Pd giù la testa: dopo il ko va via il Segretario di Ceccano

Il Segretario Pd Davide Di Stefano si dimette. Crea la strada per avviare subito il dibattito nel Partito a Ceccano dopo la sconfitta elettorale. Resa inaccettabile dai numeri

Marco Barzelli

Veni, vidi, scripsi

La notizia non è stata ancora ufficializzata, ma era nell’aria: Davide Di Stefano si è dimesso. È stato lui stesso a definirsi “già segretario comunale del Pd di Ceccano” nel suo ultimo comunicato stampa. A distanza di due anni il circolo verrà nuovamente commissariato. (Leggi qui La caduta di Ceccano: via Piroli, nominato commissario Luca Giorgi).

Le elezioni fatali di Ceccano

Emanuela Piroli

Le dimissioni sono la naturale conseguenza della debacle elettorale registrata alle Comunali di settembre, vinte dal centrodestra al primo colpo.

Il Circolo Pd di Ceccano aveva deciso di presentarsi come lista civica “Democratici per Ceccano”: aveva tolto il simbolo per allargare la base e sostenere la corsa dell’ex presidente del Consiglio Comunale Marco Corsi. Che con il mondo Dem ha sempre avuto poco da spartire.

La conseguenza è stata che il Pd non è riuscito a ottenere neanche un seggio. Un risultato inaccettabile in quella che è stata a lungo la Stalingrado della Ciociaria, nella quale dal dopoguerra avevano governato quasi sempre Pci e Psi nelle loro varie declinazioni.

Un risultato reso ancora più indigesto dalla spaccatura interna al Centrosinistra: una parte si è schierata con il candidato sindaco Emanuela Piroli. L’analisi del voto ha rivelato che c’è stato voto disgiunto: parte del Pd e del Psi hanno votato lei come sindaco e dato la preferenza ai loro uomini.

Una spaccatura che è il chiaro segno di una sintesi politica mancata, che andava costruita prima e su basi diverse. La vittoria al primo turno del centrodestra è stata una sentenza inappellabile. (Leggi qui La lezione delle Comunali / Ceccano). 

Il reset di Astorre

BRUNO ASTORRE Foto: © Imagoeconomica, Paolo Cerroni

Il commissariamento sarebbe scattato in ogni caso. Il Segretario regionale Pd Bruno Astorre ha dettato la linea: azzerare tutti i Circoli che non sono arrivati al ballottaggio.

Davide Di Stefano poteva attendere la decisione dall’alto o farsi da parte sin da subito assieme alla corrente maggioritaria. Ha preferito assumersi le proprie responsabilità politiche. Però non ce l’ha proprio fatta ad aspettare la comunicazione ufficiale. In maniera non troppo velata, ha detto che non è più segretario nella sua prima nota post-elezioni. Quella inviata per appellarsi anche lui al sindaco Roberto Caligiore affinché sostenga le famiglie “colpite” dall’ordinanza di chiusura delle scuole cittadine. (Leggi qui La tattica di Caligiore, un po’ paterna, un po’ avventata). 

La mente di Di Stefano, però, non poteva che essere rivolta al prezzo pagato dal PD Ceccano.

Non solo Ceccano, pure Pontecorvo

Marco Corsi

Anche a Pontecorvo, con le differenze del caso, l’epilogo è stato lo stesso: niente Partito Democratico in Consiglio. Il punto di partenza è lo stesso: la spaccatura tra i leader provinciali Francesco De Angelis (Pensare Democratico) e Antonio Pompeo (Base Riformista). Il primo voleva che si puntasse sui candidati più quotati e il secondo su competitor di bandiera. A Pontecorvo, alla fine, il pur vano supporto è finito al consigliere uscente del Pd Gabriele Tanzi.

A Ceccano, invece, il PD è rimasto a bocca asciutta dopo l’appoggio all’ex presidente del Consiglio Corsi, proveniente dalla prima Amministrazione Caligiore e notoriamente di centrodestra. 

Non a caso Corsi aveva portato di buon grado acqua al mulino di Fratelli d’Italia alle ultime elezioni Regionali, Politiche ed Europee. Lui che, ancor prima di indossare le vesti civiche, era nato politicamente come esponente cittadino di Forza Italia.

Forza Italia che in parte, senza conferme del coordinatore frusinate Adriano Piacentini, pareva inizialmente propensa ad abbracciare la sua candidatura e non quella di Caligiore. (Leggi qui Piacentini vuota il sacco: “Tutta la verità su Forza Italia”).

Ultimamente, però, non sono passati inosservati gli auguri del forzista Gianluca Quadrini, il sospettato numero uno, alla Giunta Caligiore ed al neo-presidente del Consiglio Fabio Giovannone. Quest’ultimo eletto ne “La Mia Ceccano”, perlopiù espressione civica di FI, e primo dei non eletti alle scorse elezioni nella lista “Noi per Ceccano” di Corsi

Alle basi della rottura a destra

Il sindaco di Ceccano Roberto Caligiore

Un Corsi che aveva rotto con Caligiore e determinato la caduta dell’amministrazione anche e soprattutto per via del mancato rispetto del classico “do ut des” tra un rinnovo del Consiglio provinciale e l’altro. Nel 2017, infatti, l’elettore Corsi aveva votato per la “caligioriana” Ginevra Bianchini, non eletta in Consiglio Provinciale per poco. Non era riuscita ad entrare a Palazzo Iacobucci a causa delle preferenze dirette altrove dai dissidenti Angelo Aversa, Pino Malizia e Mauro Roma, poi passati all’opposizione.

