Perché P4F è l’operazione più importante dai tempi di Fiat

Qual è la vera portata dell'operazione Fincantieri - Power4Future che porterà uno stabilimento a Cassino. Non nascerà soltanto una fabbrica. Ma un'intera filiera di sviluppo. Quella che la politica locale non ha saputo né vedere né incentivare. Il ruolo chiave della Regione. E quello centrale - per il futuro - di Unicas. Il segnale industriale per Stellantis.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Innanzitutto i protagonisti, giusto per dare qualche indicazione ai non addetti ai lavori. Fincantieri: è il più grande gruppo navale in Europa; realizza navi mercantili, portaconitainer e traghetti, unità militari dai piccoli cacciatorpediniere alle portaerei e non disdegna ogni tanto anche i sommergibili; apprezzatissime le piattaforme petrolifere che costruisce con la stessa cura che mette sui grandi yacht. Ha poco meno di 20mila dipendenti, fattura 5,2 miliardi.

Invece Fincantieri Sistemi Integrati è il ramo Fincantieri leader nell’integrazione di sistemi di propulsione elettrica e di impianti elettromeccanici complessi; per sua natura nasce nel segmento marino (cold ironing) ma dice la sua anche nella mobilità terrestre.

Poi c’è Faist Electronics. È una controllata di Faist Group, azienda nata nel 1978 da un’intuizione dell’attuale presidente Gianfranco Natali, oggi è una holding inglese attiva nel campo della produzione B2B. Il ramo Faist Electronics si occupa della produzione di motori, generatori e trasformatori elettrici, nello sviluppo e fornitura di sistemi completi di accumulo di energia elettrica inclusi dispositivi elettronici di controllo e di potenza.

E-lectra è un’azienda di Cassino e nasce come spin-off dell’università di Cassino. Fa ricerca, sviluppo ed innovazione nel campo della mobilità elettrica. Il 54% è nella holding di Natali mentre il restante 46% è di un gruppo di ingegneri guidati dall’ingegnere elettrico e docente Unicas Giuseppe Tomasso. (Leggi qui L’uomo che sussurrava ai cavalli elettrici).

L’operazione P4F

Power4Future

Ora che conoscete i protagonisti si può passare all’operazione. È quella che il 28 maggio scorso ha portato alla nascita di P4F o se preferite Power4Future. È una joint venture costituita da Fincantieri SI e Faist Electronics.

Power4Future è la società che ha deciso di realizzare nell’area industriale di Cassino la sua Gigafactory: il suo polo per la produzione di dedicata alla produzione delle celle agli ioni di litio. Con un obiettivo ambizioso: produrre oltre 2 GWh in 5 anni.

Sempre per capirci: una centrale nucleare di medie dimensioni produce circa 1,5 GigaWatt. O per fare un esempio terra – terra: in media nelle nostre case i contatori scattano se superiamo i 3 KiloWatt di consumo cioè assorbiamo oltre i 3mila watt; ecco: ogni GigaWatt è un miliardo di Watt.

Power4Future nell’area industriale di Cassino progetterà, assemblerà e commercializzerà moduli e gruppi batteria. Roba grossa: come il battery management system (BMS) ed i sistemi ausiliari (ad esempio il sistema antincendio e di condizionamento per i sistemi stazionari completi). E qui c’è una differenziazione dei mercati. Faist punta all’Automotive ed al comparto Industrial. Invece Fincantieri è concentrata sui settori marine ed energy storage terreste. In pratica: sistemi di accumulo dell’energia destinati alle navi. (Leggi qui la notizia data ieri Fincantieri approda a Cassino: riparte lo sviluppo industriale).

Il segnale per Stellantis

Jean-Philippe Imparato visita lo stabilimento Stellantis Cassino Plant

L’operazione P4F è il più forte segnale per il management Stellantis. Più forte di qualunque altra iniziativa finora messa in campo dai parlamentari eletti in provincia di Frosinone. Che, in concreto, hanno fatto nulla.

