Se Piazza Grande “sopravvive” a Zingaretti

Appena due anni fa quel progetto politico diventava il mantra del nuovo Pd. Adesso, dopo i tanti errori commessi soprattutto nel rapporto con i Cinque Stelle, quell’orizzonte può tornare attuale. Anche con Enrico Letta segretario. Perché comunque Nicola Zingaretti ha la maggioranza in assemblea e può dettare le condizioni.

Poco più di due anni. Questo il tempo trascorso dall’elezione di Nicola Zingaretti alla segreteria nazionale del Pd. Sull’onda lunghissima di un progetto, Piazza Grande. Un progetto identitario, culturale, storico, politico. Un progetto ampio, che guardava alla società civile oltre che al campo largo del centrosinistra. Cosa resta di quel progetto, concepito soprattutto da Massimiliano Smeriglio, ora eurodeputato e allora vicepresidente della giunta regionale del Lazio?

Proprio Massimiliano Smeriglio in queste ore ha fatto un’analisi impietosa, indicando limiti ed errori di quel progetto. Che, alla lunga, si sono rivelati anche i mali del Pd. (Leggi qui Smeriglio amaro: “La Piazza Grande che non c’è stata”).

Se Piazza Grande rinasce

Nicola Zingaretti (Foto: Benvegnu’ Guaitoli / Imagoeconomica)

Sulla carta però nulla è cambiato, ma in due anni il Pd ha condiviso un’esperienza di governo con il Movimento Cinque Stelle. Nicola Zingaretti ha assunto il ruolo del garante del senso di responsabilità, ma quell’esperienza politica è franata prima della caduta dell’esecutivo di Giuseppe Conte. Perché con i Cinque Stelle l’alleanza non c’è mai stata. Alle regionali il Pd ha vinto anche “contro” i candidati pentastellati. E’ successo in Campania, in Puglia, in Toscana, perfino in Emilia Romagna. E sulla candidatura a sindaco di Roma il Pd non accelera perché Virginia Raggi continua a dire che lei sarà in campo.

Con i Cinque Stelle non si può arrivare ad un’alleanza, l’unica cosa che consentono è che altri si attacchino al loro carro. Nicola Zingaretti ha scommesso tutto su questo nuovo assetto del centrosinistra, puntando su Giuseppe Conte come federatore. E nel momento in cui tutto è finito, Conte ha sentito il richiamo della foresta e ha preferito giocarsi le carte di guidare un Partito che già c’è. Il Movimento Cinque Stelle appunto.

Enrico Letta (Foto: Imagoeconomica / Alessia Mastropietro)

Però Nicola Zingaretti ha ancora una maggioranza fortissima in Assemblea. Può dettare le condizioni del “dopo di lui”. Se davvero Enrico Letta dovesse dire sì, allora quel progetto di Piazza Grande potrebbe portarlo avanti lui. Con Zingaretti in regia e, magari, candidato sindaco di Roma. (Leggi qui Pd, verso l’Assemblea senza una soluzione definita)

Il presidente della Regione Lazio non ha condiviso la scelta del Governo Draghi, Enrico Letta può farlo più facilmente. Fissando anche dei confini: no al ritorno di Matteo Renzi, no all’alleanza con i Cinque Stelle. Sì alla rifondazione della sinistra su basi nuove e antiche al tempo stesso.