Più moderatore che moderato: la metamorfosi del Pd

Il Pd e l'allargamento dei confini. Operazioni come Visione Comune ma anche Volume di Antonio Pompeo. Che ha condotto ai nuovi equilibri interni. I limiti nella città di Frosinone. E la riflessione non più rinviabile

Antonio Pompeo si è scoperto nelle vesti di moderatore di un dibattito con sei donne di successo che hanno raccontato le loro storie nel corso di un convegno dell’associazione Volume, da lui stesso ideata e fondata.

Quando Pompeo diede vita a Volume fu chiaro che fosse il primo passo per allargare il recinto di un Partito Democratico nel quale stava decisamente stretto. (Leggi qui Piacere, Antonio Pompeo: e ora alzo il Volume).

E che fosse un’operazione necessaria lo dimostrano gli eventi di questi giorni: il Pd per sua natura è un luogo con tantissime sfumature “per essere al passo con la società in continua evoluzione che ci candidiamo a guidare”, insegnava Gramsci. Volume è servita ad aggregare una serie di forze che non si riconoscono nel Pd ma non ne sono troppo distanti e rischiavano altrimenti di aggregarsi sotto altre forme. Come dimostra l’evento in calendario oggi a Roma. (Leggi qui Tutti i nomi di Visione Comune: ma non dite che è un Partito).

Effetto schiarita

Antonio Pompeo con Sara Battisti

L’utilità dell’operazione è stata chiara già lo scorso autunno cioè da quando è cambiato tutto nei rapporti interni al Pd con la schiarita totale con Francesco De Angelis, leader di Pensare Democratico. (Leggi qui La guerra nel Pd è finita, votate in pace).

Quell’intesa è stata fondamentale per ottenere le vittorie al Comune di Sora e alla Provincia.

Ed ha legittimato l’aspirazione di Antonio Pompeo per una candidatura alle Regionali in una lista nella quale ci saranno anche gli attuali consiglieri Sara Battisti (vice Segretario Pd nel Lazio) e Mauro Buschini (coordinatore della maggioranza Zingaretti in Regione).

Una matassa senza bandolo

Antonio Pompeo e Pierpaola D’Alessandro

Ad oggi tutto sommato il Pd ha ancora la maggioranza degli amministratori del territorio ed indica i presidenti del Consorzio industriale della regione Lazio (Francesco De Angelis) e della Saf (Lucio Migliorelli). Il problema è a Frosinone, nel Comune capoluogo, per il quale si sono scomodati Nicola Zingaretti e Bruno Astorre.

Frosinone è diventata una specie di caso all’interno del Partito e se il centrodestra di Nicola Ottaviani e Riccardo Mastrangeli dovesse centrare il terzo successo consecutivo, allora la situazione peggiorerebbe ancora. Però è irrealistico pensare che l’ennesima sconfitta a Frosinone travolgerebbe il Pd. Questo non potrà succedere, perché sono ormai dieci anni che il partito di Francesco De Angelis e Antonio Pompeo nel capoluogo perde sistematicamente e non riesce a trovare il bandolo della matassa per un rilancio vero.

La dimostrazione di questa situazione sta nel fatto che ad oggi ha risposto presente il capogruppo uscente Angelo Pizzutelli ma non hanno ancora ufficializzato la loro discesa in campo a sostegno del candidato sindaco Domenico Marzi proprio i nomi storici del Partito Democratico a Frosinone. È il caso dell’ex sindaco Michele Marini; del candidato sindaco di 5 anni fa Fabrizio Cristofari; dell’ex presidente d’Aula Norberto Venturi. Ed accanto a loro non ha cominciato ad attecchire una generazione nuova, portatrice delle sensibilità delle nuove generazioni.

La riflessione non rinviabile

Non ci si può ricordare delle sconfitte solo quando ci sono le elezioni comunali. Stavolta il Pd sarà unito e farà la sua parte fino in fondo, ma le candidature vanno pensate e costruite negli anni. Come le alleanze.

Dimostra che a questo aspetti non si è proprio pensato la spaccatura del centrosinistra: fanno riferimento a quell’area ben tre candidati sindaco: Domenico Marzi, Vincenzo Iacovissi (Socialisti e Nuovo Centrosinistra), Mauro Vicano (l’ex Dg Asl che puntava ad essere il candidato unitario).

Può succedere che ad Alatri finisca un ciclo, come terminò a Frosinone nel 2012 dopo tre vittorie di fila del centrosinistra. Non può succedere invece che si resti tanto tempo senza un progetto di rinascita del Partito in un Comune che è il capoluogo.

Forse dopo le elezioni di giugno De Angelis e Pompeo dovranno parlare di questo.