Un Pd che non sa dove andare. E nessun dirigente gli indica la rotta (di E. Mazzocchi)

I dubbi del segretario provinciale reggente sulla capacità del Pd di essere in sintonia con i sindaci. I segnali mandati da Zingaretti per un rinnovo radicale del Pd e del suo modo di essere Partito. L'analisi di Mazzocchi. Secondo il quale manca una guida.

Il segretario provinciale reggente del Partito Democratico sta mandando segnali precisi: c’è una crisi in atto nel Partito Democratico. Una crisi di identità. E di capacità. L’esempio arriva dalla provincia di Frosinone: i sindaci Dem sono attestati spesso su posizioni diverse da quelle del Partito.

E lo stesso segretario Domenico Alfieri, in quanto anche sindaco e consigliere provinciale, si ritrova spesso a rischiare la dissociazione mentale tra la sensibilità di sindaco ed i rigori di segretario del Partito. (leggi qui Alfieri: «Il Pd torni ad ascoltare i sindaci oppure si estinguerà»).

 

Anche Nicola Zingaretti manda segnali di rottura netta con il passato. Denuncia un Pd impegnato in eterne quanto inutili discussioni. Che non appassionano nessuno dei militanti. Ma servono solo ai dirigenti per scannarsi. Facendo allontanare i giovani. Dei quali questo Partito capisce poco: ha sottovalutato ancora una volta fenomeni che era chiarissimi per chiunque leggesse le dinamiche in maniera social. (leggi qui Questo Pd è superato: non è capace di capire nemmeno i Like (di N. Zingaretti) )

 

Ermisio Mazzocchi è dirigente del Partito Democratico. Da sempre è impegnato nel governo del PD

 

Alessioporcu.it – Abbiamo avuto una eclisse di luna, si rischia di avere una eclisse del PD?

Ermisio Mazzocchi – Non credo. Per riacquistare luminosità e forza dobbiamo partire dal 4 marzo e dalle recenti elezioni amministrative, disastrose anche in questa provincia. Un approfondimento delle cause di quelle sconfitte e individuare un percorso politico che porti a una rigenerazione del PD, che dovrà essere definito da un congresso. Non siamo al tramonto del PD, ma occorre lavorare per una sua rinascita.

 

Fatta questa analisi…?

L’ultima Direzione provinciale si è svolta il 6 aprile, dopo di che nulla. Da allora a oggi sono avvenuti fatti importanti dalle elezioni amministrative di cui non si sono affrontati le questioni aperte né prima né dopo il voto, per arrivare al rinnovo delle presidenze Asi, Cosilam, ai problemi Saf, al contenzioso Acea, e su tutto la sanità. Per non citare i problemi legati al mondo del lavoro, tipo Vertenza Frusinate su cui i sindacati unitariamente sono impegnati ad avere risposte dall’attuale governo. Così si finisce per avere un PD senza bussola e incapace di rispondere agli attacchi degli avversari politici.

 

Ma ci sarà a giorni una Direzione.

Vivadio! ben venga! Esattamente dopo tre mesi. Troppi per assumere una posizione politica che sarebbe dovuta avvenire per tempo e fare chiarezza e soprattutto quando gli avvenimenti all’odg sono maturati e conclusi.

 

Un riferimento?

Sul Punto di primo intervento ad Anagni è una questione aperta in Regione da tempo con l’impegno di Buschini ad affrontare la situazione. In una recente dichiarazione il consigliere Sara Battisti ha chiarito in modo esauriente le problematiche legate a queste vicende sanitarie. Il punto è come il PD trasferisce queste azioni dell’amministrazione regionale sul territorio. Occorre un diverso governo del partito capace di avere continuità nell’iniziativa e prestigio dei suoi proponenti.

 

Ma nel PD ci sono posizioni discordanti?

