Pigliacelli: «Spero rivinca Zingaretti. La rivoluzione? A portata di mano»

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Marcello Pigliacelli si schiera. Su Acea, sul governo della Regione, sullo sviluppo del territorio. E dice che «quattro anni non bastano per cambiare: per questo spero nella vittoria di Zingaretti alle prossime regionali«. L’acqua? «Troppo importante per trasformare il dibattito in un referendum pro o contro Acea: per questo faremo l’incontro tra azienda, comuni e tutti quelli che abbiano titolo per parlare. Ma non i comitati». La Camera di Commercio? «Frosinone e Latina si fonderanno. Il 4 novembre firmiamo il primo atto»

 

Alessioporcu.it – Acea è una polveriera nella quale nessuno osa avventurarsi. Sindaci soprattutto. Lei invece ci è entrato con in mano una torcia accesa e senza problemi ha detto che la risoluzione del contratto sarebbe una follia. Auspicando un tavolo inter istituzionale che superi addirittura l’assemblea dei sindaci.
Il tavolo verrà fatto, non è più un ipotesi. Ho parlato con la Prefettura: sarà lei a presiedere il tavolo. E parteciperà il presidente dell’autorità d’Ambito Antonio Pompeo. La Camera di Commercio verrà rappresentata dal direttore generale, io starò tra il pubblico: non voglio si pensi che organizzo questo incontro per una mia mania di protagonismo. Non voglio che qualche politico a me avverso possa avere problemi dovuti alla mia presenza. Dovrà essere un confronto chiaro e aperto a tutti i consigli comunali, a tutte le istituzioni, coordinato dalla Prefettura, senza le proteste strumentali. Il 4 novembre ho appuntamento con il presidente esecutivo di Acea Ato 5 Paolo Saccani e gli illustrerò l’iniziativa. Ho l’impressione che sia molto disposto a parlare per trovare una soluzione insieme. La questione Acea rischia di avere conseguenze terribili per l’economia del territorio. La stiamo gestendo con una leggerezza allucinante: sta diventando un problema di campagna elettorale. Non è possibile. Il territorio deve pretendere da Acea delle risposte. E solo il dialogo può portarle, il muro contro muro diventa difficile da sostenere quando sembri la parte più debole.  Io non sono né pro e né contro  da Acea, né pro né contro la rescissione. Sono per la mia terra. Ma sono perplesso di fronte a tanti sindaci che danno l’impressione di votare pro o contro Acea. Qui è come per il referendum: bisogna votare per il Paese, non pro o contro Renzi. Allo stesso modo, qui bisogna decidere per il territorio e non pro o contro Acea. Qui si deve trovare una soluzione. E se davvero dovesse emergere che Acea non vuole trovarla deve essere lotta. Ma lotta vera, dura, continua. Non come quella che fanno certi sindaci. Che al mattino votano contro e poi la sera chiedono acqua. Questo, se hai il coraggio, scrivilo.

 

