#parlamentaristatesereni… e vicino ai big

All’inizio fu il Porcellum, poi è arrivato tutto il resto: Consultellum, Rosatellum, Tedeschellum. Nel mezzo ci sono state sentenze della Corte Costituzionale e dibattiti politici estenuanti, referendum e geometrie oscillanti tra maggioritario e proporzionale. Alla fine però l’unico obiettivo vero dei leader
dei partiti è quello di decidere loro su tutto: sulla durata del governo, sul mese del voto e soprattutto sui candidati.

Le mappe dei collegi vengono disegnate, stracciate, stravolte, sbanchettate, senza alcun riguardo per la geografia e per la storia. L’importante è arrivare a delle circoscrizioni omogenee in modo da piazzare nei listini bloccati i big, i vice big, gli amici dei big e dei vice big. La priorità è il listino bloccato, tutto il resto viene dopo. (leggi qui i precedenti)

I capi delle quattro forze politiche maggiori non sono parlamentari. Beppe Grillo guida il Movimento Cinque Stelle dal blog. Matteo Salvini è l’imperatore della Lega ma ha il seggio a Strasburgo. Silvio Berlusconi ha assunto il titolo di Zar di tutti i centrodestra ma non fa più parte del Parlamento. Matteo Renzi, segretario nazionale del Pd, non è mai stato deputato.

Ma sono loro quattro ad aver dato l’impulso decisivo per una legge elettorale che preveda uno sbarramento al 5% per tenere fuori i vari Angelino Alfano, Giorgia Meloni, Pierluigi Bersani, Massimo D’Alema e tutti gli altri.

Ma se un sistema è maggioritario, allora contano le preferenze. Se invece è proporzionale, allora le soglie di sbarramento hanno poco senso. In Italia invece niente preferenze e soglia di sbarramento. Un compromesso ad uso e consumo dei leader.

E’ per questo che le candidature alle politiche sui territori verranno decise dal ristretto manipolo dei big dei vari partiti maggiori. Il prossimo sarà l’ennesimo Parlamento dei nominati.

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