Pd, i candidati a Camera Senato li sceglieranno Letta e Zingaretti

Il congresso nazionale si farà dopo le politiche e le regionali del Lazio. Il segretario ha l’ultima parola sulle liste e la direzione nazionale è quella indicata da Zingaretti dopo Piazza Grande. Le fibrillazioni nelle correnti. Intanto nel Lazio…

Il Congresso nazionale del Pd si farà dopo le Politiche e le Regionali (si voterà anche nel Lazio) del marzo 2023. Nonostante l’elezione di Sergio Mattarella abbia rappresentato un successo politico per la Segreteria di Enrico Letta, dietro le quinte non sono mancati i tentativi di smarcarsi.

Si narra che Dario Franceschini e Andrea Orlando siano stati quelli che più di tutti hanno spinto per la conferma di Mattarella, mentre Letta avrebbe alla fine preferito Mario Draghi al Quirinale. Ad un certo punto Base Riformista di Lorenzo Guerini e Luca Lotti ha fatto capire che non era il caso di “chiudere” su Elisabetta Belloni, alla quale aveva fatto un pensierino lo stesso Letta. Però resta il Congresso l’appuntamento che qualcuno ha cercato di anticipare. Perché?

Il Congresso per i candidati

Perché le liste e le candidature vengono decise dal Segretario e dalla Direzione Politica del Partito.

I Gruppi parlamentari usciti dalle elezioni del 2018 erano stati messi in lista da Matteo Renzi. Quando Nicola Zingaretti ha vinto il congresso, si è trovato a dover fare i conti anche con buona parte di quei gruppi parlamentari. Stessa sorte è toccata a Enrico Letta, che però il Congresso non l’ha vinto.

Tra meno di un anno bisognerà decidere i candidati alla Camera e al Senato. E saranno Enrico Letta e Nicola Zingaretti ad avere il coltello dalla parte del manico. Il primo è Segretario, il secondo ha tanti dei suoi fedelissimi negli organismi chiave. Avendo vinto il Congresso della Piazza Grande. Per questo motivo le correnti del Pd sono in fibrillazione. Ma Enrico Letta e Nicola Zingaretti hanno intenzione di utilizzare al massimo il potere che gli deriva dai ruoli ottenuti e ricoperti.

La successione in Regione

Daniele Leodori (Foto: Paola Onofri © Imagoeconomica)

Poi c’è la questione della candidatura alla presidenza della Regione Lazio. La lunga marcia del vicepresidente Daniele Leodori è già iniziata: il mese scorso ha riunito al Tempio di Adriano i generali del Partito ed i signori delle preferenze. La sua è stata un’investitura di fatto, benedetta da Dario Franceschini, dal Segretario Regionale Bruno Astorre, dall’ideologo di Piazza Grande Massimiliano Smeriglio con altre figure provenienti da Sel: Amedeo Ciaccheri e Michela Cicculli. Dal presidente del Consiglio Regionale Marco Vincenzi con i consiglieri Michela Califano e Gianluca Quadrana, il presidente dell’Assemblea Capitolina Svetlana Celli ed il consigliere al Comune di Roma Andrea Alemanni. (Leggi qui Il dopo Zingaretti si decide con le Primarie).

Non sarà il solo nome in campo. Potrebbe giocare la partita anche l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato e da più parti continuano a dare in campo pure l’outsider di lusso Enrico Gasbarra.

Nicola Zingaretti non si schiererà, non farà endorsement, non celebrerà alcuna cerimonia di “battesimo”. Forse si celebreranno le Primarie, ma non è detto. Possibile pure che alla fine si provi a raggiungere una sintesi politica. Magari coinvolgendo Goffredo Bettini, Claudio Mancini, Bruno Astorre e Roberto Gualtieri.

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