Al Pd manca la… parola

Lega fa rima con immigrazione, Fratelli d’Italia con Patria, Cinque Stelle con reddito di cittadinanza. Mentre i Democrat hanno smarrito le parole chiave per parlare con i loro elettori tradizionali. Va recuperata la spinta di Piazza Grande. Meglio che entrare al Governo: significherebbe la fine politica di Zingaretti

Al Pd manca la parola. Quella chiave, quella che caratterizza un’azione politica, di governo o di opposizione. A dire la verità le parole le aveva trovate tutte Massimiliano Smeriglio, l’ideologo di Piazza Grande, quello che aveva indovinato tutto. Ma Piazza Grande era un progetto di ricostruzione della sinistra, di traversata nel deserto, di recupero di identità e di cultura, di risintonizzazione del Partito con il cuore pulsante del Paese.

Poi c’è stata la crisi politica dell’anno scorso. Certo hanno pesato gli errori di Matteo Salvini, le giravolte di Beppe Grillo, l’opportunismo di Matteo Renzi. Nicola Zingaretti non era d’accordo a sostenere il Governo Conte bis. Aveva ragione. Ma alla fine ha assecondato il Partito. Non solo Renzi, ma l’intera area governativa del Partito: da Dario Franceschini a Lorenzo Guerini. Tutti quelli che ritengono che la “missione” del Pd sia soltanto quella di stare al governo del Paese.

Nicola Zingaretti © Imagoeconomica, Stefano Carofei

Il progetto di Piazza Grande è evaporato, sacrificato sull’altare dei ministeri e del sostegno a Palazzo Chigi. Ma così il Pd rischia di non andare da nessuna parte, se non recupera in fretta le sue parole chiave: quelle con cui definire la sua identità.

Tanto per fare un esempio: la Lega la parola chiave ce l’ha: immigrazione. Il Movimento Cinque Stelle uguale: reddito di cittadinanza e taglio dei parlamentari. Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni ha una gamma più ampia, racchiusa da un parola-simbolo: Patria.

Il Pd no. Non in questa fase. È come se si trovasse nel mezzo di una rivoluzione in stand-by , sospeso a metà strada tra Piazza Grande ed il Congresso straordinario che doveva varare il Partito Nuovo senza creare un nuovo Partito. Come se il virus del Covid avessero anestetizzato quel percorso di rivoluzione.

Quali sono le parole chiave del Pd in questo momento? A proposito di Lavoro: che fine hanno fatto le espressioni Green Economy e Sviluppo Sostenibile? E dove sono finiti i messaggi di Nicola Zingaretti che esortava i giovani a studiare perché tra poco si confronteranno con un mondo che richiederà tutta la loro preparazione? Dove sono i segnali del Pd a sostegno di un’economia Circolare, con la quale trasformare ciò che buttiamo in una nuova risorsa?

SMERIGLIO E ZINGARETTI

Dove sono le parole in favore di una scuola aperta a tutti, capace di raggiungere tutti, in modo da dare un’opportunità di crescita a tutti. Che fine ha fatto l’ascensore sociale con cui consentire anche agli ultimi di poter raggiungere, se bravi e volenterosi, una laurea con cui costruirsi un nuovo percorso?

Dove sono le parole ed i numeri legati all’integrazione, coon cui spiegare che oggi una parte dell’economia italiana cammina grazie ad immigrati che sono venuti qui per lavorare tanti anni fa, ci sono riusciti e tra mille sacrifici oggi hanno una partita Iva o un negozio o anche un’impresa che offre lavoro ad italiani?

Che fine hanno fatto i concetti sull’Europa da cambiare per renderla più vicina ai cittadini e sempre meno un freddo calcolo da banche? Qual è la posizione del Pd oggi sull’Europa? E quale quella su temi come unità, dialogo, confronto?

Se non recupera quello spirito il Pd è destinato a naufragare. Nei sondaggi resta inchiodato al 20%, non cresce mai. Perché l’alleanza con i Cinque Stelle, senza un’identità costruita sulle parole d’ordine personali del Pd, non può funzionare, perché finisce con lo snaturare i Dem. E farli sembrare la stampella dei grillini.

Il progetto giusto era quello di Piazza Grande. Nicola Zingaretti riesce a recuperarlo? Restituendo il suo patrimonio culturale al maggior Partito della sinistra italiana? Non possono esserci scorciatoie.

NICOLA ZINGARETTI

È questa la missione fondamentale del Segretario nazionale del Partito Democratico in questo momento. Non già un possibile ingresso di Zingaretti nel governo del Paese. Sarebbe un errore. Intanto perché aprirebbe la strada delle elezioni anticipate nel Lazio, interrompendo un percorso amministrativo che è nel pieno della raccolta dei risultati. L’ultimo dei quali, tanto per fare un esempio, è l’uscita dal Commissariamento della Sanità dopo ben dieci anni di sacrifici.

Sarebbe un errore perché nessuno, in questo Governo può pensare di cambiare qualcosa: perché i Cinque Stelle hanno la maggioranza e Renzi il diritto di veto.

Meglio recuperare Piazza Grande. Più sensato ricostruire le parole.