Parenti serpenti, suocere, amori contrastati per l’anatra non più zoppa di Zingaretti

Il lungo lavoro di retrovia che ha portato alla formazione della nuova maggioranza in Regione. Ma anche le liti interne al M5S. E gli sgambetti per impedire a Roberta Lombardi di realizzare troppo. Tra suocere, parenti serpenti e separazioni. La corsa del centrodestra.

Un amore durato una stagione. Anche meno. Nicola Zingaretti ed il Movimento 5 Stelle ora sono separati sotto lo stesso tetto.

 

Amore intenso ma breve

È stato un amore intenso ma breve quello costruito da Nicola Zingaretti con Roberta Lombardi. Basato pochissimo sul sentimento e quasi tutto sulla sostanza.

Un esempio è più efficace di mille parole: la legge che ha riformato l’assistenza allo studio universitario nel Lazio. (leggi qui L’anatra zoppa ingrana il turbo: ok alla Legge per gli Universitari. Zero contrari)

Il testo della legge è quello che era stato messo a punto dal centrosinistra durante lo Zingaretti I. Il capogruppo Dem Mauro Buschini lo porta sul tavolo del M5S: che propone una serie di correzioni. Buona parte viene accolta. Il testo emendato arriva in aula. In due giorni si limano i dettagli.

Diventa legge senza nemmeno un voto contrario.

Sostanza. Grazie alla quale viene mandato in soffitta un modello di assistenza agli universitari ormai sorpassato e non più al passo con i tempi. Viene sostituito con un modello, snello, moderno, meno costoso. Del quale tutto hanno contribuito a scrivere una parte, più o meno grande.

 

Le gelosie

È il metodo Zingaretti: amplificato dal fatto di non avere una maggioranza di governo ma tre non maggioranze uscite dalle urne che l’hanno confermato governatore; il suo centrosinistra è fermo a 25 voti, il centrodestra ed il M5S ne hanno 26. L’unico modo per governare è condividere.

Un metodo del quale il M5S approfitta subito. Spiegando che a loro interessa la sostanza. perché i cittadini elettori li hanno votati per realizzare le cose e non per perdere tempo con i giochi politici.

Il gruppo a Cinque Stelle, subito dopo il voto di marzo,  fissa un’agenda. E dice con chiarezza a Zingaretti: questo è nell’interesse dei cittadini, se lo fai siamo pronti a votarlo.

Una concretezza che manda in fibrillazione il centrodestra e gli schemi della politica tradizionale. Di fronte ad una sintonia così chiara e concreta (seppure priva di amore e trasporto) scatta la gelosia.

Se ne fa interprete il portavoce Stefano Parisi. Che accusa i pentastellati di essere diventati la stampella di Zingaretti.

Come un’amante respinta, Parisi alza la voce per farsi notare. Ogni tanto rompe qualche piatto. Sempre attribuisce la colpa di tutto a quell’intesa che – nei fatti – lo ha tagliato fuori da ogni decisione.

 

Le suocere

Il dialogo senza sentimento tra Nicola Zingaretti e Roberta Lombardi scatena anche altre gelosie. Tutte in famiglia. Quella del Movimento 5 Stelle.

Che la capogruppo in Regione (ex capogruppo a Montecitorio) non vada d’accordo con la sindaca Virginia Raggi è noto a tutta Roma. Fin dall’estate del 2016 quando l’allora deputata Roberta Lombardi faceva parte del mini-direttorio romano inviato dal M5S per indirizzare la sindaca, appena insediata in Campidoglio ma già allo sbando.

I maligni dicono che Roberta Lombardi punti alla candidatura al Campidoglio appena sora Virginia avrà finito il suo mandato. E per questo voglia arrivare all’appuntamento con una lunga serie di cose concrete realizzate. In modo da poter dire: ‘io ho fatto questo per Roma pur stando in regione e all’opposizione, tu invece non hai realizzato nulla’.

