Pd, l’appello di Alfieri: “Basta veleni, serve unità”

Il Segretario provinciale uscente si toglie qualche sassolino dalla scarpa. “Mi chiedono di farmi da parte: non mi sento né vecchio né politicamente superato”. I tre anni di Reggenza: "Non hanno voluto fare il Congresso”. I successi: "Soprattutto l'equilibrio e l'unità”. Ora le polemiche: "Dico a tutti, ritrovate l'unità, la gente non capirebbe”

Per due anni e mezzo ha retto le sorti del Partito Democratico in provincia di Frosinone. Poi è arrivato il momento del cambiamento. E Domenico Alfieri si è fatto da parte. Solo il Covid-19 ha impedito l’avvicendamento con il suo successore designato Luca Fantini. Ma adesso tutto si sta scollando: l’intesa per il Congresso unitario è in discussione. Alfieri sta alla finestra. Per rispetto dei ruoli non interviene. Ma invoca l’unità.

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Alfieri, anche lei doveva essere Segretario eletto dal Congresso e poi se ne fece più nulla…

Ho avuto l’onore di ricoprire la carica di Presidente Provinciale del Pd.
Durante il mio mandato, nel gennaio del 2018 il Partito mi chiese di reggere la Segreteria Provinciale dopo le dimissioni di Simone Costanzo che decise di candidarsi alle elezioni Regionali. Una reggenza che doveva durare pochi mesi in attesa della convocazione di un Congresso straordinario. Molti “Big” avevano espresso la volontà di eleggermi Segretario. Ma in politica spesso le cose cambiano e chi fa politica lo deve mettere in conto.

POMPEO, DE ANGELIS, ASTORRE, ALFIERI E BUSCHINI Foto: © IchnusaPapers
Niente Congresso ma è rimasto al timone…

Il Congresso Straordinario non è stato più convocato ed ho retto la Segreteria per quasi 3 anni in solitudine.

L’hanno lasciata solo?

No, no. Diciamo che però un Segretario eletto da un Congresso ha una legittimazione diversa da quella di un Reggente.

Nella lettera di risposta alle critiche fatte da Pompeo e Costanzo, in queste ore Buschini e Battisti hanno detto che la sua reggenza è stata caratterizzata dalla collegialità.

Partiamo dai risultati raggiunti: 2 Consiglieri Regionali eletti, Mauro Buschini e Sara Battisti; la vittoria alle Provinciali che ha confermato Antonio Pompeo nel ruolo di Presidente, in un periodo nel quale la maggioranza delle amministrazioni comunali votanti stava in mano al centrodestra; la vittoria alle successive elezioni del Consiglio Provinciale con una lista unitaria del Pd, cosa che non era affatto scontata dal momento che la volta precedente il Partito si divise; tantissime vittorie alle Amministrative con tanti comuni confermati e conquistati. Ma soprattutto tre anni di grande equilibrio e unità tra tutte le componenti dopo tanti anni di divisioni e lacerazioni.

ALFIERI, URBANO E COSTANZO
Perché ha accettato di lasciare il timone?

Mi è stato chiesto di lasciare il passo nel segno del rinnovamento, anche se a 46 anni tutto mi sento tranne che vecchio o superato politicamente.
Ma da “uomo di Partito” quale sono sempre stato, non ho battuto ciglio.
Come quando mi hanno chiesto in un momento delicato di reggere la segreteria provinciale non mi sono tirato indietro ora non creo divisioni quando mi si chiede di farmi indietro.

Appena Alfieri si è accomodato alla finestra, hanno iniziato a litigare. Fine dell’equilibrio?

Quello che chiedo, per il bene del Partito, è celebrare un Congresso unitario e mantenere l’unità che ci ha contraddistinto in questi 3 anni grazie a grandi sforzi e tanto lavoro. La gente non ci capirebbe e daremmo un cattivo esempio a tutti. Faccio un appello all’unita che in questi giorni vedo con rammarico ed anche un po’ di sorpresa a rischio.