Il Pd e la sindrome del suicidio politico

Si conteranno su tutto, anche su quanti il 30 aprile, dalle 8 alle 20, si recheranno nei seggi allestiti nei Comuni per andare a votare per il segretario nazionale. Perché è evidente che al loro interno ognuno sa chi porterà alle urne. D’altronde nel Pd ormai funziona così.

Francesco Scalia, Nazzareno Pilozzi, Antonio Pompeo, Domenico Alfieri, Marino Fardelli cercheranno di dimostrare che è la loro componente quella che è portato più voti a Matteo Renzi.

Stessa cosa faranno Francesco De Angelis, Mauro Buschini e Sara Battisti.

Come del resto Simone Costanzo e Antonella Di Pucchio.

La mozione Orlando, guidata da Luca Fantini, si conterà direttamente sulla propria percentuale e altrettanto farà il gruppo, soprattutto cassinate, che appoggia Michele Emiliano. Il gruppo che fa capo a Salvatore Fontana.

Naturalmente, dopo risultati e percentuali avranno vinto tutti. In questo modo ricomincerà il congresso “itinerante” del Pd, fino alle candidature a Camera, Senato e Regione.

Nel frattempo ci sono le elezioni comunali di Frosinone, dimenticate dai leader impegnati nella loro campagna elettorale per le primarie.

In questi anni il Pd ha perso Comuni come Frosinone, Ceccano, Cassino, Sora. Ma se poi non frega niente a nessuno e si ricommettono gli stessi errori, perché nessuno interviene?

La sindrome del suicidio politico va avanti.

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