Piaccia o no, quella lanciata sul tavolo è un’idea. Non ne nascono molte in provincia di Frosinone. Eppure, per sollecitarle, lei nel 2010 tentò la creazione di un Think tank, un pensatoio convocando al Fornaci tutte le intelligenze del territorio. Non ha prodotto idee: perché mancano menti capaci di pensarle oppure perché l’egoismo non gli ha permesso di tirarle fuori?
Il pensatoio le idee le ha prodotte eccome. Dal 2010 ad oggi il sistema produttivo di questo territorio ha espresso: un presidente regionale di Unindustria, un presidente della Camera di Commercio, un presidente regionale di Legacoop, un direttore regionale di Coldiretti Lazio. Abbiamo ritenuto che la sede più neutra nella quale collocare il pensatoio fosse la casa di tutte le Partite Iva: la Camera di Commercio. Dove le migliori intelligenze di questa provincia si sono riunite tante volte. E lo abbiamo fatto nel silenzio generale, senza fare gli gli sbruffoni. Abbiamo aperto il tavolo a tutti: sui Cammini di Fede, sull’Incoming territoriale, sul Fab Lab realizzato con tre anni di anticipo sulla Regione, sullo sviluppo della nostra terra a tutto tondo, sulla Smart Province. Si parla tanto di treni veloci ma l’unico progetto concreto rimane il nostro, che ho iniziato in Confindustria e completato ora in Camera di Commercio. E’ pronto. E speriamo di poterlo annunciare tra brevissimo nella sede di Unindustria a Frosinone, Stiamo limando gli ultimi dettagli con il presidente Giovanni Turriziani. Anche se alcune interferenze continuano a rallentare la progettualità. Un pensatoio è un fatto importante: rilanciamo l’idea di un incontro periodico tra le intelligenze di questa provincia. Nel 2012 mi telefonò il segretario generale della Camera di Commercio di Roma, Pietro Abbate. All’epoca era, per me, solo una voce, non lo conoscevo. Non sapevo che lo chiamassero l’Ottavo Re di Roma, per il potere che rappresentava. A quel tempo c’era Arnaldo Zeppieri all’Asi, io in Camera di Commercio, Maurizio Stirpe designato presidente regionale di Unindustria. Abate esordì dicendo: «Buongiorno Pigliacelli, auguri per la nomina. Dove volete arrivare? Tutta Roma parla di questo ‘Sistema Frosinone’ che sta crescendo. Tutta Roma teme questo sistema di aggregazione che parte da Frosinone». Era il luglio 2012. Oggi è ottobre 2016 e devo fare una constatazione: oggi questo ‘sistema Frosinone’ non esiste più. Bisognerebbe chiedersi perché.

 

Perché sono falliti i progetti Interporto e aereoporto?
Non domandarmi cose del Paleolitico. Non farmi perdere tempo su cose non più attuabili. L’idea dell’interporto è nata nel 1987: andava realizzata entro l’inizio degli anni Novanta. Non è stato fatto. E nel frattempo la provincia di Frosinone si è dotata di almeno 4 interporti privati. Oggi la vera rivoluzione sarebbe far diventare un pezzo di quell’area un centro modale per l’autotrasporto: ripensare completamente il sistema del movimento merci in Italia partendo dal Lazio e dalla provincia di Frosinone. Noi possiamo togliere dalle strade almeno 1400 camion al giorno. Questa è la vera sfida. Ed il nostro territorio ne ha una naturale vocazione, ha la fortuna di essere nella posizione migliore per farlo. La direttrice già esiste: a nord gli interporti di Novara e Verona sono i naturali punti di arrivo, serve il collegamento Tirreno – Adriatico. Rendetevi conto che tutto questo dimezzerebbe i tempi di consegna delle merci in Italia. Viaggiando sulla normale linea ferroviria e non sulla superveloce.

 

Strano che la proposta di togliere oltre mille camion dalla strada ogni giorno venga da uno il cui core business sia proprio il trasporto su gomma.
Non sono uno che limita lo sviluppo di un territorio per il proprio tornaconto. Ma qui parlano le cifre. Solo un miope può pensare che gomma e rotaia siano in contrasto. Invece sono complementari. Consegnare le merci in un range di 200 chilometri rende molto di più che consegnarle in un range di 1200 chilometri. E’ un fatto matematico. Se noi camionari potessimo consegnare le merci in un range di 150 – 200 km saremmo le persone più felici del mondo. Siamo costretti ancora a farlo in un range di 3mila chilometri. E’ un mondo vecchio. Obsoleto.

 

Se anche ci fosse uno disposto ad investire in quel progetto, dovrebbe tenere conto dell’inquinamento: nella Valle del Sacco, che è stato un enorme polo industriale per decenni, non si sa ancora se si deve bonificare, dove e da cosa. A queste condizioni, nessuno investirà. Perché non parte la bonifica?
La Valle del Sacco sta diventando un alibi per troppa gente. Il perimetro dell’area inquinata è lungo circa 36 chilometri e largo 3 chilometri. C’è ben altra terra e spazio sui quali poter investire e insediare nuovi siti produttivi. Il discorso è un altro. Noi abbiamo il dovere civico e morale, per i cittadini e per il territorio, di risanare quel pezzo di terra e quel fiume. Lo dobbiamo a noi ed alle nostre coscienze. Si deve fare un progetto vero e di recupero di quei territori. Li dobbiamo restituire agli agricoltori, dobbiamo ridare dignità all’agricoltura ed alle imprese agricole che sono le vere danneggiate. Il resto è fuffa.

