Pd nel caos, tra il figlio di Cesare e Pompeo

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Il Pd è in fiamme, la lotta è tra il figlio di Cesare (Fardelli) e Pompeo (Antonio). Scalia lo ha capito e tenta di arginare l’incendio che potrebbe ustionare la sua componente. Si accende una zuffa verbale tra il dimissionario D’Ambrosio e Ettore Urbano. Mignanelli non ci sta e si chiama fuori.

A Cassino il vento di ribellione soffia sempre più forte su un fuoco acceso dal consigliere regionale Marino Fardelli, figlio di quel Cesare che per almeno trent’anni è stato tra i grandi manovratori della politica provinciale.

La Brexit Strategy messa in campo da Fardelli sta portando alla creazione di una nuova area tutta cassinate per far saltare l’equilibrio interno al Pd che ora vede insieme le componenti dell’assessore regionale Mauro Buschini e del presidente dell’Asi Francesco De Angelis, del segretario Simone Costanzo, del vice segretario Sara Battisti. A Cassino sono certi che siano loro i colpevoli della sconfitta di Petrarcone ed all’elenco aggiungono il presidente della Provincia Antonio Pompeo (leggi qui la Brexit Strategy di Fardelli).

La conseguenza nelle ore scorse sono state le dimissioni annunciate dal consigliere provinciale Pd Alessandro D’Ambrosio che lascerà la delega e passerà all’opposizione in Provincia (leggi qui le dimissioni di D’Ambrosio) .

Quasi di circostanza la reazione del segretario provinciale Simone Costanzo, che pochi minuti dopo l’indiscrezione lanciata da Alessioporcu.it ha ribadito l’appoggio del Pd al presidente Pompeo ed ha invitato D’Ambrosio a rivedere la sua posizione. (leggi qui la posizione di Costanzo)

Se l’estintore del Segretario Provinciale Pd è piccolo, interviene allora con le autobotti il senatore Francesco Scalia: è lui a comprendere le reali dimensioni che l’incedio interno potrebbe assumere. per questo dice: «Invito tutti alla calma, a riflettere, a far passare la rabbia e la delusione del risultato elettorale. Antonio Pompeo ha sostenuto Peppino Petrarcone fino dall’inizio, è stato presente all’inaugurazione del Comitato Elettorale di Peppino e non può essere sospettabile di avere sostenuto altri». Poi il messaggio a D’Ambrosio: «Le incomprensioni che ci sono state tra Antonio Pompeo ed altri amici di Cassino non possono essere alla base di reazioni che comportano un’uscita dalla maggioranza».

Il timore di Scalia è che il fuoco arrivi ad intaccare la sua componente. Pompeo è suo amico dall’infanzia, litigano, fanno a sediate ma restano comunque amici al di là del modo passionale di sostenere idee diverse. Ma anche Fardelli è della sua componente, l’alleanza è stata sancita con la rinuncia del consigliere regionale a candidarsi sindaco per appoggiare Petrarcone. E con Fardelli ci sono pure il deputato Nazzareno Pilozzi ed il presidente del Pd Domenico Alfieri. Scalia non può permettersi di lasciare che le fiamme si avvicinino troppo.

Ma ormai i foicolai sono troppi. ‪Ettore Urbano già consigliere regionale e provinciale, ex segretario provinciale della Margherita, attacca D’Ambrosio: «Perché non si è attivato dopo il primo turno per un accordo alla luce del sole? Non era tra gli intransigenti del no a nessun accordo? Ora prendersela con l’anello debole della catena di comando e controllo del pd provinciale, Pompeo, mi pare un gesto di vero coraggio politico!»

La reazione arriva a strettissimo giro dall’imprenditore Salvatore Fontana che è a pieno titolo nella componente Pd che ha sostenuto Petrarcone: «Caro Ettore, sai che ti voglio bene, ma sentire te che contesti Alessandro D’Ambrosio è quantomeno irricevibile. Pure perché la posizione di Alessandro la conosciamo, alternativa all’egemonia frusinate del Pd, la tua è stata quella di sostenere la candidatura di Mosillo o sbaglio?‬»

D’Ambrosio non se la tiene e replica al dottor Urbano: «Ma chi sei tu per parlare? ‪E che ne sai di quello che ho fatto a Cassino? ‪E quello che mi sono detto con il consigliere Mignanelli? O forse parli a vanvera come è tuo solito».

Urbano ricorda all’assessore provinciale dimissionario di essere «un componente della Assemblea Nazionale del PD sin dalla fondazione. Chi come te usa l’espressione che hai usato si qualifica da solo quanto ad arroganza. Ci mancavano i mazzi dentro sto Partito! Datti una calmata e modera i termini caro Alessandro. Non è l’approccio giusto per incidere significativamente sui cambiamenti necessari alla governace del PD Provinciale».

L’avvocato ribatte: «E tu che cosa hai fatto per “incidere significativamente sui cambiamenti necessari alla governance” oltre ad essere quello che sei‬?»

Chiamato in causa, entra nel dibattito pure Massimiliano Mignanelli: presidente del Consiglio Comunale di Cassino ai tempi del Popolo delle Libertà e del sindaco Bruno Scittarelli, esponente provinciale del Nuovo Centrodestra fino a quando è esistito, già direttore dell’agenzia Frosinone Formazione, assessore provinciale in carica. E’ lui al centro della polemica nata a Cassino contro il presidente della Provincia Antonio Pompeo: lo accusano di avere lasciato troppo potere nella mani di Mignanelli, che lo avrebbe usato per sostenere Francesco Mosillo contro Peppino Petrarcone (leggi qui le accuse a Pompeo).

Ribatte Massimiliano Mignanelli ad Alessioporcu.it: «Vorrei ricordare a D’Ambrosio che le elezioni in Provincia lui le ha perse, perché era candidato con lo schieramento che sosteneva la candidatura a presidente di Enrico Pittiglio. Le elezioni le abbiamo vinte noi per 2400 voti ponderati e per noi intendo Ncd, L’area Pd che sosteneva Pompeo, Forza Italia. Il sottoscritto ha riportato 4200 voti ponderati e se non era per noi, Antonio Pompeo non avrebbe vonto le elezioni provinciali e oggi non sarebbe presidente. Capisco che la sconfitta elettorale a Cassino è clamorosa e ancora brucia, ma D’Ambrosio ed i suoi amici dovrebbero trovare al loro interno le cause di questa sconfitta».

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