Pantano candidato: né di servizio né di presenza, ma di costruzione

Un Partito Democratico «che non concede spazi ed è senza di progetti». Sono i motivi che hanno portato il sindaco di Posta Fibreno Adamo Pantano a lasciare i Dem per aderire a Italia Viva. Ora è in corsa per un seggio al Senato nel collegio uninominale Frosinone-Latina. A prescindere dal risultato, la sua candidatura richia diventare l’elemento aggregatore per quei sindaci d'area ma non allineati. E sono tanti. Il suo ruolo di commissario Pd a Sora e la mancata nascita del Gruppo consiliare: “dovevano pensarci i locali”. Che invece non hanno saputo fare squadra

Maurizio Patrizi

Rem tene, verba sequentur

Ha lasciato il Partito Democratico dopo una vita di militanza ed ha aderito a Italia Viva di Matteo Renzi. Ora il sindaco di Posta Fibreno Adamo Pantano è in corsa per un seggio al Senato della Repubblica: candidato nel collegio uninominale Frosinone-Latina. Un collegio blindato e senza margini di rischio per il centrodestra, stimano i sondaggi (che cinque anni fa alla Camera proprio lì sbagliarono). Ma quella del sindaco uscito dall’orbita Dem quella non è una candidatura né di serviziodi testimonianza ma di costruzione.

L’intento è chiaro. A prescindere dal risultato la candidatura di Adamo Pantano serve per lanciare un segnale alla vasta serie di sindaci civici d’area Prog ma non allineati con il Partito Democratico. Per attrarli nell’orbita di Italia sul Serio, la nuova formazione creata da Renzi e Calenda.

Avversari difficili

Adamo Pantano

Dovrà vedersela con Claudio Fazzone, il coordinatore regionale e senatore uscente di Forza Italia che, in quello stesso collegio, è candidato per tutta la coalizione di Centrodestra. E può contare sull’appoggio compatto dei sindaci di Formia, Gaeta e Fondi. Partenza in salita è dire poco.

Quarantotto anni, sposato moglie, un figlio, una laurea in Scienze politiche: dal 2014 è sindaco di Posta Fibreno, un paese di circa mille abitanti dove, tanto per dire, è riuscito a ottenere dal Pnrr un milione di euro per costruire un nuovo asilo nido nonostante la cicogna passi da quelle parti con una certa parsimonia.

Ha sempre militato in quello che ora si chiama Partito Democratico. Quando ha preso la prima tessera però, nel 1996, ancora si chiamava Pds ed era guidato da Massimo D’Alema. Nello stesso anno, giovanissimo, Pantano è diventato Segretario a Posta Fibreno. Da lì è iniziato il suo cammino che lo ha portato anche nella Direzione Provinciale del Partito. Vi è rimasto fino alla sera di Ferragosto, dopo la divulgazione ufficiale delle candidature alle elezioni politiche del 25 settembre, decise a Roma. Ha letto i nomi scelti, ci ha dormito sopra e il mattino seguente, il giorno di San Rocco, ha acceso il computer ed ha inviato al Segretario Provinciale Pd una e-mail con le sue dimissioni.  

Nel Pd non era uno spettatore. È stato il diplomatico incaricato di disinnescare la guerra interna nel Pd di Sora, riunificare le diverse sensibilità, guidarle verso le elezioni Comunali dello scorso anno. Ha condotto il Pd a sostenere l’allora candidato civico Luca Di Stefano, contribuendo ad eleggerlo sindaco e ottenendo di riportare il Partito in Consiglio comunale e alla Provincia. 

Il massimo comune ‘aggregatore’

da sx: Massimiliano Quadrini, Adamo Pantano, Antonello Antonellis, Germano Caperna

Uno dei motivi che lo hanno spinto a lasciare i Dem è quello che lui definisce “assenza di progetti”. Ma un altro altrettanto è certamente la carenza di spazi. Le soluzioni le ha trovate in L’Italia sul Serio di Renzi e Calenda.

Lì il progetto è chiaro: nulla da spartire con il M5S, solco tracciato dall’agenda Draghi; collocazione: terzopolista, prendendo dal centrosinistra e dal centrodestra; proponendosi come micidiale alternativa al Pd in affanno. Miraggi: lasciare Mario Draghi a Palazzo Chigi. Spazi? Quelli che nel Pd non ci sono.

Il vero obiettivo è la battaglia di presenza e di costruzione dell’alternativa al Pd. Soprattutto a livello locale. La candidatura di Adamo Pantano è un test per vedere la risposta dei sindaci non Pd che in questi anni non hanno avuto alcun margine di crescita. In quest’ottica la sua candidatura assume una valenza politica a prescindere dal risultato. Perché il Terzo Polo potrà verificare quanto pesa sul campo.

Parola di Adamo  

Adamo Pantano
Perché Adamo Pantano ha deciso di uscire dal Pd e passare a Italia Viva?