Liberissimi di farlo. Ma si deve decidere da che parte stare. E non mi si dica che si deve stare dalla parte dei cittadini, perché è proprio compito di un Partito farlo, trovando soluzioni adeguate a soddisfare quelle esigenze e non lasciare solo i nostri rappresentati nelle istituzioni. Lucio Migliorelli è solo nel suo difficile compito. Non basta riunire i sindaci, senza un forte sostegno degli organismi dirigenti del PD.

 

Il partito dovrà assumere una posizione.

Chiariamoci molte bene, altrimenti si rischia la confusione più totale. Nel XXI secolo il “centralismo democratico” è sepolto. Guardiamo avanti. Il PD è stato costituito per motivi più corposi e per trasmettere valori di progresso e di democrazia, ma soprattutto per indicare, questo è il compito di un partito, un progetto condiviso per ricostruire una società giusta e solidale. Partecipazione e condivisione.

 

Lei è per un partito dei sindaci?

I sindaci sono una risorsa dentro un contenuto politico di ampia dimensione progettuale del PD.

I sindaci non sono la “politica”, sono un “derivato” della politica, che ha dei suoi riferimenti in valori e in programmi che ne fanno la differenza. Ed è dentro questo campo che si eleggono e operano i sindaci.

Sono i partiti che definiscono alleanze e programmi, chiariscono le loro collocazioni, fanno da riferimento nella filiera istituzionale, comune, provincia, regione, governo.

 

Molti sindaci sono in difficoltà?

Conosco bene tutti i sindaci di questa provincia e non solo e so, sentendoli spesso, delle loro rimostranze. Quello che loro lamentano è l’assenza di un orientamento del PD, che spesso li lascia soli ad affrontare situazioni critiche, che avrebbero bisogno di interventi visibili da parte degli organismi dirigenti. Come possono i sindaci seguire le indicazioni o essere in dissenso con esse, quando queste non ci sono?

 

Cosa propone?

Ripartire da una piattaforma politico-programmatica frutto di un lavoro di costruzione in collaborazione con i pezzi della società di questa provincia. Presentare una alternativa di sviluppo, per fronteggiare la disoccupazione e la povertà, e fare uscire dalle tenaglie del lavoro nero migliaia di lavoratori e del precariato, riprendere un dialogo con le parti organizzate. E questo non spetta ad altri, ma chi si assumerà la responsabilità del governo del partito.

 

Su quale progetto si base questa piattaforma?

Io ritengo, per citare solo un tema, che il PD debba preparare una iniziativa, anche interprovinciale, sul futuro delle direttrici Sora – Frosinone -Terracina, quelle di Avezzano – Cassino – Formia che devono essere ridefinite e potenziate. I vantaggi sarebbero notevoli in termini di occupazione e di sviluppo commerciale e imprenditoriale e turistico delle aree interne come il Sorano e quelle della Marsica, rimanendo centrale la definizione della funzione dell’area portuale Gaeta – Formia.

 

Cosa potrebbe rappresentare per il PD?

Un modo per il PD per gettare le basi di un suo ritorno alla concretezza dei problemi dentro un circuito partecipato, aperto, coinvolgente. Mi farò carico di questa proposta negli organismi dirigenti del partito. Se mi voglio fare ascoltare dei cittadini, devo proporre cose credibili. Gli annunci a spot non servono, sono dannosi.

 

Cosa deve essere questo congresso del PD?

Dobbiamo rivitalizzare questo partito, richiamare alla partecipazione, allargare il campo alle espressione più vive della società. Conoscere e ascoltare quanti possono vedere in noi una alternativa. Quanti vogliono come iscritti capire e sapere cosa sarà e cosa rappresenta il loro partito. Dobbiamo affondare nella società, carica di fermenti, di aspettative, che non possiamo lasciare gestire dalla destra populista e nazionalista.

 

Ha qualche rimpianto?

Nessuno. Amarezza per una condizione del PD non edificante. Ma molta determinazione a svolgere, senza tentennamenti, il mio compito con passione e impegno nell’interesse esclusivo di questo partito, senza il quale nulla è possibile in questo paese per la democrazia e il progresso.