Un Patto per il Suolo del Lazio: per evitare casi come Venezia e il viadotto sull’A26

La strategia di Anbi è sempre più puntata verso la politica. Alla quale chiedere una nuova legge sulla tutela del suolo e dell'Ambiente. per evitare che nel Lazio accadano catastrofi come quella di Venezia o del viadotto sull'A26. Ecco perché il direttore Renna ha incontrato il sottosegretario Morassut

Dice di volersi occupare di Ambiente, continua ad incontrare politici. La spiegazione è inattaccabile: alluvioni, frane, esondazioni rischiano di mettere in ginocchio l’economia agricola del Lazio. Anbi (l’associazione Nazionale dei Consorzi di Bonifica italiani) ha capito che è indispensabile adeguare l’approccio con le tematiche ambientali. In altre parole: aggiornare le leggi che oggi tutelano il suolo. In caso di dubbi, guardare i casi di Venezia finita sott’acqua e di Savona con il viadotto spazzato via sull’A26.

Il sottosegretario Morassut con il direttore Gargano

Il Lazio non è stato ancora toccato. Ma le recenti criticità meteo hanno messo a dura prova il sistema della salvaguardia idraulica e ambientale dei Consorzi di Bonifica regionali. È per questo che il direttore dei consorzi di bonifica del Lazio Andrea Renna ha preso la palla al balzo. In accordo con il direttore nazionale di Anbi Massimo Gargano ha incontrato Roberto Morassut, Sottosegretario all’Ambiente.

Una mezzora nella quale evidenziare le criticità. E per costruire un rapporto nuovo, diverso: che guardi ad efficienza ed efficacia bruciando i tempi.

Andrea Renna prima ha ascoltato la discussione, poi però ha piazzato la propria idea che è quella di Anbi Lazio. Un Patto per il Suolo del Lazio.

Le emergenze si devono fronteggiate con operai e funzionari che hanno lo spirito ai appartenenza a mille oltre a volontà, passione determinazione che non manca davvero” ha detto Renna a Morassut. Occorre però un nuovo corso per arrivare a provvedimenti concreti. Magari puntando su una sinergia con la Regione Lazio e con gli uffici ministeriali, incanalata sui percorsi indicati da Anbi.

Si devono accorciare i tempi, ancora troppo lunghi, tra programmazione ed esecuzione delle opere idrauliche e dei lavori esecutivi progettati dal sistema dei Consorzi di Bonifica. Progetti con i quali arrivare alla migliore gestione delle acque ed alla più funzionale salvaguardia del territorio.

La violenza dei cambiamenti climatici va prevenuta e contrastata evitando che diventi emergenza” ha detto Andrea Renna.

Il viadotto franato sulla A26

Mettere maggiormente in sicurezza i territori, soprattutto i più fragili sotto il profilo idrogeologico significa salvare vite quando si vive e lavora in zone come quelle di Ostia o in molte aree delle pianure pontine ed etrusche.

Cosa prevede il Patto per il Suolo. Accelerare i tempi di avvio dei lavori subito cantierabili per incrementare la resilienza delle comunità e potenziare le attività di prevenzione. Non si scappa.

E poi strumenti legislativi da attuare in fretta: come la legge sul consumo del suolo. Da fare per favorire la permanenza delle popolazioni nelle aree interne.

Lo spopolamento dei piccoli comuni aumenta il rischio idrogeologico soprattutto nelle aree collinari e montane, private delle attività di manutenzione svolte principalmente da agricoltori e pastori. È il caso di moltissimi Comuni del Lazio. Con la nuova generazione manca sempre più la gente capace di governare il suolo, tutelare l’ambiente.

Il patto per il suolo non rappresenta uno slogan. “Sono convinto – sottolinea Renna – che la cabina di regia già operativa presso Anbi Lazio, e che finora ci ha permesso di coordinare le attività di tutti i Consorzi, può portare a risultati ancora più significativi se condivisa con le istituzioni regionali e ministeriali“.

Roberto Morassut

A cosa serve? “È in quel contesto operativo che tutti insieme potremo analizzare periodicamente l’andamento delle attività svolte dai Consorzi sui singoli territori e soprattutto concordare, in piena sintonia, gli interventi di volta in volta più urgenti per risolvere le emergenze locali e pianificare le attività necessarie per mettere in sicurezza le aree dove più forte ed evidente si presenta il rischio di dissesto idraulico e idrogeologico”. 

Oggi è più importante di ieri e lo dicono i fatti non solo l’Anbi Lazio.