Il piccolo cabotaggio non porta lontano (di C. Trento)

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Gli scenari della politica tracciano un orizzonte di radicale cambiamento. Se i magistrati confermeranno il sequestro dei conti della Lega per i 49 milioni da restituire, nascerà un nuovo Partito. Unirà il centrodestra? Fiuggi sarà uno spartiacque. Nel Centrosinistra intanto Zingaretti...

Corrado Trento

Ciociaria Editoriale Oggi

Mentre a livello nazionale sta succedendo di tutto e il momento è decisivo, sul piano provinciale il dibattito politico è incentrato sempre sul piccolo cabotaggio, sulla navigazione a vista, sui posizionamenti, sulla volontà di non “scoprirsi”.

E soprattutto di lasciarsi almeno una porta aperta.

 

Sono settimane determinanti per quanto riguarda i futuri assetti del centrodestra. Il sottosegretario alla presidenza del consiglio Giancarlo Giorgetti lo ha detto che più chiaro non si può: se il Tribunale del riesame di Genova confermerà il sequestro dei conti del Partito, a proposito della vicenda legata alla condanna in primo grado dell’ex leader Umberto Bossi e dell’ex tesoriere Francesco Belsito, semplicemente la Lega non esisterà più. Si dovrà fare un altro Partito.

Ma in realtà in gioco c’è anche altro. La prospettiva di un Partito unico del centrodestra, al quale Matteo Salvini pensa da tempo.

E Forza Italia? Intanto da 24 anni l’alleanza con la Lega va avanti, anche se in maniera molto tormentata. L’unico tra gli “azzurri” ad essere esplicitamente favorevole è il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti. Gli altri oscillano tra la voglia di rivincita sul Carroccio (per il sorpasso del 4 marzo ma anche per la campagna acquisti dei mesi successivi) e il ragionamento di non “rompere” una coalizione che resta maggioritaria nel Paese.

Il 21, 22 23 settembre a Fiuggi toccherà ad Antonio Tajani chiarire ufficialmente la posizione degli “azzurri”. Ma perfino quel termine così ravvicinato rischia di essere superato considerando i colpi di scena all’ordine del giorno.

Nel Pd Nicola Zingaretti ha iniziato la lunghissima volata per conquistare la segreteria nazionale. Il fuoco di fila dei renziani è stato emblematico: la battaglia sarà durissima.

Dibattito acceso anche nel Movimento Cinque Stelle, con il presidente della Camera Roberto Fico che ha fatto capire al vicepremier e ministro Luigi Di Maio che le posizioni sono assai differenti. In primis sull’alleanza con la Lega.

 

Nel centrodestra un dibattito di retroguardia

In Ciociaria scintille tra Lega e Forza Italia nei due Comuni maggiori, Frosinone e Cassino. Anche per via di passaggi in direzione Carroccio.

Nel capoluogo, per esempio, il prossimo ingresso in aula consiliare di Thaira Mangiapelo ha fatto posizionare Forza Italia sulle barricate. Che succede se poi si fa il Partito unico?

Il discorso vale pure dalla prospettiva della Lega. Perché se a livello nazionale è più semplice dare il “contrordine”, sul piano locale gli attriti restano e non è facile superare i contrasti e i rancori.

Lo si è capito al tavolo provinciale, con lo scontro al vetriolo tra Mario Abbruzzese e Francesca Gerardi. Una volta in Ciociaria si sperimentavano dei “laboratori” che anticipavano il quadro nazionale. Adesso invece si rincorre sempre, con il rischio di rimanere isolati.

Per restare alle elezioni provinciali, l’individuazione del candidato presidente rappresenta una sorta di percorso minato, per completare il quale è fondamentale non essere… bruciati. Non si è partiti cioè dalla condivisione, dall’entusiasmo o dalla voglia di anticipare gli scenari nazionali. Quelli del contenitore unico per esempio.

 

E Ottaviani si smarca dalla candidatura

Come largamente annunciato, Nicola Ottaviani (abilissimo a fiutare puzza di bruciato) ha declinato l’invito a candidarsi alla presidenza della Provincia.

Il centrodestra locale dovrebbe riflettere in maniera approfondita sull’episodio. Perché in un tipo di elezione come quella disegnata dalla riforma Delrio, mettere in campo il primo cittadino del capoluogo era la prima opzione.

Ottaviani parla di «una elezione in cui primeggia il nulla, sotto il profilo della gestione e del reale interesse per il territorio». È una presa di distanza dal tipo di elezione. Ma c’è anche un profilo politico che non può non balzare agli occhi.

Sulla carta il centrodestra può giocarsi la partita alla pari per quanto riguarda il voto ponderato. Però l’unità sostanziale è cosa diversa da quella formale. E fin quando votano i cittadini, allora è relativamente semplice rendere marginali i “franchi tiratori”.

Ma quando alle urne si recano gli amministratori (sindaci e consiglieri), può succedere di tutto. E nessuno può pensare che basta una riunione dopo mesi di silenzi e di polemiche a distanza per mettere tutto a posto.

Questo non significa che il centrodestra non possa essere ugualmente competitivo, ma sicuramente il “no grazie” del sindaco di Frosinone non può essere archiviato senza un momento di riflessione politica.

Eppure è proprio quello che avverrà.

 

Nei Democrat è corsa al riposizionamento

Con Zingaretti o con Renzi? Questo è il dilemma? Ma con tutti e due non si può? Sul piano nazionale la situazione è chiarissima: da una parte il presidente della Regione Lazio (che sarà candidato alla segreteria), dall’altra l’ex presidente del consiglio (che non sarà candidato e non ha ancora scelto su chi puntare).

In Ciociaria non è così semplice. Francesco De Angelis, Mauro Buschini e Sara Battisti intendono sostenere Zingaretti. Ma fanno parte dell’area di Matteo Orfini, schieratissimo con Renzi.

Inoltre, De Angelis intende concorrere per la segreteria regionale. Sarà sfida con Bruno Astorre, zingarettiano della prima ora. Dunque, quale sarà l’indicazione ufficiale per il congresso nazionale? Anzi, ci sarà un’indicazione ufficiale?

 

Stesso discorso nell’area che fu di Francesco Scalia, tradizionalmente renziana. Ma adesso Antonio Pompeo e tutti gli altri sosterranno Zingaretti oppure no? E l’ex consigliere regionale Marino Fardelli quali scelte effettuerà? Fino a pochi mesi fa non avrebbe avuto dubbi (per Zingaretti). Ora?

Il punto è che il momento nazionale è tanto delicato quanto decisivo. Senza posizioni nette i livelli locali sono destinati alla marginalizzazione.

Perché si può vincere e stare in maggioranza o perdere e guidare l’opposizione.

In questo caso in medio non stat virtus.

 

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