Il Pd apre ai giovani… ma ci vanno solo in quattro

Franco Ducato

Conte del Piglio (ma non) in Purezza

 

di Franco DUCATO
Conte del Piglio (ma non) in Purezza

 

 

Un incontro dedicato a favorire la maggiore partecipazione dei cittadini, soprattutto dei giovani, alla vita politica. Al quale hanno partecipato poco più di una quarantina di persone, oltre a 4-5 giovani al di sotto dei 25 anni. Sta tutta qui la contraddizione del Partito Democratico provinciale andata in scena venerdì pomeriggio all’interno della biblioteca comunale di Anagni.

Scenario, il convegno organizzato dal Pd provinciale proprio per individuare i modi per favorire l’effettiva “partecipazione dei cittadini alla politica nazionale” come recitava il titolo del convegno. Un convegno che, a livello locale, è servito anche per fare il punto della situazione. E per cercare di stemperare le liti che avevano caratterizzato, qualche settimana fa il dibattito del Pd locale. Con la componente interna ascrivibile alla corrente Think dem che aveva criticato l’operato della maggioranza capitanata dal sindaco Fausto Bassetta.

E se almeno queste divergenze alla fine delle convegno sembravano appianate, a giudicare da abbracci e strette di mano, il convegno ha messo comunque in evidenza una serie di problemi che rischiano di bloccare l’azione del Partito. Lo ha fatto capire bene, ad esempio, un vecchio saggio come il senatore Lino Diana. Che ha messo in evidenza il rischio di “guardare troppo alla tattica,” e poco alla strategia. O l’analisi di Toni Pironi, responsabile del forum Forma partito del Pd provinciale. Che ha paventato la possibilità, per il Pd, di diventare solo un “comitato elettorale”. O il contributo del neo segretario regionale dei Giovani Democratici Luca Fantini che ha sottolineato la necessità di “riavvicinare il partito verso i giovani”.

Per Francesco Scalia si tratta di “comunicare meglio”. Mentre Francesco De Angelis ha evidenziato il rischio per il Partito di “non aver chiari i propri valori”, ricordando con nostalgia i tempi in cui la formazione la facevano politici di grandissimo peso.

In effetti , un tempo nel Pci tanto vituperato la formazione della classe dirigente era appannaggio di figure del calibro di Pajetta e Berlinguer.

Ora invece, esattamente, chi dovrebbe essere il maestro delle nuove generazioni: Matteo Orfini?

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