 

I consorzi industriali hanno ancora oggi una logica?
Certo. Basta vedere il consorzio industriale di Frosinone. Guidato da un grande presidente sta facendo un buon lavoro. Quello che per anni non è stato fatto. Lo si è iniziato a progettare con il secondo mandato di Arnaldo Zeppieri e poi con Giovanni Proia. E sta trovando attuazione con il verbo di Francesco De Angelis.  Dopo anni di immobilismo, questo consorzio industriale del Nord ha ripreso fulgore e se ne capisce l’utilità. Lo stesso succederà con il piano di risanamento al consorzio del Sud: oggi c’è un buon presidente, c’è un buon CdA, la politica ha capito che deve lasciare spazio anche all’imprenditoria nella gestione. C’è un momento di pacificazione, smettiamola con questo Nord contro Sud. Nessuno ha intenzione di accorpare Asi e Cosilam. E sia chiaro: senza consenso dei soci, l’accorpamento non lo può fare neanche Cristo. Chiaro? Smettiamola con l’ipocrisia.

 

Chi governa oggi il territorio è all’altezza?
L’assessore regionale Fabiani ha fatto un grande e straordinario lavoro. Lo dicono i bandi. Quella che sta lavorando in Regione è una buona giunta e gli auguro di rivincere. Mi auguro che Nicola Zingaretti rivinca alle prossime elezioni. Perché la Regione ha bisogno di continuità : quattro anni sono pochi per risolvere i problemi. Anche otto sono pochi. Sono un uomo di centrodestra. Ma mi auguro che questa giunta continui. Non se ne viene fuori se ogni quattro anni si cambia cavallo e si cambia sella. Si deve iniziare a ragionare pensando alle generazioni future ed a quello che gli vogliamo lasciare.

 

Questo territorio non esprime un sottosegretario o un vice ministro dai tempi di Schietroma: colpa del territorio o del livello dei politici?
Colpa della politica. Non è un problema di livello. Abbiamo eletto gente che non sa neanche cosa ci sta a fare dove l’abbiamo mandata. Ci auguriamo che il prossimo governo sappia rappresentare questa terra. Se vuole farlo, gli basta gettare uno sguardo per vedere che esiste una persona che sta lavorando bene, che ha lavorato bene in regione, che ha portato risultati anche quando è stata su scenari internazionali. Secondo me è deputato a fare grandi cose per questo Paese. Se lo merita.

 

Gli industriali hanno acquisito più rappresentatività dei politici, sullo scenario regionale e nazionale: cosa hanno portato al territorio?
Non pervenuto.

 

Va di moda l’accorpamento e la semplificazione. Quello delle Province è stato un disastro. Ora sul possibile accorpamento delle camere di Commercio cosa prevede?
Sarà un grande accorpamento: uniremo le Camere delle due Province. Siamo nella fase del fidanzamento. Il 4 novembre ci sarà la delibera di fusione della Camera di Commercio di Frosinone. Lo stesso giorno ci sarà quella di Latina. Ci sposeremo a breve. Una cosa mi sorprende. La politica di questo territorio alza l’attenzione quando c’è la possibilità di perder qualcosa: Prefettura, Asl… Sul rischio di perdere la Camera di Commercio a favore di Latina non o sentito una voce. L’unico è stato il mio amico Francesco De Angelis. Mi ha chiesto ‘Posso fare qualcosa’? Gli altri: un silenzio assordante. Fossi la mia presidenza, il vero problema? Si preferisce perdere la Camera di Commercio pur di togliere di mezzo la mia presidenza? A pensar male – come diceva Andreotti – si fa peccato ma spesso ci si indovina…

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