Il Distretto della Monnezza ed i don Abbondio del Pd

Il caso del progetto per un nuovo impianto per i rifiuti a Patrica solleva questioni fondamentali. la prima: un Distretto dei Rifiuti non è Green Economy. Poi: un progetto non si cala dall'alto e contro il parere dei territori. Il caso politico. Ed il silenzio nel qual ora il Pd non può restare

Evidentemente qualcuno ha deciso che la provincia di Frosinone debba diventare in un prossimo futuro il “Distretto dell’immondizia”.

Se anche fosse, il problema non sarebbe questo. Il vero problema è che c’è una bella differenza tra una pattumiera ed un moderno impianto ad impatto zero. Non sono la stessa cosa una fossa criminale nella quale interrare di tutto ed una struttura certificata nella quale recuperare le materie prime.

Siamo tanti, la Terra non ha più la forza per darci ciò che serve a sopravvivere. Non ce la fa più a sopportare fossi nei quali nascondere i nostri scarti. Soprattutto i nostri veleni. Se anche Papa Francesco è dovuto intervenire sul tema firmando una sua enciclica significa che siamo a ridosso del punto di non ritorno.

Il destino è segnato: i rifiuti devono finire. Ogni rifiuto è destinato a diventare materia prima e ad essere riciclato in altre cose. Altrimenti non ce la faremo.

Non avere pensato a questo, fino ad oggi ha portato alle stelle i livelli di inquinamento raggiunti in provincia di Frosinone non soltanto per le polveri sottili. Ha trasformato in una bomba ecologica la Valle del Sacco, che nessuno ora intende disinnescare con una bonifica sempre e soltanto annunciata.

Non avere pensato che il nostri futuro dipende da quanto sapremo recuperare dai rifiuti ha fatto si che oggi l’immondizia sia solo cattivi odori e scempio ambientale che attraversano la Ciociaria da nord a sud, da est ad ovest. Siano un aumento retroattivo delle tariffe per famiglie e cittadini.

Avere organizzato per tempo il nostro ciclo dei rifiuti, essere stati previdenti, da un lato ci ha evitato nuove emergenze. Ma dall’altro ci sta portando i rifiuti di Roma che niente ha fatto per evitare l’emergenza.

C’è una bella differenza tra formiche e cicale. C’è una differenza infinita tra una discarica ed una fabbrica per il recupero dei materiali.

 

La battaglia di Fiordalisio

A tornare a ricordarlo è Lucio Fiordalisio, sindaco di Patrica. Il quale tuona: «Ancora impianti di rifiuti: daremo  battaglia».

Il sindaco alza la voce «sull’ennesimo tentativo di insediare un’ attività di trattamento e recupero di fanghi e rifiuti pericolosi sul Valle del Sacco, specificatamente sul territorio di Patrica».

È lui stesso a ricostruire la vicenda per filo e per segno. Dicendo: «Parliamo di un procedimento avviato circa 6 anni fa e stoppatosi nel 2016 con il nostro diniego. Oggi apprendo che si è riaperta la procedura di Autorizzazione Integrata Ambientale senza che venissimo consultati. Per cui ho già contattato il responsabile del procedimento ed inviato una lettera al presidente della Regione Lazio Zingaretti ed all’assessore regionale ai rifiuti».

Poi aggiunge: «Con l’Ufficio Ambiente ed i miei tecnici stiamo redigendo le osservazioni per intervenire.  Siamo impegnati quotidianamente per contrastare problemi ambientali di ogni tipo, cattivi odori, fossi inquinati, esalazioni, abbandono di rifiuti, è impensabile che su questa area si pensi ancora ad inquinare anziché provvedere alle bonifiche».

Il vero problema sta tutto qui. Come si fa a parlare di moderna gestione dei rifiuti, di economia basata sul green e su riuso, se ciò con cui i sindaci ed i cittadini  sono costretti a confrontarsi sono “problemi ambientali di ogni tipo, cattivi odori, fossi inquinati, esalazioni, abbandono rifiuti”?

Il no e le barricate sono il minimo sindacale che ci si possa aspettare.

 

Il sospetto

Il Progetto prevede circa 30mila tonnellate di fanghi reflui, polveri, rifiuti liquidi.

Si potrebbe obiettare che attraverso l’impianto proposto a Patrica potrebbero essere bonificati e riusati. Invece il legittimo sospetto è che ci sia ancora una volta la stessa superficialità che ha generato puzze e avversione verso questo genere di lavori.

Dove appoggia il legittimo sospetto Lucio Fiordalisio? Sul fatto che il progetto è previsto «su una zona industriale che negli anni ha subito notevoli cambiamenti. Su che nel frattempo è rientrato nella Classe 1 per l’inquinamento atmosferico. E intanto è divenuto operativo il SIN, è stato adottato il Piano Tutela Acque e sono cambiate e aggiornate diverse normative».

Ecco da dove nasce il sospetto. Per il Comune le nuove condizioni non ne consentono più la sostenibilità ambientale.

Diverso sarebbe stato un progetto concordato con i territori. Sviluppato con i sindaci: sono loro ad intercettare tutte le proteste ed il malcontento. E solo loro sono in grado di dire cosa è sostenibile o no per le loro popolazioni. In altri Paesi d’Europa funziona così. Il sindaco domanda all’impresa ‘Puzza?’ ‘E come mi dimostri che non puzzerà?’ ‘Te la senti di lasciarmi in mano l’interruttore e così se puzza io e la città possiamo fermarti?’ ‘In che modo controlliamo l’inquinamento e pure noi possiamo leggere i risultati giorno per giorno?’ ‘Cosa si vedrà? Farà rumore? Quanti camion passeranno? Ti impegni per contratto a fare in modo che siano tutti camion Euro 6 e se i miei vigili ne beccano uno non a norma fermiamo tutta la giostra?’

Fa una bella differenza progettare e contrattare con i territori oppure calare dall’alto ed a sorpresa i progetti come questo.

 

L’aspetto politico

Poi c’è un altro aspetto, politico, ma non meno importante. Il Partito Democratico continua a farsi male da solo. E di brutto.

Lucio Fiordalisio è il coordinatore della segreteria provinciale dei Dem. Il fatto che abbia preso una posizione così dura nei confronti della Regione Lazio guidata da Nicola Zingaretti significa non solo che i nervi sono a fior di pelle, ma che evidentemente non ci sono stanze di compensazione sul territorio.

Ma a questo punto nessuno può fare il “don Abbondio”. Il Pd ha due consiglieri regionali: Mauro Buschini (capogruppo) e Sara Battisti. Non è possibile che non intervengano in prima persona per sostenere la posizione di Fiordalisio: sindaco del loro territorio e reggente della segreteria del loro Partito.

Non può restare in silenzio nemmeno Francesco De Angelis: perché è presidente del Consorzio Industriale Asi ed è il leader della componente maggioritaria del Pd.

Si dovrà muovere Antonio Pompeo, perché è presidente della Provincia ed autorevole figura del Pd.

Dovrà dire la sua il reggente Domenico Alfieri. Si dovrà schierare  l’ex segretario provinciale Simone Costanzo.

E’ il tempo del coraggio, altrimenti poi il Pd non si meravigli del continuo calo di consensi. Anche su questo territorio. È per situazioni del genere che il partito ha perso il contatto con la gente.

Perché c’è una bella differenza tra una pattumiera ed una fabbrica di materiali. Perché non si può paragonare una scelta condivisa con i Territori con una calata dall’alto e contro la volontà di tutti.