Pizzutelli: «Il Pd ci ha offerto due assessorati, una porchetta, mezzo Collovati»

Laura Collinoli

Giornalista Il Regionale

 

Interrogativi e domande tra il serio e il faceto, con qualche punta di aceto che non guasta mai.
Ironia. È la parola d’ordine di una campagna elettorale presa sul serio ma raccontata attraverso questo strumento difficile e per molti incomprensibile. Che si insinua così, in maniera irriverente, ma che poi è in grado di cambiare le coscienze. Di stravolgere e sconvolgere. Di spaccare un sistema. Quello dei luoghi comuni, della normalità al ribasso, di un Paese spesso vittima di quell’odioso modo di dire che si traduce in “embè che fa“, giustificando tutto e tutti.
Stefano Pizzutelli, candidato sindaco di Frosinone in Comune, ha fatto e fa dell’ironia un’arma importante. Un folle? Forse, ma una cosa è certa, “la libertà comincia dall’ironia“. L’ha scritto Victor Hugo, uno che di sfumature dell’animo umano capiva qualcosa.

 

Alessioporcu.it – Candidarsi alla carica di sindaco di Frosinone senza avere dietro le ‘truppe cammellate’. Niente Pd e niente Forza Italia, giusto per citare due schieramenti pesanti. È follia o cosa?
Stefano Pizzutelli – E’ la cosa più divertente che mi potesse capitare. Non credo di essere mai stato così di buonumore. Guardare i deliri dei partiti tradizionali con tutti gli esponenti di punta che si pugnalano alla schiena l’un l’altro per decidere come decidere le regole dei preliminari delle primarie, mentre noi stiamo incontrando mezza città per disegnare il nostro programma, mi mette addosso un’allegria sconfinata.

 

Hai già fatto il consigliere comunale con il Partito Socialista e tuo padre è stato punto di riferimento dei socialisti in provincia di Frosinone, oltre che vicesindaco del capoluogo e assessore regionale. Cosa sei allora, il vecchio che torna?
Mio padre è un guru: se io avessi un centesimo della sua competenza, della sua esperienza, della sua temperanza, della sua saggezza, sarei il miglior sindaco degli ultimi 150 anni. Ma tutti sanno, io per primo, che siamo molto diversi: sono l’unico figlio che non fa il suo stesso lavoro, anche se lui si chiede ancora come io faccia a sbarcare il lunario. Ma certamente, anche se i suoi consigli valgono oro, non c’è alcun revival dei bei tempi andati. Frosinone In Comune è un esperimento nuovo, nuovissimo, un progetto civico che vuole rovesciare l’approccio ai problemi della città.

 

Frosinone in Comune ha già un IBAN e in maniera trasparente tutti potranno fare delle donazioni che poi saranno giustificate in maniera pubblica. Ma perché un cittadino dovrebbe donarvi pure cinque euro?
Usciremo molto presto con la campagna per la trasparenza. Il progetto di Frosinone In Comune non è mio, ma di chi ci vuole stare dentro. E ci si sta dentro perché pensiamo che in questa crisi di rappresentanza ogni cittadino, con noi, può costruirsi il movimento, il partito che vuole votare. E poi, con un contributo, un pezzo di movimento, di progetto è suo. Appena sarà on line il sito pubblicheremo ogni settimana il dettaglio delle entrate per i contributi e delle uscite, per le spese della campagna e quindi tutti potranno sapere con certezza chi ci finanzia e che ci facciamo con i soldi che riceviamo.
Poi, quando la città sarà invasa dai bei faccioni incravattati sui manifesti e sulle vele che intaseranno gli incroci, inizieremo a chiedere a ognuno dei nostri avversari di fare sapere ai cittadini con quali soldi li ha pagati, quei manifesti e quelle belle immagini photoshoppate. Magari capiremo un po’ di più su certe scelte disgraziate delle ultime giunte.

 

Pensi che la tua sia una risposta competente al ‘grillismo’ inconsistente?
Il grillismo nasce come una delle possibili risposte ad una profondissima crisi di rappresentanza dei partiti. Lo spontaneismo, il potere dal basso, sono interessanti. Ma una cosa è fare gli estremisti da tastiera e una cosa è governare, amministrare. L’improvvisazione, l’incompetenza fanno danni terribili.

 

Siete partiti come progetto civico, ma è proprio sicuro che se domani dovesse bussarvi il Partito Democratico voi non cedereste? Magari per uno o due assessorati?
Quelli del PD ci hanno già offerto due assessorati, un paio di culturisti per appendere i manifesti, una porchetta di Ariccia e la comproprietà di Collovati. Che dire? Ho letto il comunicato per le loro primarie: vogliono coinvolgere chi ha la loro stessa piattaforma politico-programmatica. Visto come hanno fatto opposizione in questi quattro anni, deduco che la loro piattaforma politico-programmatica sia la stessa di Ottaviani.

 

Diciamo due cattiverie sulle passate giunte comunali, una di centrosinistra e l’altra di centrodestra. Giusto per non fare torti.
La giunta Marini, tranne qualche eccezione, è stata la dimostrazione che avere un mucchio di preferenze è una cosa e amministrare una città è tutt’altro: piccolo cabotaggio e politica del favoruccio. La giunta Ottaviani, con tutta quella giostra mi ha fatto venire l’emicrania. Perle a go go: il rally a via Aldo Moro, il delirio della stazione, con il capolinea dei pullman a mezzo chilometro dalla stazione e un groviglio di strade senza senso, l’asfalto rosso e i led già spenti sui marciapiedi di corso della Repubblica, lo smantellamento dei servizi sociali che dovremo ricostituire, la presunzione di onnipotenza che scivola nell’insulto. Posso andare avanti per un altro centinaio di righe?

 

Frosinone in Comune che cos’ha di più?
Una squadra che sta lavorando per finire di raccogliere le idee per disegnare la nuova città. L’allegria che nasce dalla consapevolezza di essere nel giusto. Secondo te, è più bello lavorare per un progetto entusiasmante per riscrivere la mobilità della città, i servizi alla persona, per inventare parchi giochi per bambini, per fare di Frosinone una città guida, oppure passare il tempo a cercare preferenze con la cenetta e il buono benzina?

 

Chiudiamo con il gossip. È la solita macchina del fango oppure è vero che hai dormito otto mesi insieme ad Alessio Porcu?
Ognuno ha il suo scheletro dell’armadio, questo è il mio. Posso dire che io stavo sopra… ma era un letto a castello durante il servizio militare.