Pd del Golfo, dove la parola Unità è stata cancellata

Foto: © Enrico Duratorre

La frammentazione del Pd nell'area del Golfo. L'assenza di una guida forte capace di fare la sintesi politica. E riunificare il Partito. La diaspora dopo l'uscita di Bartolomeo.

Saverio Forte per Alessioporcu.it

Uno, nessuno, centomila: sarebbe piaciuto a Luigi Pirandello questo Partito Democratico del Golfo in provincia di Latina. Uno e granitico in alcuni casi, nessuno e del tutto assente in altri, diviso in centomila fazioni sulle questioni più disparate dell’agenda amministrativa.

La dimostrazione arriva in questi giorni con la fortissima contrapposizione tra le varie componenti Dem nel Golfo. E tra queste e la segreteria provinciale guidata dall’ex senatore Claudio Moscardelli.

La fronda di Formia

Formia è la città in cui questa fronda è più palese. Qui nel 1993 (in un’altra era geologica per la politica) per la prima volta un post comunista come il neuropsichiatra infantile Sandro Bartolomeo interrompeva un dominio  incontrastato di sindaci democristiani. Nel dicembre 2017 (dopo quattro mandati) Bartolomeo si dimetteva con sei mesi di anticipo sulla scadenza naturale della consiliatura. Complici le divisioni nel centrodestra, si arrivava alla prima esperienza civica alla guida del comune con la storica elezione della primo sindaco donna, Paola Villa.

Il Pd formiano non ha mai avuto il tempo ed il coraggio di fare l’analisi di quel voto. E di capire le ragioni di quella ‘Waterloo’ elettorale: che ha avuto come conseguenza l’elezione di un solo consigliere comunale Dem, il mancato sindaco Claudio Marciano. Che non può assicurare una continuità sul territorio: lavora a progetto come assistente universitario negli atenei di Torino ed Aosta.

Complici l’analisi del voto non effettuata e l’assenza di un leader sul territorio, nel Pd formiano sono continuate le divisioni e le lacerazioni. È così che hnno preso vita ben tre circoli cittadini: serviti per alimentare timide e personali rendite di posizione.

Visite non concordate

Uno di questi, il numero uno, politicamente vicino all’ex Sottosegretario di Stato alla Presidenza del consiglio dei Ministri Sesa Amici, da settimane ha avviato una “crociata” contro la guida provinciale del Pd.

Accade che arrivino a Formia il consigliere regionale Salvatore La Penna ed il segretario provinciale Claudio Moscardelli per effettuare un sopralluogo nell’ospedale “Dono Svizzero”. E che il primo circolo del Pd invece di gioire, denunci di essere stato escluso. Rivelando la totale assenza di “coordinamento con il partito locale”.

Passa qualche giorno. Il consigliere regionale Salvatore La Penna prende il treno a Sezze per intervenire nel consiglio comunale di Formia su inviato del sindaco Paola Villa. Il tema è quello dell’irrisolta emergenza ambientale degli impianti di itticoltura e miticoltura nel  mare del Golfo. Ancora una volta il primo circolo del Pd stigmatizza l’iniziativa del consigliere regionale Dem eletto anche a Formia. perché avvenuta “senza confronto alcuno con il Partito locale ed il suo rappresentante istituzionale, assumendo peraltro una posizione per niente da noi condivisa”.

Carmela fa traboccare il vaso

La goccia che fa traboccare il vaso dei veleni è la nomina alla guida dell’ente parco Riviera d’Ulisse. La Regione Lazio guidata da Nicola Zingaretti (che è anche il Segretario Nazionale del Partito Democratico) indica per quella carica la consigliera comunale Carmela Cassetta di Santi Cosma e Damiano. È ipermoscardelliana ed ha una linea di dialogo diretta in provincia di Frosinone con Francesco De Angelis.

Del parco Riviera d’Ulisse fanno parte Formia, Gaeta, Sperlonga e Minturno: ma non Santi Cosma e Damiano.

Ad aprire il fuoco amico di sbarramento è ancora il famigerato primo circolo del Pd di Formia: “La designazione degli organigrammi negli enti derivati avviene per stretta osservanza delle componenti attraverso metodi spartitori che nulla hanno a che fare con competenze e capacità specifiche per le funzioni che si vanno ad espletare”.

Insomma il primo circolo del Pd ha alzato un chiaro ed alto muro contro la nomina della Cassetta. Che il suo valore, politico ed amministrativo, l’ha dimostrato invece nel corso del tempo: non solo nel comune di Santi Cosma e Damiano (fare l’opposizione al sindaco forzista Franco Taddeo non è una passeggiata di salute) ma su scala regionale e provinciale. È stata la terza arrivata (prima dei non eletti) alle Regionali del 4 marzo 2018 (la più votata sul territorio del Golfo da Fondi sino al Garigliano) alle spalle di Salvatore La Penna ed Enrico Forte. Alle primarie per la segreteria regionale ha sostenuto l’onorevole Claudio Mancini, cioè l’avversario del vincitore Bruno Astorre (sostenuto da Zingaretti).