Il Movimento 5 Stelle è come qualunque Partito: ha la sua diversità di opinioni, le sue sensibilità: si chiama dibattito interno. Ed è espressione democratica. Ma forse c’è chi se ne vergogna. Di certo c’è chi vede l’attivismo di Roberta Lombardi come un pericolo. Non per Virginia Raggi: ma per l’ala di Luigi Di Maio. Che la vede come una voce da dover ascoltare o con la quale doversi confrontare prima o poi.

Iniziano le pressioni. C’è chi soffia sulla base grillina. Si fa interprete di quel ‘malcontento’ proprio Luigi Di Maio. Che carica a molla Virginia Raggi, la quale inizia ad andare in giro per i cantieri di Roma, visitare opere, va alla ciclabile in corso di realizzazione su via Nomentana ed assicura che verrà consegnata in tempo, punzecchia ogni giorno la rivale.

 

Parenti serpenti

Per Roberta Lombardi diventa sempre più difficile tenere in equilibrio la sua strategia della concretezza in presenza delle destabilizzazioni dei pasdaran grillini. Come nel caso della legge regionale sulle vaccinazioni. (leggi qui Vaccini, i pediatri contro «la scellerata proposta di M5S in regione Lazio»)

Le reazioni della comunità scientifica nazionale a quel testo è paragonabile a quella suscitata dal dibattito sulle scie chimiche. Molto lontana dalla concretezza.

 

Lasciamoci un po’

A dettare la strategia è il più zingarettiano degli assessori: Massimiliano Smeriglio. Che una volta individuati i piani di azione li affida a Mauro Buschini, il capogruppo Dem in Aula. È lui l’uomo sul campo: quello che deve fare il lavoro di retrovia e davanti alle linee, cucire relazioni e rompere rapporti.

C’è il loro lavoro dietro all’operazione che ha assicurato la copertura del fronte destro al governatore: la costruzione di una maggioranza anche numerica che ha portato Zingaretti ad avere 27 voti a favore contro i 24 della minoranza. (leggi qui Buschini porta a Zingaretti la nuova maggioranza in Regione).

Così ora è possibile allentare il rapporto con Roberta Lombardi. Non farlo apparire una relazione non ufficiale e semi clandestina.

 

Lettere dal fronte

In giornata Nicola Zingaretti si toglie qualche sassolino e lo lancia verso le 5 Stelle. Sulla sua pagina Facebook scrive:

«Marcello Foa, bocciato dal voto della Commissione di Vigilanza, potrebbe restare presidente del Cda Rai come ‘consigliere piu’ anziano’. Un ‘mezzuccio’, una furbizia, degna della peggiore politica. Non ci sorprende la Lega, la conosciamo, è quella dei 49 milioni di rimborsi elettorali da restituire agli italiani, dei diamanti, dei bonifici in Tanzania. Ma i 5 Stelle? Erano nati per cambiare la politica italiana, per la trasparenza, la moralità, ed ora avallano questi squallidi giochetti. Mi appello ai grillini: se credete nella politica del cambiamento al servizio dei cittadini sarebbe piu’ trasparente dissociarsi. La legalità è anche questo».

 

Roberta Lombardi scrive bombardando l’altro fronte. Quasi a dire ai suoi avversari interni: guardate che qui c’è la corsa è a chi fa da stampella.

«Mentre in commissione Bilancio si discute di come spendere i soldi dei cittadini del Lazio, il capogruppo di Forza Italia, Antonello Aurigemma, pone sul tavolo dei lavori la mercanzia, facendo sapere che, non solo aderisce al Patto d’Aula lanciato dal capogruppo Pd, Mauro Buschini, ma rilancia con un cosiddetto ‘Patto di Commissione‘. A questo punto l’unico dubbio da sciogliere è: si tratta del tentativo di imbonire la maggioranza di Zingaretti in vista dell’esame degli emendamenti e cercare così di portare a casa qualcosa o siamo davanti all’autocandidatura come stampella della Giunta Zingaretti nell’ambito di un’imminente stagione di compravendita di poltrone?»

 

Mauro Buschini guarda il suo capolavoro e gode. Massimiliano Smeriglio anche. L’anatra sempre meno zoppa di Nicola Zingaretti invece corre felice e governa.