Dacci oggi il piano anti tumori, non domani

La polemica durata tutto il giorno sul piano di Valutazione Epidemiologica dei rischi tumori nella Valle del Sacco. La risposta della Regione. La verità? Sta nel mezzo. I piani sono confermati e non cancellati. Sui tempi di attuazione però non c'è certezza.

Franco Ducato

Conte del Piglio (ma non) in Purezza

Robert de Niro, in quel capolavoro assoluto che è Gli intoccabili, lo aveva detto in modo perfetto: “chiacchiere e distintivo”. De Niro (che nel film rappresenta mirabilmente la figura di Al Capone) voleva dire che il poliziotto (Kevin Costner) intenzionato ad incastrarlo non era nessuno, al di là delle chiacchiere che faceva. Ecco, a proposito della Sanità della zona nord della provincia di Frosinone, si potrebbe dire la stessa cosa. Ovvero, c’è un sacco di gente che, sulle legittime esigenze dei cittadini a proposito di salute, parla molto. Ma, documenti alla mano, fa poco.

È il succo della polemica che per l’intera giornata ha dominato le cronache provinciali. A proposito della realizzazione del “Programma di valutazione epidemiologica”; cioè di un progetto per controllare in modo scientifico lo sviluppo di tumori e malattie simili nella zona del Sacco nel corso degli ultimi anni. Un modo per orientare al meglio cure e terapie, e magari per salvare qualche vita in più.

La sede della Regione Lazio

Un progetto che però, a quanto pare, potrebbe bloccarsi. Perché, annunci a parte, i soldi non ci sono. E senza soldi, tutto rischia di restare sulla carta. Come pure rischia di rimanere a zero il progetto di un Presidio sanitario ambientale (Pre. S.A.) da realizzare nell’ex ospedale di Anagni.

A far scoppiare il caso è stata l’associazione Civis. Che nella giornata ha pestato duro: sul Ministero dell’Ambiente che non ha girato i soldi alla Regione; sulla Regione Lazio che ha dato per fatta una cosa ancora tutta in via di realizzazione; sui sindaci che non si sono accorti di come stessero andando le cose.

Civis ha picchiato in maniera chirurgica. Mettendo in fila un po’ di date. Partendo dal 12 dicembre 2019; il giorno in cui la Regione annuncia la realizzazione del “Programma di valutazione epidemiologica“. Un programma già annunciato oltre due anni prima, con la Deliberazione n.228 del 9 Maggio 2017. Che prevedeva, appunto, un “Programma di Valutazione Epidemiologica per tutti i residenti nei Comuni ricadenti nel perimetro del SIN Bacino del fiume Sacco; la realizzazione del Pre.S.A. Presidio Sanitario ed Ambientale presso l’ex Ospedale di Anagni, nel quale svolgere attività di prevenzione sanitaria per i cittadini dei Comuni ricadenti nel SIN”.

Marzo 2019. Il “Programma di Valutazione Epidemiologica” viene inserito nell’elenco degli interventi di cui all’Accordo di Programma fra Ministero dell’Ambiente e Regione Lazio per il SIN Bacino del fiume Sacco. Dovrebbe partire alla fine del 2019. E vengono programmati 960.000 euro per l’attuazione pratica.

L’ospedale di Anagni

Si arriva a dicembre 2019. E, più ancora, al BUR della Regione Lazio del 27 Dicembre 2019 n.104. Che stabilisce la “Approvazione modello convenzione con il Dipartimento di Epidemiologia del SSR del Lazio – ASL ROMA 1 di per la realizzazione del “Programma di valutazione epidemiologica” ”.

Tutto a posto? Non proprio. Perché, secondo Civis, in quel documento c’è un dettaglio. Questo: il perfezionamento della Convenzione, quindi la partenza pratica del progetto, avverrà solo “all’esito dell’effettivo trasferimento al Responsabile Unico dell’Attuazione dell’ “Accordo di programma tra il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e la Regione Lazio per la realizzazione degli interventi di Messa in sicurezza e bonifica del Sito di Interesse Nazionale Bacino del Fiume Sacco” delle risorse di cui ai fondi FSC MATTM programmati”.

