Perché voglio mandare a scuola chi vuole il Reddito

Il dibattito sul Reddito di Cittadinanza. E l'obbligo di tornare a scuola per chi l'ha abbandonata ma chiede il sostegno economico. Sasso: «A 20 anni si dovrebbe avere la voglia di spaccare il mondo e di rimboccarsi le maniche e non di rassegnarsi».

Agisce di pancia. Ma sa chiedere scusa. Come avvenne lo scorso anno quando nella fretta attribuì a Dante una frase che in realtà era sul fumetto Topolino. Fece ammenda su Repubblica. Ma è anche dannatamente ostinato e se è convinto di una cosa non retrocede. Come avvenne quando nel 2018 organizzò le ronde sul lungomare tarantino dopo l’arresto di un migrante accusato di stupro su una bagnante; venne assolto, lui restò della sua idea: quelle ronde non erano contro il migrante ma contro la mancanza di sicurezza che aveva portato alla violenza. Sottosegretario all’Istruzione nel Governo Draghi, il deputato leghista Rossano Sasso è l’uomo che vuole aprire le scuole a chi chiede il reddito di Cittadinanza. Per farlo studiare.

In Aula ha detto: «Non è mai troppo tardi per istruirsi. Basta con i “neet”, sì all’obbligo scolastico per i percettori del reddito di cittadinanza». Ma se il Reddito salta perché devi fare formazione e se per fare formazione non hai affatto garantito un posto di lavoro è evidente che in buona parte dei casi il Reddito salterà. (Leggi qui: Top e Flop, i protagonisti del giorno: mercoledì 21 dicembre 2022).

L’intervista

Rossano Sasso

«Direttore, mi dispiace per essere stato retrocesso nella sua speciale classifica, ma mi consenta di avere la possibilità di spiegare le ragioni alla base del mio intervento normativo».

Prego.

«Non è mai troppo tardi per istruirsi, lo diceva il maestro Manzi 60 anni fa ai quarantenni del tempo. Forse potremmo dirlo pure noi ai ventenni di oggi, non crede? L’idea di sottoporre i percettori del reddito di cittadinanza nella fascia di età compresa tra i 18 e i 29 anni all’assolvimento dell’obbligo scolastico nasce da una precisa esigenza».

Quale?

«Quella di garantire una adeguata istruzione e formazione a cittadini che nel 2022 soffrono purtroppo di un analfabetismo che spesso pregiudica il loro stesso ingresso nel mondo del lavoro».

Se si studio però non si ha il tempo per trovare un lavoro: passiamo dal reddito di Cittadinanza al reddito di istruzione.

«Per non perdere il reddito, oltre a rispettare le altre nuove disposizioni normative dettate dal Governo, basterà dimostrare di essere iscritti ad un centro di istruzione per gli adulti che, lo ricordo, sono già operativi sull’intero territorio nazionale. Sono già frequentati da studenti-lavoratori, con corsi di studio che vengono organizzati compatibilmente agli orari di lavoro. Sinceramente non comprendo le proteste dell’opposizione. O forse sì».

Foto © Imagoeconomica, Vince Paolo Gerace
Lei ci è andato giù pesante: insinua che il Movimento 5 Stelle voglia far crescere nell’analfabetismo i giovani.

«Al Movimento 5 Stelle che professa la decrescita felice e che favorisce la generazione “neet” (che né studia e né lavora) e magari se ne sta tranquilla a casa col reddito di cittadinanza, noi opponiamo un modello politico, culturale e sociale basato sul merito e sul risultato ottenuto grazie all’impegno. A loro fa comodo mantenere nell’analfabetismo sacche di popolazione per poi esporle all’assistenzialismo eterno e improduttivo per cui poi chiedere in cambio il voto (i maligni lo definiscono voto di scambio). Noi crediamo nell’ascensore sociale della scuola e nell’emancipazione attraverso l’istruzione e la formazione».

In genere chi non studia non ne ha la volontà. Obbligarli a tornare a scuola, pagarli per stare dietro ai banchi, non è un investimento che rischia di arrivare tardi?

«A 20 anni non è ancora troppo tardi per migliorarsi ed elevarsi grazie agli studi. Il Ministero dell’Istruzione e quello del Lavoro sono già all’opera per agevolare questa operazione. Il noto pedagogista americano “Dewey” nel secolo scorso scriveva che “ciò che il migliore dei genitori desidera per il proprio figlio, la comunità deve desiderarlo per i propri ragazzi”. E noi non possiamo volere per i nostri ragazzi un presente che sprofondi nell’ignoranza, nel disimpegno e nella mancanza di voglia di futuro».

Cosa dice ai Neet, ai ragazzi che né studiano, né lavorano, né cercano un impiego?

«A 20 anni si dovrebbe avere la voglia di spaccare il mondo e di rimboccarsi le maniche e non di rassegnarsi».