Non ho condiviso alcuni posizionamenti del Pd a livello nazionale. Ho scelto Italia Viva perché Matteo Renzi è il politico italiano che ha dimostrato maggior capacità strategica. L’ha dimostrata nelle varie fasi di questa legislatura. Da ultimo l’accordo con Carlo Calenda. Senza dimenticare la sua capacità di fare un passo indietro nel nome di un progetto di Centro strategico. Un progetto che si attende da anni e che tutti gli analisti politici accreditano in una posizione che potrebbe attribuirgli un ruolo chiave nelle future operazioni per la nascita del nuovo Governo”.

Fin qui le belle questioni di principio. Poi ci sono quelle più concrete. Lecito immaginare che ci siano anche elementi locali che hanno contributo…

Nessuna ripicca personale. Ribadisco: sono andato via per sposare un progetto politico e una visione chiara e decisa del futuro che nel Pd non ho ravvisato in modo chiaro. A cominciare da come sono state gestite la crisi del governo Draghi e le successive trattative per gli accordi elettorali. Non si può prima spostare il Partito al Centro in nome della fedeltà al governo Draghi escludendo il Movimento 5 Stelle e poi, contemporaneamente, aprire anche all’estrema sinistra che Draghi lo ha sempre avversato. Delle due l’una”.

A prescindere da quello che sarà il risultato, la sua candidatura ha una forte valenza politica: di costruzione.

Certamente sì. E, se vogliamo, questo è uno dei motivi che a livello locale mi hanno spinto ad aderire a Italia Viva.  Basta vedere le candidature del Terzo Polo nel nostro collegio, fatte di persone che rappresentano il territorio e non di sconosciuti paracadutati dall’alto“.

Salvatore Fontana, coordinatore provinciale di Iv
Il vero obiettivo è contarsi per capire quanto contate. E mandare un segnale a tutti quegli amministratori d’area che nel Pd ci stanno stretti.

“Una delle visioni del Terzo Polo è proprio questa: dare spazio agli amministratori locali, anche di provenienza civica, perché attraverso loro si ridarà voce al territorio. Proprio in virtù della loro conoscenza della realtà e dei problemi quotidiani delle persone. In pratica si punta a ricreare quel legame fra politica e cittadini che da tempo si è rotto e genera astensionismo.

Quali riflessi avrà, secondo lei, il risultato delle imminenti Politiche sulle Regionali che seguiranno a ruota dopo le dimissioni del presidente Zingaretti candidato al Parlamento?

Penso che il 26 settembre si avrà un altro scenario politico. Ci saranno sorprese (positive e negative) che nessuno oggi è in grado di prevedere“.

I dolori di Sora

Tornando alle questioni più territoriali, Pantano ha svolto un ruolo importante in una fase molto delicata per la vita politica di Sora, essendo stato il sub commissario del Pd (leggi qui Troppi cani sciolti. Si dimette il segretario del Pd). Lo è stato nel periodo che ha preceduto le Amministrative dello scorso autunno.  Sotto la sua guida il Pd ha rinunciato a candidare Maria Paola Gemmiti ed ha scelto di fare l’accordo con Luca Di Stefano, vincendo le elezioni Comunali.

Adamo Pantano con il sindaco di Sora Luca Di Stefano
C’era già un accordo dettato da una visione più ampia per riportare Sora e le due valli che la circondano sui tavoli politici che contano?

Il mio sforzo è stato quello di riportare Sora all’interno del Palazzo della Provincia, da dove era stata cacciata da tempo. Ed ho lavorato per riportare il Partito Democratico in amministrazione a Sora. Punto. Non c’era alcun accordo già scritto.

E quale è il suo attuale rapporto con l’Amministrazione Di Stefano?

“Innanzitutto, c’è un aspetto istituzionale che mi unisce al sindaco di Sora: scaturisce da legami territoriali fra i Comuni che amministriamo. In più c’è stata una condivisione della campagna elettorale che ha rafforzato anche i rapporti umani.

Esiste una strategia per posizionarsi al Centro e fare aggregazione in vista delle elezioni di secondo livello per rinnovare il presidente della Provincia di Frosinone, ruolo a cui ambisce Luca Di Stefano?

La risposta è No ad oggi. Perché occorre prima capire cosa accade con le politiche”.

Quindi non lo esclude?

“In politica non si esclude mai alcunché”.

Preso atto che ormai per lei la militanza nel Pd è storia, perché a Sora dopo le Comunali non è nato il gruppo consiliare del Partito democratico? Può essere uno dei molteplici motivi che l’hanno portata a passare a Italia Viva?
Maria Paola D’Orazio e Maria Paola Gemmiti

La nascita del gruppo era negli accordi elettorali con l’avallo del segretario provinciale Luca Fantini e dell’allora candidato sindaco Luca Di Stefano”.

Poi c’è un altro elemento di valutazione: io non potevo fare il commissario a vita a Sora. Una volta riportato il Pd in Amministrazione e alla Provincia ho ritenuto assolto il mio compito. A quel punto la responsabilità doveva essere locale, con la celebrazione del congresso e l’elezione del segretario da un lato e la conseguente costituzionale del gruppo consiliare con l’individuazione del capogruppo dall’altro”.

Un retroscena invitante, anche se Pantano non si sbottona oltre. Ma è evidente che la nascita del Gruppo sia fallita perché conveniva non avere in Aula un interlocutore così ingombrante sul piano politico. Chiaro che qualcuno voleva giocare ad asso piglia tutto.

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