Il Pd provinciale è libero… di continuare la guerra

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Dopo aver ascoltato la relazione di Matteo Renzi in direzione nazionale, nel Pd locale si sono tranquillizzati. Nessuno si accorgerà di loro, nessuno andrà a chiedere conto del suicidio politico di Cassino, nessuno interverrà nella “guerra” senza esclusione di colpi tra le varie anime.


Renzi ha detto che se perde il referendum lui e il Governo andranno a casa e lo stesso esempio dovrebbe seguire il Parlamento. Alla minoranza interna, a Massimo D’Alema e Pierluigi Bersani, ha lanciato la sfida: “Volete sfiduciarmi? Fatelo al congresso”.

Ma il premier ha soprattutto lasciato intendere a tutti che in caso di elezioni anticipate si ricandiderà.
 Gianni Cuperlo, leader della minoranza interna lo ha invitato ad uscire “dal Talent”. Insomma, nel Partito Democratico Nazionale le priorità sono ben altre e tutte decisive.

Intanto una “terza via” non spunta e il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti si ferma sempre prima che il dado sia tratto.


In questo quadro chi volete che presti attenzione alle divisioni tra Francesco Scalia e Francesco De Angelis, alla sfida tra Mauro Buschini e Antonio Pompeo, alle volontà “secessioniste” del cassinate guidate da Giuseppe Golini Petrarcone e Marino Fardelli?

Chi si interessa a cosa faranno Simone Costanzo, Domenico Alfieri, Nazzareno Pilozzi e Maria Spilabotte? 
A chi volete che interessi se il candidato sindaco a Frosinone sarà Fabrizio Cristofari o Mauro Vicano? Oppure Angelo Pizzutelli o Norberto Venturi?


Qualcuno si chiederà se vale la pena mantenere l’alleanza con Forza Italia negli enti intermedi, alleanza che giova soltanto a Mario Abbruzzese?


Il segretario regionale Fabio Melilli deve pensare ad arginare i Cinque Stelle a Roma e nel Lazio, Matteo Renzi è ormai a difesa dall’ultimo bastione della rottamazione.

In Ciociaria non arriveranno i nostri, non arriverà nessuno.

Il Partito Democratico potrà continuare a “farsi del male”, a non dire cose di sinistra.


Tutti spaccati, come sempre.