Per favore, niente ipocrisie sul patto mancato nel centrodestra

Il centrodestra non andrà unito nelle elezioni comunali di Fondi e Terracina. Perché è la cosa più normale. E perché sono solo lacrime di coccodrillo quelle sul mancato accordo. Per lo stesso motivo, in provincia di Frosinone invece accadrà l'esatto opposto. Ed a Ceccano, Alatri e (forse) Sora l'alleanza si farà

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Da Tripoli a Caracas, da Sarajevo a Belgrado, fino ad arrivare a Fondi e Terracina. I diari della diplomazia sono pieni di scontri scatenati dai veti incrociati: dai no che ne innescano altri a chilometri di distanza. Spesso i motivi dei veti vengono cercati con cura, costruiti apposta: in quel caso si chiamano ‘pretesti‘. In pratica, trovare la scusa perfetta per avere le mani libere e scaricare la colpa all’avversario. All’interno del centrodestra sta accadendo questo per le candidature a sindaco di Fondi e Terracina. E per lo stesso motivo accadrà l’esatto contrario per le candidature a Ceccano, Sora e Alatri.

Pretesti e veti incrociati hanno mandato all’aria l’unità del Centrodestra. Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia non andranno alle urne insieme nelle due grandi città pontine.

Tranne l’ipocrisia di facciata è stata la cosa più saggia che potessero fare Claudio Fazzone (Coordinatore di Forza Italia nel Lazio), Nicola Procaccini (il dominus di Fratelli d’Italia nel sud della regione), Francesco Zicchieri (coordinatore regionale della Lega).

Claudio Fazzone. Foto © Imagoeconomica / Stefano Carofei

In guerra come in politica, le coalizioni si creano per unire le forze e combattere un nemico comune. Che in questo caso il centrodestra non ha. In quelle zone elettorali non lo ha storicamente. E le poche volte che ne ha intuito il profilo all’orizzonte non ha perso tempo a coalizzarsi. E sbarazzarsene.

Per paradosso, un accordo unitario del centrodestra su Fondi e Terracina sarebbe la narcotizzazione della democrazia: rappresenterebbe il chiaro segnale di una spartizione dei candidati avvenuta a tavolino, decisa dalle Segreterie, lasciando ai cittadini una specie di plebiscito nel quale dire se si è favorevoli o contrari e mettere il nome del consigliere al quale assegnare la preferenze.

Il mancato accordo sulla candidatura unitaria a Fondi ed a Terracina nel centrodestra nasce da questo. E da ragioni politiche ed elettorali altrettanto chiare nella loro concretezza.

Fondi è la roccaforte elettorale di Claudio Fazzone. Ci ha appoggiato la sua scalata alla Regione Lazio fino ad arrivare allo scranno della Presidenza del Consiglio, retto con fermezza assoluta. Da lì sono partite le sue quattro elezioni al Senato della Repubblica. È da lì che ha mosso le truppe vincendo la sfida nel centrodestra alle scorse Provinciali, ha eletto in Regione il suo fido Pino Simeone, compilato il biglietto per il Parlamento Europeo a nome di Salvatore De Meo che già aveva fatto eleggere in maniera plebiscitaria sindaco, non a caso, di Fondi.

Nicola Procaccini

Al centrodestra a cosa servirebbe un’alleanza su Fondi? Avrebbe il solo effetto di attenuare l’egemonia di Fazzone.

Stesso discorso può essere ribaltato su Fratelli d’Italia a Terracina. È lì che Nicola Procaccini ha costruito lì il suo feudo politico: diventando il sindaco più longevo dei tempi recenti, tessendo una tela di alleanze che ha contribuito alla esponenziale crescita del suo Partito in provincia, presupposto per la sua personale scalata al Parlamento Europeo.

La pretesa di imporre a Claudio Fazzone un candidato sindaco unitario a Fondi diverso da quello individuato dal senatore è chiaramente un pretesto di Fratelli d’Italia per non fare la coalizione e per andare da soli alla conta. Tanto quanto è un pretesto il tavolo del centrodestra convocato nei mesi scorsi a Terracina per individuare un candidato unitario: Nicola Procaccini nemmeno si è presentato. E nessuno con un minimo di cognizione della politica si sarebbe nemmeno sognato di vederlo varcare l’uscio.

Chi ha l’egemonia sul territorio non ha alcun interesse ad attenuarla, condividendola. Soprattutto se non ha di fronte un avversario che gli susciti incubi notturni. Si governa con più tranquillità senza alleati con i quali poi dover fare i conti.

Francesco Zicchieri

È il motivo per cui invece accadrà l’esatto opposto in provincia di Frosinone. Ceccano è una città dalle solide tradizioni di sinistra, tranne rare eccezioni il centrodestra ha sempre avuto un ruolo limitato alla rappresentanza. L’alleanza del centrodestra è stata una necessità con la quale vincere quattro anni fa e dare per la prima volta Palazzo Antonelli ad un esponente di FdI. Uno scenario simile è quello che si prospetta ad Alatri: ci sono due blocchi ideologici in sostanziale equilibrio, le divisioni nel centrodestra e l’unità del centrosinistra hanno avuto un ruolo determinante. E la stessa situazione si profila ora a Sora.

Lo scenario politico di Fondi e Terracina è del tutto diverso. Lì un’alleanza nasconderebbe il rischio del ‘cavallo di Troia‘: una volta entrati nella cittadella fortificata sono proprio i regali degli avversari a rischiere di far cadere la città. Come avvenuto a Troia ad opera delle truppe di Achille e Ulisse. Così è accaduto a Cassino: appena Claudio Fazzone ha infiltrato il feudo di Mario Abbruzzese cioè l’unico potenziale avversario interno. Gli ha spostato i mattoni giusti fino a rendere instabile la struttura: il crollo dell’amministrazione D’Alessandro ispirata da Abbruzzese è stata un’evidenza, alla quale è stata determinante la firma dell’allora consigliere di Forza Italia Rossella Chiusaroli, oggi vice commissario provinciale in linea diretta con il senatore Fazzone.

Veti e pretesti talvolta sono salutari.

error: Attenzione: Contenuto protetto da copyright