Parisi, Toti e la stretta di mano a Fiuggi

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Fanno di tutto. Stravolgono la scaletta, spostano gli interventi. Li allungano e li accorciano in base alle notizie che arrivano dal telefono. Gli uomini di Antonio Tajani lavorano sul filo dei minuti per tutto il pomeriggio di venerdì. Il loro obiettivo, nel Palazzo della Fonte a Fiuggi, è quello di centrare un bersaglio politico fondamentale: fare incrociare il governatore della Liguria Giovanni Toti ed il candidato sindaco sconfitto a Milano Stefano Parisi. Almeno per un minuto, fosse anche per una stretta di mano ad uso dei giornalisti.

Accade però che Parisi ritardi e non riesca ad essere a Fiuggi per le 14:30. E Toti abbia l’aereo che lo deve riportare a Genova e debba ripartire al massimo per le 17.:30. Le lancette scorrono, gli interventi si spostano. L’obiettivo ideale sarebbe fare in modo che ciascuno senta l’intervento dell’altro e poi si stringano la mano.

Ma le lancette scorrono, il tempo passa e Parisi non arriva. Si fa tardi. Toti sale sul palco e fa il suo intervento. Non c’è traccia di astio in lui che sognava di diventare l’erede di Berlusconi ma si è dovuto fermare alle regionali di Genova e fare il governatore, ed ora vede puntare al suo posto l’ex uomo di Confindustria e dell’apparato di palazzo Chigi scelto da Silvio in persona per concorrere alle comunali di Milano.

Finisce l’intervento e scende. Proprio mentre arriva Stefano Parisi. Lo staff di Tajani piazza i giornalisti ed i fotografi: i due big si incontrano e si stringono la mano. Toti non ha tempo e deve volare via.

Il segnale di disgelo è lanciato (leggi qui il precedente). Tanto che dal podio, Parisi dice «A Toti dico grazie. Non è una notizia che ci stringiamo la mano, non abbiamo mai litigato». È la linea di Berlusconi, unità e rinnovamento ma «senza rottamare nessuno». Il disgelo è avviato.

E’ soddisfatto Tajani. E ancora di più Mario Abbruzzese: «E’ stato dato un segnale chiaro, pubblico, evidente di distensione». Nei giorni prima della convention di Fiuggi il governatore della Liguria – riferisce Il Fatto Quotidiano – era stato sprezzante con chi gli parlava di Parisi come l’uomo del rinnovamento in Forza Italia dicendo «Quando lui era direttore generale di Confindustria io andavo ancora al liceo».

Gongola Abbruzzese: «E’ roba del passato. A Fiuggi abbiamo visto altro. C’è stata una stretta di mano. E’ c’è stato un chiaro messaggio che nessuno vuole rottamare nessuno: un leader lo abbiamo e si chiama Silvio Berlusconi, ora va costruita una squadra composta da tanti leader che lo affianchino. Parisi è parte di questo progetto se vogliamo tornare ad intercettare qui dieci milioni di elettori che in questi ultimi anni non si sono più riconosciuti nel nostro progetto. E’ quella stretta di mano che vale più di ogni altra cosa in questa convention».

Se era una stretta di mano vera o solo ad uso dei fotografi lo sapremo durante Megawatt, la convention di Milano. Della quale Fiuggi è stata la fondamentale tappa con cui preparare il terreno.

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