Se il Pd prova davvero a tornare all’opposizione

Tra le ragioni del calo di appeal nel Pd c'è l'abbandono dei suoi temi tradizionali. E del suo elettorato tradizionale. Lasciato nelle mani di Lega e M5S

Tutti i padri nobili dell’Ulivo e del Pd si sono schierati con Paolo Gentiloni: da Romano Prodi a Enrico Letta. Con Gentiloni, non con Renzi.

L’ex rottamatore, dal canto suo, ha spiegato che non si ritirerà se il risultato non dovesse essere quello sperato e che anzi, se alla fine in Italia dovesse essere varato un “governo degli estremisti” (Renzi intende Movimento Cinque Stelle e Lega), il Partito Democratico si collocherebbe all’opposizione.

Forse è proprio questa la collocazione per cercare di ritrovare un’identità che appare perduta. Perché quello che non si capisce è il motivo per il quale il Pd non si schieri con quelle che erano le fasce tradizionali dell’elettorato di sinistra: i più poveri, quelli in difficoltà sociale. Che oggi sono i precari, gli immigrati (sullo ius soli occorreva più coraggio), gli esodati, i piccoli e medi imprenditori in difficoltà.

Matteo Renzi sarà in grado di guidare il ritorno alle origini del partito dopo aver comunque guidato un quinquennio nel quale proprio il Pd ha messo in campo politiche come il Jobs Act e tutto il resto?

La risposta sta nell’impegno pro Gentiloni di Prodi e Letta. Occorre cioè un ritorno ad una coalizione di centrosinistra formata da varie anime, nella quale si discuta e si cerchino punti di contatto su tutto. Occorre una traversata nel deserto simile a quella che effettuò il centrodestra di Silvio Berlusconi dal 1996 al 2001.

A livello locale i protagonisti del Pd potranno effettuarla, ma anche loro a patto di ritrovare uno spirito perduto.

Indipendentemente dall’elezione o meno a seputao o senatore. Parliamo di Francesco De Angelis, Francesco Scalia, Nazzareno Pilozzi, Maria Spilabotte e, più in generale, di tutta la classe dirigente.

Per le regionali il discorso è diverso fino ad un certo punto, perfino nell’ipotesi di una vittoria bis di Nicola Zingaretti. Perché a quel punto la Regione Lazio potrebbe diventare un “contraltare” importante ad un governo di centrodestra o ad un’alleanza Lega-Cinque Stelle. Mauro Buschini, Marino Fardelli e Simone Costanzo potrebbero anche loro provare a tornare alle origini.

Forse proprio uno spirito di “opposizione” può salvare il Partito Democratico.