Le schede segnate c’erano: torna in discussione il risultato a Piedimonte San Germano

Cerchi, quadrati e triangoli disegnati in un punto preciso di 59 schede elettorali votate alle scorse Comunali di Piedimonte San Germano. Più tre voti che non dovevano essere annullati. Sono stati scoperti oggi. Le elezioni tornano in discussione.

Sessantadue schede dubbie e ne bastavano appena 32: le elezioni comunali di Piedimonte San Germano tornano in discussione.

Il dirigente dell’Ufficio Elettorale della prefettura di Frosinone Ernesto Raio nel pomeriggio ha proceduto alla ‘verificazione’ dei voti. Ha controllato se ci fossero schede segnate in modo da rendere riconoscibile il voto, se fossero stati annullati voti che in realtà dovevano essere assegnati.

Lo ha fatto in base all’ordinanza emessa dal Consiglio di Stato. A chiedere l’intervento dei giudici amministrativi d’appello era stato l’avvocato Francesco Scalia.

Ad ottobre si era già rivolto al primo grado di giudizio, il Tribunale Amministrativo Regionale: aveva sostenuto che ci fossero ben 80 schede votate nella Sezione 5 a favore del candidato sindaco Gioacchino Ferdinandi e tutte contrassegnati da figure geometriche che consentivano di riconoscerle.

Ma il Tar non gli aveva concesso la verificazione. Anzi, non aveva nemmeno voluto entrare nel merito del ricorso: lo aveva giudicato inammissibile. Perché le schede segnate erano tante e questo non rendeva individuabile il singolo elettore. (leggi qui Le schede segnate? Troppe. Le elezioni sono valide)

Il principio giuridico applicato dal tar è che

Ai fini della nullità del voto come conseguenza della riconoscibilità è necessario che le schede contengano segni grafici tali da fare concludere in modo incontrovertibile, non solo la loro obiettiva riconoscibilità, ma anche la loro soggettiva ordinazione al riconoscimento.

 

L’avvocato Francesco Scalia ha impugnato quella decisione di fronte al Consiglio di Stato. Ha sostenuto che

la disciplina sulla riconoscibilità del voto punta ad evitare il condizionamento dell’elettore. Chi mi dice di mettere un segno sulla scheda lo fa per controllare che io abbia votato come lui mi ha detto e quindi mi ha condizionato. Che l’abbia detto solo a me o ad ottanta persone è irrilevante. È sempre un condizionamento.

 

Un principio che è stato accolto dal Consiglio di Stato. Primo passo: l’ordinanza che ha disposto la verificazione avvenuta oggi.

Dal controllo sono emerse 59 schede con cerchi, quadrati o triangoli disegnati però tutti in un punto preciso della scheda elettorale: la parola ‘ora’ stampigliata nel simbolo del candidato Ferdinandi.

Inoltre sono emersi 3 voti che non dovevano essere annullati e tutti a favore del candidato avversario, il primario del pronto Soccorso di Cassino Ettore Urbano.

 

Il dottor Ernesto Raio ora ha messo tutto a verbale ed informato il Consiglio di Stato. I giudici apriranno la discussione sulla base di quegli elementi. E decideranno se quei simboli sono il segno di riconoscimento lasciato da elettori che sono stati condizionati.

 

Alle scorse Comunali il distacco tra i due candidati è stato di appena 32 voti: per Ferdinandi hanno votato 1945 persone, Urbano ha avuto i voti di 1913 elettori. I 62 voti di oggi – se verranno ammessi – sono in grado di riscrivere il risultato.

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