La presidenza non concordata

Carmela Cassetta era stata capace di arrivare alle vice-presidenza dell’assemblea del Pd. Di frequentare, all’indomani del voto regionale del 4 marzo, la segreteria dell’assessora di Priverno all’agricoltura Enrica Onorati, quella del consigliere pontino Salvatore La Penna; di vantare  buoni rapporti anche con l’ex capogruppo Pd e neo presidente del Consiglio Regionale Mauro Buschini e con la stessa consigliera regionale romana e presidente della commissione lavoro Eleonora Mattia.

Ma il primo circolo del Pd “Piancastelli-Don Diana” di Formia (ma non il secondo ed il terzo) una rivendicazione per quella nomina alla guida del Parco l’aveva espressa in documento. Lo aveva inviato il 3 giugno al segretario nazionale Zingaretti ed ai consiglieri regionali La Penna ed Enrico Forte. Chiedeva che il nuovo presidente dell’ente Parco Riviera di Ulisse fosse, “previa consultazione dell’amministrazione locale”, rappresentativa del comune di Formia (naturalmente in chiave Pd) e fosse “una figura dotata di necessarie competenze e capacità”.

Insomma il primo circolo del Pd di Formia lo scriveva tra le righe: il successore dell’ottimo presidente Davide Marchese (politicamente vicino all’ex Sel e dell’ex vice-presidente della Regione Lazio Massimiliano Smeriglio, ora europarlamentare Pd) sia uno dei nostri, uno del Partito Democratico, come successe qualche anno con l’ex presidente del consiglio comunale di Formia Erminia Cicione

In frantumi all’Ato4

Qualche giorno di tregua. All’assemblea dei sindaci dell’Ato 4, chiamata a ritoccare le tariffe del servizio idrico addirittura con effetto retroattivo al 2018, è chiara l’esistenza di tanti Pd su scala provinciale.

Sempre dal famigerato primo circolo del Partito formiano è partita un’altra levata di scudi contro il moscardelliano Carlo Medici, non tanto nella veste di sindaco Dem di Pontinia, quanto in quella di presidente della Provincia e, di conseguenza dell’assemblea dell’Ato 4.

Era stata chiesta una moratoria nella decisione (rinviata poi al 26 luglio) perché – hanno tuonato in un documento del Pd firmato a macchia di leopardo da un gruppo di iscritti e dirigenti di Formia, Gaeta, Ventotene e Fondi – la “relazione che accompagna il contestato atto deliberativo è ricca “di riferimenti legislativi e provvedimenti amministrativi, formule matematiche, sigle e acronimi che, incomprensibili ai più, non aiutano a decidere”.

Unità questa sconosciuta

Queste isolate prese di posizioni all’interno del Pd hanno ringalluzzito il Fronte civico pontino (i comuni di Latina, Aprilia, Formia e Bassiano) per denunciare come la Segreteria Tecnico Operativa dell’Ato 4 non svolga più da tempo il compito di cerniera tra i Comuni e l’ente gestore…”anzi, è colpevolmente vittima di una sorta di invadenza del socio privato Idrolatina”.

In Acqualatina, facendo parte del suo consiglio d’amministrazione quando militava nell’Udc del compianto senatore Michele Forte, ha arricchito il suo “cursus honorum”  l’attuale sindaco Dem, un tempo Renziano, di Minturno Gerardo Stefanelli: “Basta ipocrisie, se vogliamo che ci sia un vero controllo dei Comuni sull’operato di Acqualatina, occorre costruire una serie struttura pubblica di controllo con adeguate risorse professionali sia in termini quantitativi che qualitativi . La proposta che faccio ai miei colleghi sindaci, e al mio Partito in special modo, è quella di concentrarsi per costruire le condizioni per un controllo concreto e adeguato del gestore del servizio idrico integrato. Pensare di controllare un portaerei come Acqualatina con una barchetta è pura utopia, a meno che non ci sia l’interesse a non avere una struttura tecnica di riferimento che possa supportare i sindaci nel proprio compito di controllo e di indirizzo del governo del servizio idrico”.

Centomila è come nessuno

Il punto centrale è proprio quello messo a nudo da Gerardo Stefanelli: un Pd diviso in centomila fazioni è un Partito che non ha peso specifico. E non fa altro che spianare la strada all’avanzata leghista che stanno preparando il coordinatore regionale Francesco Zicchieri con il sottosegretario Claudio Durigon.

Un’avanzata del Carroccio che oggi, per paradosso, è stata fermata dal fortino costruito da Forza Italia ed in particolare dal senatore Claudio Fazzone.

Proprio lui deve insegnare ora al Pd che c’è un solo modo per vincere: si chiama Unità. Parola sconosciuta a questo Pd.