Perché l’emergenza migranti terrorizza Nicola Zingaretti

FOTO © SARA MINELLI / IMAGOECONOMICA

Il segretario del Pd ha capito che il centrosinistra può essere travolto alle regionali. Al contrario Giuseppe Conte e i Cinque Stelle non si pongono il problema perché hanno già deciso di rimanere a dispetto dei santi.

L’emergenza migranti rischia seriamente di condizionare il risultato delle Regionali al Partito Democratico. E’ per questo che il segretario Nicola Zingaretti si è scagliato contro il Governo, privo di una politica sull’immigrazione, e in particolare contro il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese.

I conti sono presto fatti: in Veneto e in Liguria stando ai sondaggi saranno riconfermati a valanga sia Luca Zaia (Lega) che Giovanni Toti (Cambiamo). Entrambi di centrodestra. Il Pd, sempre stando ai sondaggi, confermerà Vincenzo De Luca in Campania, ma dovrà giocarsela in Toscana. Mentre nelle altre due Regioni che oggi guida, potrebbe essere ribaltato. Cioè in Puglia e nelle Marche. Un risultato dl genere sarebbe una tragedia politica per Zingaretti. Poi naturalmente ci sono le comunali.

GIUSEPPE CONTE

Il fatto è che la maggioranza e il Governo sono davvero al capolinea. Sono stati necessari i supplementari per raggiungere un accordo sulle presidenze delle Commissioni. Il Movimento Cinque Stelle è scomparso dalla scena politica del Paese, mentre è molto attivo in tutte le manovre di Palazzo. Italia Viva di Matteo Renzi resta defilata.

Il premie Giuseppe Conte oscilla tra il Recovery Fund e il Mes, introdotto di soppiatto da qualche gelida manina. Come racconta Alessandro De Angelis sull’Huffington Post: “La sintesi della giornata è nell’artificio semantico e nella furbizia politica con cui qualche “manina” ha inserito, nella risoluzione di maggioranza, una frasetta politicamente dirompente ove si impegna il Governo “a prevedere l’utilizzo, sulla base dell’interesse generale del paese e dell’analisi dell’effettivo fabbisogno, degli strumenti già resi disponibili dall’Unione europea per fronteggiare l’emergenza sanitaria e socioeconomica in atto”.

In un Paese normale, dove le parole hanno una logica ferrea, e ciò che si scrive in una risoluzione di maggioranza votata dalla maggioranza è evidentemente condiviso dalla maggioranza, si penserebbe che, sia pur senza clamori e sia pur senza nominare la parola dello scandalo – Mes – sia stata trovata una quadra su uno dei nodi finora più divisivi. E invece, dopo scrupoloso approfondimento, si apprende che così non è. E che, appunto, ci troviamo di fronte all’opera di una “manina” – di Governo? – con il consueto corollario di sospetti dentro i Cinque stelle che, pur evitando di sollevare il caso in una giornata positiva in cui la maggioranza ha dato prova di coesione parlamentare – lo scostamento di bilancio è passato con 170 voti – giurano e stragiurano che non cambia nulla: oggi non facciamo casino ma il Mes resta la nostra irrinunciabile linea del Piave”.

Nicola Zingaretti

La cosa assurda è che soltanto Nicola Zingaretti è preoccupato per le conseguenze politiche ed elettorali delle baraonde quotidiane del Governo. Il che vuol dire che Conte e i Cinque Stelle hanno già deciso di restare al loro posto. Anche se il centrodestra dovesse vincere 10-0.

A quel punto però toccherebbe a Zingaretti staccare la spina ad un Governo del genere.

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