaginate l’Italia che di formaggi ne ha mille se basta mille per contarsi.

Il leader del Pd cerca di farsi popolare ma poi trovi che il popolo non è uno stadio dove ti dividi tra Roma e Lazio. Ma è un mondo dove ti spunta la ventresca non prevista, la variante locale dell’erbetta che dà un accento diverso al medesimo discorso. Qui da noi tra Priverno e Sezze hai divergenza sulla zuppa di fagioli, sulle pastarelle di visciola mille sfumature. E anche le parole si perdono in una babele che fa dei bambini gli “uttaregli” da una parte e gli “mammocci” dall’altra. E sopra diventa n’cima in un posto a monte nell’altro.

Guanciale o pancetta?

Foto: Alex Pelsh

Guanciale o pancetta? Guelfi o ghibellini? Guelfi tutta la vita ma poi ci sono i guelfi bianchi e i guelfi neri. E tra i neri e tra i bianchi ci sono i grigi di ogni sfumatura. Sulla bruschetta ci vuole l’aglio? Tutta la vita l’aglio ma poi non puoi baciare e allora se lo usi con la “camicia” e lo butti via.

La politica dovrebbe sentire non le uniformità ma le mille differenze che noi chiamiamo preferenze. È il contrario delle liste bloccate e delle nomine di solo guanciale nei collegi uninominali.

Come dire “guanciale tutta la vita“? Ma non hai assaggiato la ventresca, o mille altre possibilità. Basta che non sia bacon che quella è un’altra storia.