Pigliacelli: il mitra e l’ulivo

Marcello Pigliacelli più impegnato di un ufficio del Telegrafo a mandare messaggi: da Teleuniverso fronde di ulivo a Stirpe ed a Ottaviani. Cespi di rovi per Anita ed un po' per Confindustria

Segnali. Tanti segnali. Marcello Pigliacelli è più attivo del telegrafo della Reuters nel giorno in cui la borsa di New York stava per crollare. manda segnali in continuazione dal salotto di A Porte Aperte su Teleuniverso. A Maurizio Stirpe, a Nicola Ottaviani, a Giovanni Acampora presidente di Confcommercio Sud Lazio, ad Anita ed i vertici nazionali della principale associazione dell’autotrasporto, a Confindustria che ha nella pancia quell’associazione ed un problema.

Arriva con venti minuti di ritardo negli studi. Fino a quaranta minuti prima era a Roma a viale dell’Astronomia, per partecipare alla riunione dei presidenti di Camera di Commercio espressione di Confindustria. Lì gli hanno detto che l’associazione si schiera a favore delle fusioni, non sta con quelli che vogliono bloccarle.

Camicia bianca e giacca in grembo, di ritorno dalla riunione, Pigliacelli esordisce in trasmissione annunciando «il futuro non si arresta: fondendo due piccole Camere di provincia arriveremo a pesare più della Camera di Venezia, di Bologna, di Torino, di Firenze. E quando andremo a presentare i nostri progetti, se elaborati in maniera intelligente, avranno più peso di oltre altre città».

Pigliacelli rivendica il merito di avere avviato, con un anno di anticipo sulla legge, il progetto di accorpamento delle due Camere. Un futuro che a Frosinone era stato anticipato proprio perché qui si voleva fare una fusione “Ante legem”, prima della legge, ma il percorso si bloccò. Chi lo bloccò? Pigliacelli non lo dice, sguscia come un’anguilla. Ma poi si fa scappare un «A Roma non conveniva» e questo perché Frosinone e Latina insieme sposterebbero gli equilibri della Regione. E togliere peso specifico a Roma.

«Ce la battiamo con tutti» dice Pigliacelli che aggiunge «Roma non ha le imprese, quelle vere, quelle che trainano l’Italia»”. E poi difende il territorio «Non siamo così indietro, anche a livello di infrastrutture». E qui ritorna il sogno, il ponte che unisce Frosinone e Latina, due territori forti, che si fondono e che a livello di Camere di Commercio supera Venezia, Firenze e Torino. È questo per Pigliacelli il futuro del Lazio sud.

E allora chi non vuole questa unione? «Un’associazione – dice Pigliacelli – e non è Confindustria».

Poi si passa ai segnali. Chiari e senza bisogno di sottotitoli. Il “Sistema Frosinone” è quello che porta la firma di Maurizio Stirpe, prima presidente di Unindustria, poi vicepresidente di peso di Confindustria Nazionale. «Il mio presidente – dice Pigliacelli – quello che è riuscito a rinnovare il contratto Federmeccanica, un contratto che si studierà sui libri e porta la firma di Stirpe marchiata a fuoco».

Quel contratto che Anita, l’associazione dell’autotrasporto guidata dal colosso Fercam non ha voluto rinnovare, e che poche ora prima della trasmissione ha portato Marcello Pigliacelli e la sua azienda ad uscire, sbattendo la porta. (leggi qui ‘Pigliacelli molla Anita’) «Anita si è indebolita ed anche la sua dignità». Chiarissimo il presidente nella sua crociata contro chi porta i camion italiani all’estero per pagare di meno gli autisti e le tasse.

«L’Italia è ripartita, ma se si fermano gli imprenditori seri nel trasporto l’Italia resta ferma a casa».

Pigliacelli imprenditore. Pigliacelli Confindustriale. Pigliacelli che sotto le cuffiette e la sciarpa ha una dote: saper fare squadra. E così ha portato a termine una serie di operazioni.

Un’operazione? Il Cosilam. Pigliacelli ammette di aver pilotato l’operazione che ha tolto il consorzio dalle grinfie della Politica ed ora – annuncia – lo salverà dal fallimento. I dipendenti? Per Pigliacelli il loro futuro dipende dalla mission. Tagli? Non al loro numero. Ma dovranno rinunciare a qualcosa.

Un’altra: l’Asi. Francesco De Angelis è stato scelto perché serviva un politico, gli imprenditori non avrebbero retto un altro come loro – dice il Presidente – che poi ricorda la rielezione di Zeppieri all’Asi. «Convinsi Iannarilli con un bacetto, lui capì. Me lo chiese Stirpe, serviva uno di noi».

Acea. “Il territorio la guerra la perderà, noi dobbiamo portare il gestore a capire quello che vogliamo non fargli una battaglia senza senso». Per Pigliacelli ci vuole buon senso, quello che non ci fu nell’assemblea al Fornaci quando lui è Nicola Ottaviani quasi arrivarono alle mani. «Se fossimo stati meno umorali io e Nicola avremmo vinto, ma ora ci siamo riavvicinati e a discapito di chi tifava per questo riavvicinamento. Io ho sbagliato e lui anche, ma lo abbiamo capito». Ma non rinuncia alla stoccata: «Ci siamo riavvicinati molto, io e Nicola Ottaviani. Ma, stranamente, proprio chi mi diceva che stava lavorando per il nostro riavvicinamento, non mi ha fatto nemmeno una telefonata quando tutti hanno saputo che il presidente della Camera di Commercio ed il sindaco di Frosinone erano tornati a parlarsi». A Mario Abbruzzese, a casa, fischiano le orecchie.

Il nuovo presidente della nuova camera di Commercio Frosinone – Latina? Sempre a Teleuniverso, il presidente della principale associazione per numero di iscritti, Giovanni Acampora di Confcommercio ha detto «Non possiamo mandare chiunque in giro per l’Europa a rappresentarci». E Pigliacelli rilancia: «Alto, capace e suadente. Non posso essere io. Ma vi dico che se per la fusione fosse necessario un mio passo indietro, lo farei subito. Il cappello da comandante te lo da il popolo».

Allora Marcello Pigliacelli, non vuole fare il presidente? No, anzi, forse sì. Lui si mette a disposizione e giura che si spenderà per le due province, allo stesso modo. Due territori con una sola testa, insomma il coronamento del suo sogno.

L’ultima pietra del ponte.