Traduzione: il progetto parte quando il Ministero avrà girato i soldi. Più semplice ancora: senza soldi non si parte.

E quei soldi, per Civis, non ci sono.  Non ancora, almeno. E non c’è nemmeno il progetto del Presidio sanitario ambientale nell’ex ospedale di Anagni. Che non è in linea “con le attuali esigenze del progetto che non prevedono la partecipazione del presidio di Anagni”.

Un pastrocchio in cui, per Civis, nessuno è innocente. Nemmeno i sindaci della zona. Che o non sapevano, o sapevano e non ne hanno parlato.

La nota di Buschini

Mauro Buschini con l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato

Il caso si ingarbuglia di più quando interviene il presidente del Consiglio Regionale Mauro Buschini. Fornisce una chiave di lettura che conferma la realizzazione dei progetti. E conferma pure che i tempi della realizzazione però sono quelli dettati da una burocrazia piena di passaggi, certificazioni, adempimenti.

Insomma: se il problema è che la Regione non intende realizzare ciò che ha promesso, Buschini dice che no non è così. Se il problema è che il ministero non ha ancora messo i soldi e quindi la realizzazione pratica non è partita, Buschini non dice niente e implicitamente conferma che è così.

Dice il presidente del Consiglio regionale, a proposito del Presidio Sanitario Ambientale da realizzare nell’ex Ospedale di Anagni “nell’ultimo atto aziendale, approvato dai sindaci della provincia di Frosinone, ed in corso di valutazione da parte della Regione non c’è stato alcun depennamento di questo importante servizio”. Insomma: no, non è stato cancellato nulla.

Diplomaticamente, evita di accendere uno scontro istituzionale con il Ministero.

Ma quando si parte

Le clausole sono chiare: niente soldi niente attuazione. Lo fanno notare quelli di Civis. Come a chiarire: a noi non interessa tirare addosso alla Regione, al Ministero, ai sindaci, siamo estranei a qualunque bega politica; a noi interessa che il Presidio si faccia. Quindi il Ministero tiri fuori i soldi. E la Regione lo solleciti.

Cives chiede chiarezza sui tempi

Qui si apre un altro dubbio. Sulla questione del Presidio ambientale, ok al fatto che non c’è stata cancellazione. Ma, dice Civis, “l’Atto Aziendale citato dal Presidente Buschini è in realtà una mera bozza”. Che – sostiene Civis – verrà approvata solo alla fine del 2021. Fino a quella data, dunque, tutto rimane ancora teoria.

In realtà, l’atto aziendale è stato approvato. (leggi qui Asl, sindaci approvano l’Atto aziendale. Ecco cosa prevede). E in questo ha ragione Buschini. Ma l’approvazione dei sindaci in realtà è un parere non vincolante: l’approvazione vera e propria deve arrivare dalla Regione.

E – per essere fiscali – quelle approvate dai sindaci ed ora all’esame della Regione sono variazioni sul piano Macchitella. Il nuovo piano messo a punto dal manager Stefano Lorusso prenderà corpo durante l’anno.

Insomma: quando si parte?

Il carico di Natalia

Daniele Natalia

Nel pomeriggio si aggrega alla polemica anche il sindaco di Anagni Daniele Natalia, pronto dare botte alla Regione, forse per prevenire le critiche su una non esaltante attività messa in campo finora come difensore della sanità locale.

In realtà, se nel mirino si mette solo la Regione allora c’è poco da aggiungere ai chiarimenti di Buschini. Se si allarga il campo al Ministero ed ai sindaci si coglie l’esatta dimensione del problema: un accordo che non fissa una data precisa e rischia di rimanere in un limbo indefinito per anni. Trasformando un’iniziativa utile per il territorio, voluta all’epoca da Buschini quando era assessore, in una potenziale presa in giro.