Nel 2019, invece, il candidato Corsi non è stato contraccambiato dalla maggioranza cittadina a trazione FdI. Gli ha preferito il consigliere comunale di Giuliano di Roma Daniele Maura, fedelissimo del senatore Massimo Ruspandini e attuale coordinatore dei lavori del Consiglio presieduto da Pompeo. E si torna al punto di partenza.

Pompeo, dopo la riconferma al primo turno di Caligiore, ha lasciato intendere chiaramente che avrebbe preferito il PD schierato su Emanuela Piroli, una candidata di bandiera, non su Marco Corsi. L’operazione, però, era davvero irrealizzabile per via di rotture a tratti insanabili.

Le rotture a sinistra

L’EX SINDACO DI CECCANO MAURIZIO CERRONI

Emanuela Piroli era Segretaria cittadina Pd, in carica dall’ottobre 2017 al novembre 2018. la sua caduta era stata orchestrata nel corso di una cena politica tenuta a Ripi. Vi presero parte Francesco De Angelis, il già deputato Nazzareno Pilozzi, l’ex sindaco di Ceccano Maurizio Cerroni e cinque dirigenti locali: Giulio Conti e Davide Di Stefano (allora capogruppo consiliare e presidente del Circolo), nonché Nicolino Ciotoli, Francesco Battista e Adriano Masi

In quella cena venne messo a punto il piano d’azione, per estromettere chi veniva accusata di autoritarismo. (Leggi qui La rivolta dei 25: Giulio Conti condanna la segretaria Pd di Ceccano). 

Soltanto uno di quei “commensali” ha poi sotterrato l’ascia di guerra. Alle scorse elezioni, infatti, Masi si è riconciliato con la Piroli e ha sposato il suo progetto.

Con Corsi, invece, sono rimasti Di Stefano e Ciotoli tra i “Democratici per Ceccano” e, visti i dissidi interni, anche Conti ma nelle file di “Città Nuova”. A sorpresa, poi, il coast-to-coast di Battista, approdato nella coalizione di Caligiore: lo ha convinto Riccardo Del Brocco a candidarsi con la “Grande Ceccano”. Nessuno di loro è stato eletto. Neanche l’ex capogruppo dem Conti, il principale trombato delle elezioni 2020. 

Aspettando il commissario

Davide Cerroni

C’è chi però, in segno di protesta, si è tirato fuori in extremis dalla lista civica del PD: Elisa Tiberia e Davide Cerroni, fedelissima (la prima) e figlio (il secondo) dell’ex sindaco Maurizio.

Quest’ultimo avrebbe voluto la stessa Tiberia come candidata a sindaco. La sua corrente, in occasione del prossimo congresso cittadino, tornerà ad alzare la voce. Senza dubbio anche Giulio Conti.

Prima, però, verrà nominato un commissario. Sarà lui che prenderà parte all’assemblea in cui il segretario provinciale Luca Fantini riunirà prossimamente tutti i segretari dei circoli Pd. “Immagino – ha detto nelle scorse ore Fantini un intervento deciso per i circoli di Ceccano e Pontecorvo che segni la ripresa immediata di una battaglia politica e culturale. Non è più tempo di liti e divisioni”. (Leggi qui Rivoluzione Fantini nel Pd: poco è come prima)

Sconfitta senza appello

Elisa Tiberia

Lo ha detto, nella sua personale analisi del voto, anche un membro del direttivo prossimo al commissariamento. Manco a dirlo, Elisa Tiberia: “È stata una sconfitta senza appello che speriamo ci costringa almeno a prendere atto che è necessario un cambio di paradigma, dobbiamo capire che il tempo della contesa della leadership di campo deve cedere il passo al tempo della ricostruzione”.

E poi ancora: “Oggi non possiamo nascondere la testa sotto la sabbia e non renderci conto che il patrimonio di gradimento e di consenso del nostro campo è quasi esaurito in città, dove l’unica candidata di Sinistra (la Piroli, ndr) si è attestata intorno al 20%, a cui basta sommare un ulteriore 10%, tra liste dei Partiti storici del centrosinistra e preferenze di altri candidati di area in coalizione Corsi, per renderci conto che la base elettorale di centro-sinistra oggi a Ceccano, in queste condizioni e a urne chiuse si attesta al 30%”.

Chi è il centrosinistra a Ceccano?

In poche parole, ha ribadito un concetto: il centrosinistra siamo noi, non Corsi.

Antonio Ciotoli

Corsi, però, non pare esser stato affatto scaricato dai Democratici per Ceccano. Anche perché lui è camaleontico e la sua coalizione vanta quattro consiglieri di opposizione. Tra questi un altro destrorso, Tonino Aversa, ma anche due sinistrorsi: Mariangela De Santis di Nuova Vita ed Emiliano Di Pofi del Psi. Il Partito Socialista guidato dal segretario cittadino nonché ex sindaco Antonio Ciotoli, la cui voce continua a pesare eccome, al pari di quella di Cerroni, nelle dinamiche del centrosinistra ceccanese. Sempre col benestare del leader socialista Gian Franco Schietroma, coordinatore politico della segreteria nazionale. 

Infine, non da ultimo, c’è il gruppo “Il coraggio di cambiare” formato dalla Piroli e da Andrea Querqui. Rappresentanti questi dell’omonimo coordinamento di centrosinistra di cui fanno parte la “piroliana” Cives Ceccano e gli altri alleati non eletti in Consiglio: “Ceccano a Sinistra”, a trazione Rifondazione Comunista, e Verdi Democratici, comprendente anche Articolo 1.

In città, per l’ennesima volta, puntano anche loro alla ricostruzione del centrosinistra. La invocano tante forze che, dopo anni di tafazzismo e guerre intestine, sembrano avere per ora in comune soltanto il nemico: il riunificato centrodestra di Caligiore.