Però se divento presidente…

La strana incongruenza nell'elezione del nuovo presidente del Pd. Espressione di un gruppo che fino ad un secondo prima diceva "Il Partito, così non è più utile". Però se ci siamo pure noi...

Franco Ducato

Conte del Piglio (ma non) in Purezza

La storia si ripete. Sempre. Bisogna solo capire se è un bene o un male. Nel 2014, all’epoca delle comunali che ad Anagni avrebbero regalato la vittoria al colonnello Fausto Bassetta, uno degli avversari del futuro sindaco era stato Simone Ambrosetti. L’ingegnere, da sempre esponente di punta della realtà socialista in città, aveva lanciato una propria candidatura alternativa a sindaco, cercando di pescare nell’area vasta (almeno allora) del centro sinistra cittadino.

Una strada difficile; ed infatti ad un certo punto, nello spazio di poche ore, poco prima che si chiudessero i termini per la presentazione ufficiale delle candidature, Ambrosetti era passato da una posizione completamente alternativa ad un accordo con il candidato Bassetta. Nulla di male intendiamoci. Ma aveva creato scalpore il fatto che in poco tempo, davvero nello spazio di una notte, si potesse arrivare ad un accordo con chi era stato, fino a poche ore prima, un avversario.

Che c’entra tutto questo con l’anno domini 2019? E perché diciamo che tutto si ripete? Perché qualche giorno fa, nel silenzio quasi generale, è stato messo a segno un colpo, se non identico, quantomeno simile, durante l’assemblea che ha ratificato l’elezione a segretario del Pd cittadino di Egidio Proietti.

I fatti sono noti: tra le cariche assegnate durante l’assemblea c’è stata quella di presidente del partito. Che è andata a Maurizio Bondatti, già consigliere comunale del Partito Democratico durante il governo Bassetta, oltre che consigliere provinciale più o meno nello stesso, sempre con il Pd.

Nulla da eccepire, chiariamo ancora, sull’assegnazione della carica e sulla figura di Bondatti. Ma quasi nessuno ha ricordato che solo poche ore prima, durante una conferenza stampa piuttosto infuocata, Vittorio Save Sardaro, da sempre anima critica del Pd e della sinistra locale, aveva attaccato le modalità che avevano portato all’indicazione, che solo poche ore dopo sarebbe stata rispettata, di Proietti. Dicendo che “il PD fatto così non è più utile”, ed esprimendo la necessità di “una rivoluzione”.

In quella conferenza, alla sinistra di Save Sardaro, c’era proprio Bondatti. Che, del resto, già in altre circostanze, aveva criticato pesantemente l’operato delle precedenti gestioni del Partito Democratico. 

Dopo poche ore, Bondatti diventa presidente del Pd. Di quello stesso Partito del quale aveva appena finito di criticare le modalità di gestione interna ed i criteri di selezione del Segretario. Indicato, si ea detto in conferenza, non da tutti, ma da “un gruppo ristretto, nel chiuso di qualche stanza”. Un gruppo nel quale, evidentemente, è entrato anche Bondatti. Ognuno tragga le conclusioni che crede.

Qualche giorno fa avevamo commentato così l’elezione di Proietti:
Se, come segretario, si limiterà a gestire il gioco delle correnti, magari tacitando qualche ribelle con una poltrona, la sua partita sarà persa prima di cominciare. Se riuscirà a parlare con una voce sua, potrebbe invece quasi far risvegliare una sinistra che in città è addormentata, ma non ancora morta”.

I primi passi non sembrano incoraggianti.

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