Perché Zingaretti non deve temere il voto anticipato

Nella peggiore delle ipotesi il Pd resterebbe il secondo partito italiano, il primo dell’opposizione. Il modello perduto da recuperare è quello di Piazza Grande. Restare al Governo con i Cinque Stelle logorerà i Dem ad ogni livello.

Male che vada, nel caso di elezioni politiche anticipate, il Partito Democratico resterà la seconda forza italiana e la prima dell’opposizione. Nicola Zingaretti non ha grossi motivi per temere il risultato delle urne. Soprattutto perché nella coalizione giallorossa sono emersi chiaramente i limiti degli alleati. Il Movimento Cinque Stelle è asserragliato nel Palazzo perché sa che verrebbe spazzato via dal voto del popolo sovrano.

Beppe Grillo indica la strada dell’accordo con il Pd, poi Luigi Di Maio fa di tutto per portare il Movimento a destra e smentire il fondatore. In mezzo ci sono le tensioni perenni tra ex ministri e attuali esponenti dell’esecutivo, ma pure i mal di pancia di Gianluigi Paragone e il ruolo di Alessandro Di Battista. Mentre Roberta Lombardi rimane una splendida incompiuta politica e non riesce a costruire il “laboratorio” vero alla Regione Lazio.

Beppe Grillo © Imagoeconomica / Alessia Mastropietro

Matteo Renzi, al di là delle vicende di Open, appare sconfitto politicamente. Perché, nell’operazione che ha portato avanti questa estate l’obiettivo era quello di ridimensionare Matteo Salvini e la Lega. È successo l’esatto contrario e questo dovrebbe indurlo a qualche riflessione. Inoltre è diventato l’uomo delle scissioni, subite e attuate. Appare fuori gioco e marginale nello scacchiere politico.

Nicola Zingaretti può decidere di andare avanti con il Governo, come gli chiedono Dario Franceschini, Paolo Gentiloni e tutto l’apparato ministeriale dei Democrat. Ma non è questa la strada per cercare di recuperare consensi e credibilità. Il progetto era quello di Piazza Grande. Che fine ha fatto quel progetto? E’ stato sostituito in corsa da quello reso necessario dal ribaltone di agosto. Nicola Zingaretti non era d’accordo, si è adeguato, ma adesso la riflessione deve essere diversa.

Nicola Zingaretti © Imagoeconomica / Stefano Carofei

Indipendentemente da chi ha ragione e chi torto, l’alleanza con il Movimento Cinque Stelle e la scissione di Matteo Renzi hanno di fatto creato dei problemi al Partito. Problemi che finiscono con il riflettersi sui livelli locali. Ancora oggi Nicola Zingaretti chiede a Luigi Di Maio e ai Cinque Stelle uno scatto di responsabilità, che però non arriverà perché i Cinque Stelle sono una polveriera che nessuno può controllare. Neppure Grillo.

La storia insegna che i GovernI che non sono nati da una vittoria elettorale netta (D’Alema, Amato, Letta, Renzi, Gentiloni) hanno poi prodotto un bagno di sangue per il Pd alle urne. Nicola Zingaretti dovrebbe riflettere anche su questo. Tracciare una rotta che ne tenga conto. Se vuole tenere il Pd alla larga dalla tempesta che si abbatterà sui 5 Stelle.