Patto Pd – Forza Italia: tolta Mastrobuono reclamerà il nuovo manager?

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Vae Victis gridò il condottiero Brenno che con i suoi Galli Senoni aveva appena sconfitto Roma e l’aveva occupata. Guai ai vinti.

Non sguaina la spada ma altrettanto chiede la testa dell’avversario battuto, il fronte dei politici locali che lunedì mattina ha sconfitto la manager della Asl di Frosinone Isabella Mastrobuono. Vogliono che se ne vada. Che lasci la direzione generale della Asl di Frosinone. Se il governatore Nicola Zingaretti vuole ricollocarla allo Spallanzani o in un’altra direzione generale, per loro è affare suo, basta che ce la tolga di mezzo.

Il primo a gridare Guai alla Vinta è stato mario Abbruzzese: sulla sua bacheca Facebook tuona “La Mastrobuono disprezza questo territorio. ‪#‎Zingaretti‬ la rimuova dall’incarico e la faccia tornare a ‪Roma“‬. E propone un hastag: ‪#‎ilbigliettoglielopaghiamonoi . Poco dopo parte la dichiarazione su carta intestata del gruppo Forza Italia alla Regione Lazio: «E’ giunto il momento di richiedere ufficialmente a Zingaretti la rimozione immediata di Isabella Mastrobuono dall’incarico». E in poche righe spiega, lapidario, «Quella di lunedì è stata una bocciatura senza alcuna possibilità di appello, la Mastrobuono se ne faccia una ragione e cominci a preparare le valigie, che avrebbe dovuto fare già da tempo».

Lunedì è stato presente alla votazione per essere sicuro che la strategia di affondamento concertata con il presidente della Commissione Bilancio Mauro Buschini (Pd) andasse a segno. Ora è un’altra sponda del Pd a trovarsi sulla stessa frequenza di Abbruzzese. E’ il senatore Maria Spilabotte, che dice «L’esito della conferenza è emblematico». Sollecita Zingaretti a fare presto: «Si dovrà voltare pagina. Non credo che in Regione, vista la saggezza del presidente Zingaretti, vi siano giochi o alchimie politiche per non cambiare immediatamente rotta». A chi ancora parla di una differenza tra il voto politico e quello tecnico, la senatrice smonta ogni argomentazione dicendo «Non è più solo una questione “tecnica”: un manager pubblico è davvero tale non solo se raggiunge gli obiettivi fissati, ma soprattutto se sa condividere le azioni con i soggetti istituzionali che governano il territorio».

Il Movimento 5 Stelle punta il dito sulla manager, sul governatore che l’ha mandata a Frosinone. E anche sui sindaci che ora l’hanno sfiduciata: per il deputato Luca Frusone «I sindaci dovevano a suo tempo bocciare l’Atto aziendale della Asl, lunedì si sono solo dati una lavata di faccia».

La battaglia per il controllo della Sanità ciociara però non è finita. Isabella Mastrobuono era solo il primo obiettivo da abbattere. Se qualcuno intende completare la propria vendetta tentando di impedirle anche la promozione allo Spallanzani di Roma è un dettaglio. Ciò che emerge e deve far riflettere è la santa alleanza messa su da Pd e Forza Italia.

La stessa alleanza potrebbe essere messa in campo per raggiungere il secondo obiettivo: ottenere un manager che sia del territorio.

Perché ai politici non basta che sia bravo ma si stanno alleando per ottenere un Direttore Generale locale? Perché l’esperienza insegna che qualunque manager arrivato da fuori impiega almeno sei mesi per capire dov’è davvero Vallecorsa e quanto si impiega per raggiungere l’ospedale più vicino; stesso ragionamento per Filettino, Viticuso e Settefrati. Sulla cartina geografica sono ad un tiro di schioppo dagli ospedali ma nei fatti occorre un’ora di strada tra le montagne prima di incontrare un medico.

Maria Spilabotte non fa il nome di Renato Sponzilli (per anni guru della Sanità della Sinistra e manager della Asl di Latina su indicazione del Centrodestra) e dice “Serve un manager che sia espressione di questo territorio, esperto, stimato da tutti e già messo alla prova con efficacia per diversi anni nel medesimo e delicato incarico che andrà a ricoprire”. Se avesse detto che doveva avere anche i baffi, il quadro sarebbe stato completo.

Il presidente del Consorzio Asi Francesco De Angelis sta muovendo con discrezione le sue pedine: è ancora molto ascoltato in Regione. Anche a lui Sponzilli non dispiacerebbe.

L’ex presidente del Consiglio regionale, Mario Abbruzzese, ha deciso di assumere una posizione chiara sul principio: “Uno del territorio”. Ed una posizione non ostile sul nome, come a dire: governa il Pd, tocca al Pd farsi carico del nome da indicare, io non vi ostacolo e quando sarà il momento quindi potrò parlarci anche io.

A tutti è chiaro che a Zingaretti non piaccia né essere tirato per la giacca né che qualcuno provi a forzargli la mano. Quindi potrebbe legittimamente destinare a Frosinone uno dei bravi manager che da gennaio sarà senza incarico con l’accorpamento delle Direzioni o da febbraio con il graduale processo di fusione delle Asl romane. Oppure potrebbe pescare dalla short list (la graduatoria realizzata attraverso una severissima procedura si selezione). Peccato che anche Isabella Mastrobuono provenisse da quell’elenco.

L’unico modo che ha il territorio per far arrivare un segnale forte a Roma è quello andato in scena lunedì scorso: mantenere l’alleanza. Perché dopo la vittoria, i generali alleati, possono reclamare il bottino di guerra e gridare Vae Victis.