La realtà dei fatti è che nei piani Stellantis lo stabilimento Cassino Plant sarà centrale. Ma non nel modo in cui sperano i sindacati e meno ancora nel modo in cui sognano i lavoratori. Cassino Plant sarà centrale nell’unico modo che sarà possibile nell’immediato futuro con l’avvento dei motori elettrici.

In pratica? I 12mila dipendenti degli Anni ’70 non sono nemmeno un miraggio ma un delirio. Gli 8mila dipendenti degli Anni ’90 sono un pallido ricordo. La produzione del futuro richiederà molta meno manifattura di oggi e con competenze diverse da quelle che al momento sono all’interno dello stabilimento.

E questo non perché Stellantis sia una matrigna che vuole sfruttare la manodopera: perché una macchina senza motore a scoppio è come un giocattolo per i bambini ma fatto in scala più grande. Fabbricarla richiede meno passaggi, meno pezzi, meno persone.

Con le attuali competenze, Cassino Plant è destinata alle produzioni di eccellenza come Maserati Grecale e le Alfa Romeo del futuro che gli attuali vertici del biscione vogliono competitive con Mercedes e Bmw.

Bello. Ma questo significa meno pezzi prodotti per una marginalità più alta. Sempre per fare esempi terra – terra, se per guadagnare 1 euro devo realizzare 10 Panda invece con Grecale basta che ne produca una. Chiaro che il numero di dipendenti sarà adeguato. E differente da quello di oggi.

Il futuro è nella Mobilità

Marco Delle Cese

Il segnale di P4F è che il futuro sta nella Mobilità Sostenibile. Ed il messaggio che l’operazione pilotata dal presidente Cosilam Marco Delle Cese vuole inviare a Stellantis è “l’area industriale di Cassino è ancora un polo nel quale investire sull’Automotive di domani. Puntando su ricerca, sviluppo e qualità”.

Un segnale che rende sempre più centrale il ruolo dell’università di Cassino. Ormai da anni la scelta di puntare sull’ingegneria ed in particolare l’ingegneria elettrica si sta rivelando vincente. Ora è il momento di compiere il passo decisivo: rendendo ancora più appetibile quella fabbrica di cervelli che è l’Unicas. Che – va sottolineato a merito del rettore uscente Giovanni Betta – ha resistito nonostante i tagli enormi, nonostante i tentativi di accorpamento con i grandi atenei romani.

A capirlo è stata Unindustria. A fari spenti e senza dare fiato alle trombe. Bisogna sapere che per la prima volta ANFIA (l’associazione di confindustria che riunisce la filiera dell’Automotive) ha coinvolto Cassino nel suo studio annuale sull’automotive in Italia. Lo ha fatto perché Unindustria è riuscita a far capire il valore della filiera Cassino. La conseguenza è stata che la filiera Cassino è diventata oggetto di studio al livello nazionale e portata al tavolo Automotive del Mise. Dove il Lazio fino a quel momento non era mai stato.

Poi il ruolo della Regione Lazio. Non solo Nicola Zingaretti, non solo la parte politica. Un ruolo decisivo lo ha avuto uno degli uomini che da sempre lavora nell’ombra: il capo di Gabinetto Albino Ruberti. È stato lui a studiare insieme a Marco Delle Cese un percorso che rispettasse le norme europee con cui si vietano gli aiuti di Stato ma allo stesso tempo mettesse Regione Lazio in condizione di fare la sua parte e sostenere un progetto dalle dimensioni enormi.

Perché deve essere chiaro che qui non si parla d’una fabbrica di batterie. Ma di un’intera filiera di sviluppo. Dove P4F finanzierà la ricerca universitaria di Cassino, sosterrà il Meccatronico di Pontecorvo per farsi formare i lavoratori di domani.

Sotto questo aspetto, l’operazione P4F è l’investimento più importante nel cassinate dai tempi di Fiat.