Pd e M5S rilanciano il dialogo durante i Cinquant’anni di Regione

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Il 50° anniversario della Regione Lazio. Conferma la centralità politica della Regione. Buschini ed il discorso 'di sinistra'. I segnali di Lombardi. La risposta di Zingaretti. L'emozione di Piero Marrazzo, la soddisfazione di Storace e Badaloni

Una bombola d’ossigeno e vitamine per il governo Giallorosso. A prescindere da chi sia a guidarlo: Giuseppe Conte o chiunque altro. La Regione Lazio torna ad essere la culla dei nuovi assetti di governo: l’equipe di Ostetricia rimane la stessa che favorì il parto del governo Conte 2. Nel giorno delle celebrazioni per i cinquanta anni di Consiglio Regionale del Lazio, nell’Aula della Pisana la capogruppo del Movimento 5 Stelle Roberta Lombardi manda un segnale preciso a Nicola Zingaretti: definisce un nuovo terreno comune sul quale i loro due Partiti possono lavorare. Nessun canovaccio lo prevedeva, nessun accordo costruito dietro le quinte dal presidente del Consiglio Mauro Buschini, dal vice presidente della Giunta Daniele Leodori, dal felpato Capo di Gabinetto Albino Ruberti. Questa volta non è come la crisi dell’estate 2019 che evitò le urne grazie anche al loro lavoro dietro le quinte per stendere solide linee di confronto con i 5 Stelle. Nicola Zingaretti coglie al volo il segnale e nel suo intervento risponde che sì, quel terreno si può lavorare. Insieme al Cinque Stelle e chiunque altro voglia partecipare.

Emozioni in Aula

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Ma è soltanto una delle emozioni di un giorno di ordinario contenimento da Covid. Nel quale tutti portano le mascherine, l’Aula è contingentata, l’Acquario dal quale storicamente ci si accalca per seguire i lavori è desolatamente voto.

Emozioni vive. Come le lacrime che cerchiano gli occhi di Piero Marrazzo quando rimette piede nella ‘sua‘ Regione Lazio per la prima volta dopo undici anni. C’è voluto tutto il garbo di Mauro Buschini nel chedergli di essere presente, tutta la passione dell’eterno assstente Pino Candido che gli ha detto “Si Piero, devi andare, ti accompagno io”.

Oppure la gongolante soddisfazione del neo vice direttore del quotidiano Il Tempo, Francesco Storace. Era uscito da quell’Aula confessando “Con questi qui Zingaretti ci gioca a palla, altro che crisi”. I fatti hanno dettto che è andata peggio: il Governatore spesso ha giocato bendato e con una mano legata. E non ha mai perso.

O l’intimo compiacimento di Piero Badaloni. Fu lui a portare in Regione Lazio la parola magica Stabilità che innescò una stagione di riforme radicali.

Il Buschini operaio

MAURO BUSCHINI

Agli annali del Consiglio Regionale del Lazio, nel giorno del 50° anniversario resterà l’intervento di un presidente Mauro Buschini orientato con decisione a sinistra. Ha scelto il tema del Lavoro e la figura dei Lavoratori per aprire il suo intervento, mettendoli accanto ai giovani, ed alla difesa dell’Ambiente.

«Questa Istituzione dovrà essere, sempre e per sempre, dalla parte del lavoro e dei lavoratori, dell’impresa sana, pulita e rispettosa dell’ambiente, dalla parte dei giovani e della loro voglia di costruire il futuro basandolo sul proprio talento, a prescindere dalle condizioni economiche della propria famiglia.

E poi la scuola, le Donne, la lotta alle mafie. Mauro Buschini ha detto che la Regione Lazio è dalla parte «di chi pensa che l’ambiente sia un bene prezioso e che il suo risanamento sia una corsa contro il tempo, dalla parte della scuola, della formazione, della cultura. Allo stesso modo e con la stessa determinazione questa Istituzione dovrà essere, sempre e per sempre, contro la criminalità organizzata, contro lo sfruttamento del lavoro, la negazione dei diritti. Contro la violenza sulle donne, come testimoniano le panchine rosse poste all’ingresso, perché tutti coloro che entrano qui possano vederle, convinto come sono che le grandi battaglie hanno bisogno di tante azioni».

L’esempio di Gigliotti

IL 50° DEL CONSIGLIO REGIONALE DEL LAZIO. FOTO © ROCCO MAGNAPERA / TELEUNIVERSO

Più a sinistra di Buschini forse è stata solo la capogruppo del Movimento 5 Stelle Roberta Lombardi. Ha ricordato la figura di «Luigi Alberto Gigliotti, comunista, primo Presidente provvisorio del Consiglio Regionale in virtù della sua età». Roberta Lombardi ricorda che nel suo intervento pronunciato mezzo secolo fa a Palazzo Valentini, «Gigliotti parlò dei baraccati, delle periferie, dei poveri e degli emarginati presenti nel Lazio: temi che ancora oggi sono attuali. Abbiamo ancora tante sfide, già la nascita di questa istituzione è stata una sfida» .

La capogruppo ricorda che anche in quegli anni c’era un virus, violento e micidiale come il Covid. «C’era in quegli anni il virus del terrorismo, Girolamo Mechelli, al quale è intitolata l’aula accanto a questa, nel ’78 fu gambizzato dalle Brigate Rosse. L’intera Demcorazia italiana fu compatta nel combattere quel virus».

Stop al Regionalismo

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Proprio da Roberta Lombardi arriva il segnale politico più forte della giornata. Perché lo rivolge non solo al Governatore del Lazio ma soprattutto al Segretario nazionale del Partito Democratico. Lo fa quando dice: «Il problema del nostro Paese non è solo se usare oppure no i fondi del MES. L’Italia ha più gravi e profondi problemi che si chiamano: burocrazia, inflazione e superfetazione legislativa e sovrapposizioni di competenze».

