Pd, tutto è franato nel 2012 a Frosinone: da lì si riparte

Si continuano a rincorrere appelli e tentativi sulla carta. Ma forse è arrivato il momento che Luca Fantini convochi tutti i protagonisti per trovare una soluzione vera. Perché si i Dem non ripartono nel capoluogo, nel resto della provincia non ci sarà nulla da fare.

Cosa impedisce al Pd provinciale di essere davvero unito? Cosa impedisce ai big di riunirsi (anche in videoconferenza) e trovare degli accordi nei Comuni? Se il segretario Luca Fantini non si pone davvero questa domanda, provando a trovare una soluzione più che a dare una risposta, allora i Democrat in provincia di Frosinone non saranno destinati ad andare lontano anche nel prossimo futuro.

La lezione di Ceccano e Pontecorvo non è servita: partito dilaniato, addirittura a Ceccano senza simbolo sulla scheda e senza rappresentanza consiliare. (Leggi qui La lezione delle Comunali / Ceccano e leggi anche La lezione delle Comunali / Pontecorvo).

Le spaccature ci sono state sempre, perfino a Cassino, dove si è vinto. Ma dove una parte ha sostenuto Enzo Salera, un’altra Giuseppe Golini Petrarcone. Spaccature ovunque, da Sora ed Anagni.

Tutto è cominciato da Frosinone

Michele Marini

E soprattutto a Frosinone, dove tutto è cominciato. Perché è la frattura del 2012 ad aver cambiato la storia del Pd in Ciociaria: da una parte Domenico Marzi, dall’altra Michele Marini, con Francesco De Angelis e Francesco Scalia che fallirono nel loro tentativo di mediazione. Nel 2017 stessa storia con Fabrizio Cristofari mandato allo sbaraglio dopo che una larga fetta del Partito, a cominciare da Michele Marini, aveva deciso di restare sull’Aventino.

Oggi Antonio Pompeo chiede condivisione vera nelle scelte: dal candidato sindaco alle alleanze. Ma tocca al segretario prendere l’iniziativa, coinvolgendo il circolo cittadino e i diretti protagonisti. Se c’è la volontà di farlo. Davvero però, non soltanto per gettare fumo negli occhio. (Leggi qui I due messaggi di Pompeo: mano tesa a Draghi. E a De Angelis).

Luca Fantini dovrebbe convocare una riunione con questi partecipanti: Francesco De Angelis, Mauro Buschini, Sara Battisti, Antonio Pompeo, Andrea Palladino, Stefania Martini, Fabrizio Cristofari, Angelo Pizzutelli, Noberto Venturi, Alessandra Sardellitti, Mauro Vicano, Michele Marini. E dire che non ci si alza dalla sedia fino a quando non si è trovata una soluzione. Altrimenti resta tutto nell’ambito delle buone intenzioni e nulla più.

Il voto è dietro l’angolo

Fabrizio Cristofari (Foto: A.S.Photo / Andrea Sellari)

Non è vero che diciassette mesi sono tanti. Occorre decidere la coalizione, varare i programmi, scegliere un candidato sindaco condiviso che abbia il tempo di fare una campagna elettorale capillare. Il centrodestra potrebbe perfino spaccarsi, ma parte da una posizione di vantaggio. Nelle liste e anche nel radicamento che ha nel capoluogo. La forza del candidato sindaco da sola non può bastare. Fabrizio Cristofari è molto forte, eppure nulla ha potuto senza truppe e motivazioni adeguate.

Non importa se il candidato sindaco verrà scelto attraverso le primarie oppure no. Importa che sia supportato dall’intero Partito e da una coalizione autorevole e forte. Con liste piene di candidati al consiglio comunale in grado di prendere i voti.