Il segnale per Cassino lanciato dalla Direzione Nazionale Pd

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La riunione della Direzione Nazionale Pd guidata da Nicola Zingaretti. Segnali importanti per i territori. Compresa Cassino. Stop agli egoismi: «a volte siamo noi che dividendoci impediamo la costruzione di alleanze unitarie». Torna l'organizzazione.

C’è un segnale forte che parte dalla prima Direzione Nazionale del Partito Democratico riunita oggi da Nicola Zingaretti. Importante quanto l’input a costruire nuove alleanze intorno al Pd, strategico quanto il percorso delineato per raggiungere le prossime elezioni Europee, aggregante quanto le tre giornate di mobilitazione annunciate dal Segretario. Nascosto e in apparenza poco importante, il segnale sta nella decisione assunta dalla Direzione Nazionale di nominare “con voto unanime” il segretario Dem del Lazio, senatore Bruno Astorre commissario della Federazione di Viterbo.

Cosa significa? Perché è un input da non sottovalutare?

Il caso Viterbo

Per comprenderlo a pieno bisogna sapere che Viterbo è una delle tante Federazioni Pd rimaste nel caos. Lacerata da veti incrociati, arenatasi sulle secche di un Partito Democratico nel quale si è evitato di decidere pur di non perdere pezzi.

Nel tentativo di ricostruire un clima, un anno fa il segretario provinciale Andrea Egidi si era dimesso. Invece viene lasciato tutto a decantare, nella speranza che la ferita si rimargini da sola. Con il risultato invece di infettarsi peggio. Solo nell’estate 2018 viene inviato un commissario: è il responsabile nazionale dell’organizzazione Andrea Rossi non proprio uno qualsiasi.

A Viterbo il Pd non ha né deputati né senatori, ha perso il capoluogo, ha ridotto all’ossa le sue strutture organizzate. La nomina di Bruno Astorre come commissario già alla prima riunione della Direzione Nazionale è il segnale che il Partito Democratico di Nicola Zingaretti i problemi li affronta. Non li rinvia, non lascia le ferite a infettarsi e incancrenirsi.

Il segnale per Cassino

«Qui deve cambiare tutto» aveva detto Nicola Zingaretti durante il suo discorso di insediamento. Il Pd torna ad essere Partito e non la corte del Segretario. Si torna all’organizzazione ed alla struttura.

Va letto così il segnale di Viterbo. Va interpretato sulla stessa lunghezza d’onda la missione impossibile che in serata proprio Bruno Astorre tenta nella sezione Pd di Cassino. Individuare una sintesi tra l’ex sindaco Giuseppe Golini Petrarcone e l’ala dei suoi fedelissimi che però questa volta hanno deciso di fare squadra sull’ex assessore Enzo Salera.

Missione impossibile perché il problema non è politico, né sta sull’azione amministrativa che i due aspiranti candidati intendono proporre. Il problema sta nel fatto che entrambi sono convinti di essere la soluzione più aggregante. Ma nessuno intende sottoporsi allo strumento delle Primarie per misurarsi. E nessuno dei due ha i numeri per vincere da solo.

Per risolvere un problema simile sarebbe più idoneo un oracolo che un Bruno Astorre.

Un dato però è certo. Comunque vada e chiunque sia il candidato, non finirà come tre anni fa: quella volta il Pd si divise tra due candidati, non schierò il simbolo, e regalò la città ad un centrodestra che aveva meno consensi del centrosinistra unito.

Questa volta il Pd presenterà il candidato, il simbolo e la lista. Chi non lo sosterrà sarà libero di farlo. Ma fuori dal Pd.

Il messaggio a Peppino ed Enzo

Sembra un messaggio rivolto a Cassino quello lanciato da Nicola Zingaretti quando, nel pieno della Direzione, ha detto

«a volte siamo noi che dividendoci impediamo la costruzione di alleanze unitarie. Non possiamo gridare al pericolo dell’onda nera e poi dividerci su Tizio e Caio. Il gruppo dirigente deve inviare un messaggio ai territori: voltiamo pagina».

Nessuno gli parli di divisioni, né a Cassino né altrove. Il dogma di Zingaretti è l’inclusione, il messaggio è quello di allargare gli orizzonti. Subito, già alle amministrative. Nicola Zingaretti ha ricordato che a fine maggio si vota in 3863 comuni italiani, «voteranno 17 milioni di cittadini. Siamo già a buon punto nella costruzione di alleanze che rendano prevedibile l’individuazione del candidato sindaco».

Il nodo alleanze

Il resto è alta politica. Con il nodo delle alleanze da costruire per le prossime Regionali in Piemonte e per le elezioni Europee. Il Segretario Nazionale ha chiesto alla Direzione un mandato per ragionare sulle future intese.

Sulla Lucania, Zingaretti ha evidenziato che il Pd non è riuscito a presentare il simbolo ma è stato presente insieme ad altre tre liste. Ed ha ottenuto buoni consensi. Ma è preoccupato perché la Basilicata ja confermato il ruolo guida della Lega nel centrodestra.

E allora, «In un quadro che ci consegna un campo di gioco nel quale muoversi» il Pd deve essere «pronto a un possibile sfarinamento del Movimento cinque stelle» ha evidenziato Nicola Zingaretti. Nessuna promessa di soluzioni dietro l’angolo, solo lacrime e sangue perché «sarà lunga la strada per costruire un progetto politico che offra all’Italia un’altra possibilità».

Dove si va? La rotta indicata dal nuovo timoniere è quella di muoversi su più direzioni, tenendo come riferimento «i nostri elettori che si sono astenuti e che ricominciano a guardarci con interesse. C’è un elettorato che si sente tradito dal Movimento 5 Stelle nel suo bisogno di cambiamento».

Tre giornate di mobilitazione

Zingaretti ha aperto al tesseramento del Partito e lanciato tre giornate di mobilitazione: il 5 – 6 – 7 aprile. Specificando che «Non sarà solo l’inizio della campagna elettorale ma anche l’inizio della mobilitazione del Pd e l’inizio della nostra campagna di denuncia contro il governo». C’è già lo slogan: ‘Per amore dell’Italia’.

La relazione del segretario è stata approvata senza voti contrari. A favore sia la mozione Martina sia l’area Lotti – Guerini. Unici astenuti, i 17 membri della mozione Giachetti.

Il segnale per Cassino e per tutti è lanciato.