Gli altri puntano sui big, il Pd continua a farsi del male

Mentre gli altri Partiti si preparano alle europee schierando i leader più popolari, nel Pd lo sport preferito resta quello di attaccare il grande favorito per la segreteria nazionale.

Nel Pd continuano a farsi del male. Mentre il quadro delle elezioni europee comincia a definirsi in modo chiaro, nei Democrat sono tutti impegnati ad attaccare Nicola Zingaretti, in testa alle convenzioni dei circoli e grande favorito in vista delle primarie del 3 marzo prossimo.

Nella Lega alle europee si punterà tutto sull’uomo del momento, Matteo Salvini, leader del partito, vicepresidente del consiglio e ministro dell’Interno.

Forza Italia gioca la carta Silvio Berlusconi. Perfino i Cinque Stelle, solitamente lontani dalla logica leaderistica delle candidature, stavolta faranno un’eccezione e schiereranno con ogni probabilità Alessandro Di Battista.

Nel Partito Democratico, invece, Maurizio Martina attacca Zingaretti per il doppio incarico eventuale, quello di segretario e di presidente della Regione Lazio. Dall’entourage del Governatore fanno notare che, così facendo,  il rischio è quello di consegnare anche il Lazio alla Lega considerando gli attuali sondaggi. Ma poco importa.

Secondo elemento: già si disegnano strategie che vedono gli eventuali secondo e terzo classificati, rispettivamente Maurizio Martina e Roberto Giachetti, alleati “contro” Zingaretti qualora quest’ultimo, pur vincendo, non dovesse arrivare al 50% più uno dei voti. Come se le primarie non venissero celebrate.

Ma è possibile che un Partito che punta tutto su questo metodo, alla fine possa “rinnegarlo” con accordi di palazzo che premierebbero gli sconfitti? Un clima surreale, nel quale si inseriscono pure le solite critiche a Zingaretti di voler lavorare ad un accordo nazionale con i Cinque Stelle.

Il Governatore del Lazio non smentisce neppure più, ma vale la pena di ricordare che se c’è uno che è stato ad un passo da un’intesa di governo con i pentastellati, quello è stato proprio Maurizio Martina. Salvo poi essere smentito da una comparsata televisiva di Matteo Renzi nella trasmissione di Fabio Fazio.

Il Pd dà l’impressione di non avere alcuna intenzione di imparare la lezione del 4 marzo 2018. D’altronde se le primarie si celebrano dopo un anno da quelle sconfitta catastrofica, qualcosa vorrà pure dire.

error: Attenzione: Contenuto protetto da copyright