Pd 4.0: da Marzi a Di Stefano, passando per Salera

Al Fornaci i protagonisti diretti di tre stagioni vincenti per il centrosinistra. Ma adesso si tratta di cambiare ancora, perché per vincere a Frosinone occorrerà uno scatto di tipo diverso. Ma intanto il patrimonio di intuizioni e strategie di Frosinone, Sora e Cassino è più di un punto di partenza.

Dal modello di Domenico Marzi a quello di Luca Di Stefano. Passando per Enzo Salera. Nella sala del Fornaci, ad ascoltare l’intervista a Goffredo Bettini e Francesco De Angelis, c’erano tutti e tre gli esponenti sopra citati. In questo momento il Partito Democratico è il primo nei sondaggi a livello nazionale e in Ciociaria ha bisogno di vincere le elezioni comunali di Frosinone. Per tanti motivi. Perché nel capoluogo è all’opposizione da dieci anni, perché dopo tre mandati consecutivi (due di Memmo Marzi, uno di Michele Marini) l’astinenza non può durare ancora molto.

Dal modello Marzi al modello Di Stefano

Luca Di Stefano

Francesco De Angelis continua a parlare di modello Marzi. Vuol dire partire dal centrosinistra e fare accordi con “pezzi” di centrodestra che militano in liste civiche. In passato Marzi riuscì a candidare nella sua civica esponenti come Biagio Cacciola e Fabio Tagliaferri, avendo in giunta un assessore come Alessandra Mandarelli. All’epoca fu una “rivoluzione”. Ma all’epoca i Ds erano una corazzata. Come il Psi.

Adesso i tempi sono cambiati e in questi ultimi anni il Partito Democratico si è spesso diviso, anche nelle campagne elettorali. Molte volte il simbolo non è stato neppure presente sulla scheda. E’ successo a Ceccano, ma pure a Sora.

Però a Sora il candidato sindaco era Luca Di Stefano, capace di aggregare moltissimo sul piano delle civiche. Il Pd di Luca Fantini ha capito che bisognava agganciarsi a quel treno e c’è riuscito. Con una lista di partito senza il simbolo del partito. Un capolavoro tattico che adesso sta dando i suoi risultati strategici. Non a caso al Fornaci, con il sindaco Luca Di Stefano c’erano il vice sindaco Maria Paola Gemmiti, il consigliere un tempo forzista Alessandro Mosticone, la storica capogruppo Dem Maria Paola D’Orazio.

In mezzo il modello Salera

Enzo Salera

Il modello Di Stefano ha rappresentato un’evoluzione dei modelli di alleanze tra partiti e liste civiche. In mezzo però c’è il modello di Enzo Salera, sindaco di Cassino, il quale è riuscito a vincere nella consapevolezza che “pezzi” di Dem non erano schierati con lui. Lo ha fatto mettendo in campo la determinazione, la tigna, il coraggio e la visione.

Salera sta proseguendo lungo quella strada: rispetto per il Partito ma nessuna subalternità. Lo sta facendo capire continuamente. A tutti, perfino ad una big come Barbara Di Rollo, presidente del consiglio comunale della città martire.

A Frosinone però occorrerà una variante sul tema: la lista del Pd dovrà essere molto forte. Soltanto in questo modo riuscirà a rappresentare il punto di equilibrio tra la fortissima spinta delle civiche e i valori dei partiti del centrosinistra. Da Marzi a Di Stefano, passando per Salera. La ricetta è questa.