Gomitate e assenti illustri nel Pd che fa l’analisi della sconfitta

Il Pd si riunisce per fare l'analisi della sconfitta. Assenti i big sconfitti alle Regionali. Fendenti di Buschini a Venturi e Spilabotte. L'analisi di De Angelis: "Ma chi vogliamo essere?"

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Le lame sono affilate. C’è voglia di fare chiarezza nel Pd che si riunisce a Frosinone per fare l’analisi del voto: quello del 4 marzo che ha scavato il sepolcro dal quale i Dem ora dicono di voler uscire.

La lettera inviata ieri da tre dei quattro consiglieri comunali di Frosinone (leggi qui Scoppia la bomba nel Pd: Spilabotte, Cristofari, Venturi e Sardellitti guardano Zingaretti) ha avuto l’effetto di affilare ancora di più le lame. Ha scavato ancora più in fondo l’avello. Voleva essere un contributo alla discussione. È passata per un atto d’accusa ad un’intera classe dirigente, uno scaricarsi dalle responsabilità, un tentativo di fuga verso il carro del vincitore. L’unico rimasto al Pd, Nicola Zingaretti. E c’è chi tra quelle righe ci ha visto anche un tentativo per avvelenare il clima, fare un assist al reggente provinciale Domenico Alfieri che è in cerca dell’investitura a Segretario. Che non tutti sono disposti a dargli. (leggi qui I sospetti di Palladino dopo la lettera dei quattro: un assist per Alfieri)


Tocca proprio a Domenico Alfieri aprire i lavori. Ammette la sconfitta del Pd, non tenta di sminuire e prla di una sconfitta forte. Gravi i motivi per un Partito che si professa di massa: «Non abbiamo capito quello che stava succedendo».

Intanto la gente si guarda intorno. Ci sono assenti eccellenti: non c’è il non più consigliere regionale Marino Fardelli che è pur sempre il segretario del Circolo di Cassino e solo qualche giorno fa aveva rivendicato la Segreteria provinciale per un cassinate. (leggi qui Cassino risponde ad Alfieri: Sarah Grieco come Segretario Provinciale Pd).

Non c’è nemmeno Simone Costanzo che fino a prova contraria è ancora il Segretario provinciale anche se sconfitto alle elezioni Regionali. Non si vedono nemmeno le altre due candidate sconfitte: Barbara Di Rollo e Barbara Caparrelli. Manca anche il senatore Francesco Scalia: lo aveva detto “Lascio la politica attiva, resto come semplice iscritto”.

Degli sconfitti è presente in prima fila il non più onorevole Nazzareno Pilozzi in cachemere stile Fausto Bertinotti. Dietro di lui, dopo una fila, la mancata onorevole Francesca Cerquozzi.


Il dibattito inizia. Il presidente della Provincia Antonio Pompeo tenta di indicare i lati positivi. Sa che tutti gli occhi sono puntati su di lui, molti lo vedono come l’erede di Scalia; molti sanno che vuole allargare la base della componente, tentando di ricostruire un Pd dei sindaci. «Abbiamo perso tanto – dice Pompeo – ma noi siamo il Pd ed abbiamo ancora tanto dal quale ripartire: Provincia, Comuni, Enti intermedi».


Il primo match si accende quando parla Norberto Venturi. Il chirurgo è stato segretario del Circolo di Frosinone, riteneva naturale la sua candidatura a sindaco del capoluogo, invece gli era stato preferito Fabrizio Cristofari. E lui se l’è legata al dito: alle Regionali si è candidato con una delle Civiche di Zingaretti. Facendo mancare i suoi voti a Mauro Buschini colpevole insieme a Francesco De Angelis di non averlo più candidato nonostante le promesse.

Il dottore è uno dei quattro firmatari del documento di critica diffuso ieri. Attacca illustrando il documento…, ribadisce i contenuti critici al Partito ed alla gestione; quindi alla componente maggioritaria, quella di De Angelis e Buschini. Invoca un cambiamento, un rinnovamento, una chiara presa di distanza e la rotta verso Zingaretti.

Mauro Buschini, assessore di Nicola Zingaretti fino ad un paio di settimane fa ed ora capogruppo Dem in Consiglio Regionale del Lazio, lo ascolta in silenzio. Poi chiede la parola: con calma inizia ad argomentare e appena arriva a tiro assesta due fendenti. Il primo proprio a Venturi: «Dottore, facciamo che chi vota Pd parla del Pd». Traduzione: tu ti sei candidato in una lista diversa dal Pd e qui non avresti nemmeno titolo per parlare.

Il secondo fendente è per l’ex senatrice Maria Spilabotte. Anche lei ha firmato il documento di critica. Buschini la guarda e quasi gelido le dice: «Avete sempre criticato Zingaretti…, oggi avete cambiato opinione: ne sono fiero. Sappi che la gente ti giudica per quello che fai. Zingaretti vince perché propone un modello di azione concreta». Traduzione: tu i fatti concreti non li hai portati ed è per questo che la gente questa volta non ti ha votata.


L’analisi più lucida arriva da Francesco De Angelis. nemmeno lui è stato eletto. Ma la sua è la componente maggioritaria. Sa che deve dare un segnale. E che deve parlare da leader se vuole continuar ad essere riconosciuto così. «Il Partito deve capire la sua identità… Per il  futuro… Dobbiamo chiederci chi siamo e chi vogliamo essere, chi vogliamo rappresentare. I Partiti che hanno vinto non sono Partiti tradizionali: noi diamo molta importanza all’organizzazione, alla militanza, ma quelli che hanno vinto le elezioni non hanno né l’una né l’altra»


La parola d’ordine è “Riflessione”. La dirigente provinciale (area Scalia) Valentina Calcagni invece pensa che sia solo un alibi. Per prendere tempo e non assumersi le responsabilità. Perché secondo lei responsabilità ce ne sono eccome. Ma ancora una volta tutti fanno a gara per non vederle. E scaricare le responsabilità agli altri. Quali responsabilità? Una federazione assente in tutta la campagna elettorale, incapace di essere presente con attività collettive di Partito. capace di perdere tutte le elezioni Comunali impegnative sul territorio e poi scaricare le colpe su Matteo Renzi.


Sono ancora tanti quelli che vogliono parlare. Si fa tardi. La Direzione viene aggiornata a giovedì. Ma il solco è tracciato: Renzi ha perso e si è dimesso, a Frosinone si perde ma si reclama una promozione.

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