E Parisi salva Zingaretti: «No alla mozione di sfiducia»

Parisi dice no alla mozione di sfiducia contro Zingaretti. Perché "se poi non ha la maggioranza in Consiglio finisce per rafforzare Zingaretti. Si fa politica sulle cose serie". Attacco frontale a Sergio Pirozzi.

Forza Italia frena. La mozione di sfiducia contro Nicola Zingaretti appena si sarà insediato in Regione non intende firmarla. Nonostante a proporla siano stati i suoi alleati: la presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni con la benedizione del leader leghista Matteo Salvini.

A pigiare sul freno è Stefano Parisi, il candidato governatore messo in campo direttamente da Silvio Berlusconi contro Nicola Zingaretti.

Parisi rallenta perché è convinto che alla fine il Movimento 5 Stelle rimarrà fermo sul no pronunciato nei giorni scorsi dalla capogruppo Roberta Lombardi, subito dopo che il Governatore del Lazio aveva incontrato la sindaca di Roma Virginia Raggi, riportando il sereno nei rapporti tra i due enti (leggi qui Zingaretti – Raggi è disgelo: vertice positivo in Campidoglio)

Quindi, analizza Stefano Parisi, fare una mozione «che poi non ha la maggioranza in Consiglio finisce per rafforzare Zingaretti. Si fa politica sulle cose serie, sui Rifiuti, Urbanistica e Commercio. Queste sono le cose grosse che devono essere fatte. Se Zingaretti cambia le sue politiche e attua quelle che vogliamo noi si porta dietro la sua maggioranza? Non credo, è evidente che non durerà. Ma non deve durare su fatti concreti, non su pregiudizi».

La strada del dialogo è aperta.

Chiusura totale invece verso Sergio Pirozzi. Il sindaco di Amatrice ed ora consigliere regionale aveva proposto all’opposizione di andare tutti insieme da notaio per rassegnare le dimissioni in massa.

Strada non percorribile perché non è contemplata dallo Statuto. La legge Regionale è diversa da quella Comunale. Le dimissioni in blocco di fronte ad un notaio, per paradosso sarebbero un suicidio: l’aula sarebbe legittimata a surrogare ad uno ad uno tutti i dimissionari, sostituendoli con i primi dei non eletti.

Intervenendo a Radio Radio Stefano Parisi ha detto che «L’idea delle dimissioni dei consiglieri regionali è una stupidaggine tirata fuori da Pirozzi tanto per rifarsi la verginità dopo che ha fatto eleggere Zingaretti. È una cosa non sta né in cielo e né in terra. Non esiste la possibilità di farlo, non esiste che 26 consiglieri regionali si dimettono il giorno dopo le elezioni. E poi percheé Noi dobbiamo rispettare il voto degli elettori. E gli elettori hanno eletto Zingaretti, che non ha una maggioranza. Ora il confronto si fara’ in consiglio regionale sulla politica».

Le parole di Stefano Parisi sono una porta in faccia a Sergio Pirozzi ma anche agli alleati.  In giornata infatti il sindaco di Amatrice era intervenuto a Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.

«Mi ha fatto piacere che ieri si siano espressi Salvini e Meloni, adesso aspettiamo Berlusconi e Di Maio senza nulla togliere a Parisi e a Lombardi -ha affermato Pirozzi-. I numeri non ci sono. Io proponevo una firma dal notaio per fare in modo che non ci fossero influenze, colpi di scena all’ultimo secondo. L’altra ipotesi puo’ essere quella della mozione di sfiducia da discutere subito in aula. A me fa piacere che quella che qualcuno aveva bollato come un’iniziativa del tutto personale, sia stata sposata anche da due leader nazionali. A dimostrazione che io non sono la stampella di nessuno».