Affonda la lama, Roberta Lombardi. È una carica di cavalleria lanciata da sinistra contro il Federalismo ed il regionalismo esasperato introdotti negli anni in cui la Lega era quella di Bossi ed aveva anche l’indicazione geografica Nord accanto al nome. «Il Titolo V della nostra Costituzione va riformato e non c’e’ tempo da perdere. Solo cosi’ possiamo garantire un futuro a questa Istituzione e al nostro Paese».

Il Covid-9 ha detto che il re è nudo, che l’Italia non può essere una sommatoria di regioni. «Il dramma di questa pandemia mondiale ci ha fatto capire che ‘l’unione fa la forza’ e che quindi 20 sistemi sanitari regionali non fanno la forza ma la debolezza del nostro Paese – ha detto Lombardi- In questi anni per seguire le sirene leghiste abbiamo regionalizzato ciò che non poteva e non doveva essere regionalizzato e tra questi beni essenziali c’e’ quello primario della salute».

Nessuno sconto al Pd

IL 50° DEL CONSIGLIO REGIONALE DEL LAZIO. FOTO © ROCCO MAGNAPERA / TELEUNIVERSO

Senza sconti presenta il conto anche al partito Democratico. «Per tacitare queste pulsioni federaliste, nel 2001 il centrosinistra si è reso responsabile di una riforma del Titolo V della Costituzione che dire scandalosa è dire poco. Una riforma scritta male che ha prodotto dal 2001 al 2018 ben 1800 ricorsi alla Corte Costituzionale: una media di 106 ricorsi l’anno. La cosiddetta ‘autonomia differenziata’, secondo autorevoli costituzionalisti- conclude- non fara’ che aggravare ancora di piu’ il contenzioso tra Stato e Regioni».

È una nuova linea di dialogo al Partito Democratico. Indicata senza volontà di inciucio. I Cinque Stelle del Lazio non hanno intenzione di abdicare al loro ruolo di opposizione costruttiva. Resta da capire se sia un’iniziativa di Roberta Lombardi che non è una comparsa nello scenario grillino. Oppure se una telefonata con Beppe Grillo se la siano scambiata. Certo non con Luigi Di Maio, che di dialogare con i Dem non ne ha proprio intenzione.

Zingaretti risponde

IL 50° DEL CONSIGLIO REGIONALE DEL LAZIO. FOTO © AG. DIRE

La risposta di Nicola Zingaretti arriva al termine degli interventi degli altri Consiglieri. Aggiunge due righe. Sono il disco verde al confronto con il mondo grillino.

«Serve una nuova radicale innovazione. Dal terremoto al coronavirus, tutto ci indica che dobbiamo rimettere in cammino il grande disegno di riforma organica dello Stato e della sue autonomie». Riformare lo Stato e le sue Autonomie. È quello che sollecitava Roberta Lombardi.

Se non bastasse mette anche un’altra citazione. «Si parla sempre di burocrazia – ha aggiunto Zingaretti – ma dobbiamo smettere di parlare di riforma dello Stato come un tentativo di spendere meno e di spending review. Dobbiamo invece farlo pensando a un nuovo sistema di autonomia. A uno Stato che costi di meno ma non perche’ si taglia, bensi’ perche’ si fanno cose migliori“.

I numeri

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I numeri dicono che il Lazio in questi cinquant’anni si è trasformato. Nicola Zingaretti cita le graduatorie. Nel 1970 c’erano profonde differenze tra nord e sud, un divario immenso. «Ora, grazie al lavoro di tutti in questo mezzo secolo, il Lazio è primo in Italia per Innovazione e ricerca. Siamo dopo la Lombardia la Regione in cui nascono più imprese, tra le prime in Italia per Pil. Abbiamo vinto la sfida che ha portato nel Lazio la ricerca nucleare con cui ricavare energia pulita dall’atomo

In mezzo secolo sono state circa 2.400 le leggi approvate, 1.392 delle quali attualmente vigenti, 659 consiglieri eletti e 22 presidenti in 11 legislature.

La storia del Consiglio regionale, dopo i primi anni a Palazzo Valentini, è poi proseguita con il cambio della sede. Nel 1975 il Consiglio si sposta infatti in via della Pisana, in un complesso circondato da un’area verde di circa 20 ettari chiamata Parco della Pace Yitzhak Rabin.

Negli ultimi 15 anni, dal giugno 2005 al giugno 2020, si conta un totale di 301 leggi approvate, il 62% di iniziativa della giunta e il 38% di iniziativa consiliare. In calo i costi dell’Istituzione: dai 103 milioni del 2011 ai 64 del 2018.

Centralità politica

Il presidente del Coniglio Regionale del Lazio Mauro Buschini

«Oggi– ha concluso Mauro Buschiniil Consiglio regionale è una garanzia dei diritti dei cittadini e difensore dei più fragili. Siamo la Regione della Capitale d’Italia ma anche di centinaia di centri storici meravigliosi, dei borghi, dei sapori, dei parchi, della storia e dei distretti industriali che crescono. Possiamo guardare avanti con energia, esperienza e passione»

Saranno ancora una volta nelle sue mani l’ago ed il filo con cui cucire il dialogo politico con il 5 Stelle partendo dalla Regione Lazio ed arrivando a Palazzo Chigi. Perché se è vero che la Riforma del Titolo V della Costituzione è materia del Parlamento, altrettanto è vero che Buschini e Lombardi possono tessere – con il placet di Zingaretti – una proposta nazionale di Legge d’Iniziativa regionale.

Confermando che oggi più di cinquant’anni fa, il Lazio è centrale nelle politiche del Paese.

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