Pnrr, chi controlla la situazione a Frosinone?

L'allarme lanciato a livello nazionale. Le rassicurazioni della premier. La posizione della Lega. Ma intanto sui territori la situazione non è diversa. A che punto è il Pnrr in provincia di Frosinone. Soprattutto: ma chi dovrebbe saperlo?

Roberta Di Domenico

Spifferi frusinati

È il tema del momento. Tanto che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella non più tardi di 3 giorni fa ha lanciato un velato ma significativo warning. Ed il premier Giorgia Meloni ha tentato di riassicurare tutti: sui tempi e sugli obiettivi da centrare. Ma anche il vice premier nonché leader della Lega Matteo Salvini ha detto la sua: sostenendo che ipotizzabile rinunciare ad  una parte dei fondi.

I leader delle opposizioni hanno accusato il Governo di ritardi e incapacità. Per finire con la Corte dei Conti che nella sua ultima relazione alle Camere ha evidenziato come “oltre la metà delle misure interessate dai flussi, mostri ritardi o sia ancora in una fase sostanzialmente iniziale dei progetti”.

Stiamo parlando dei fondi del Pnrr. Una montagna di soldi destinati all’Italia dall’unione europea.

CHE COS’E’ IL PNRR?

La sede della Banca Centrale Europea Foto © Sergio Oliverio / Imagoeconomica

L’Unione Europea ha risposto alla crisi pandemica di Covid-19 con il Next Generation EU. È un programma di portata e ambizione inedite: prevede 750 miliardi di euro in investimenti, riforme per accelerare la transizione ecologica e digitale.

Per l’Italia il Next Generation EU rappresenta un’opportunità imperdibile di sviluppo, investimenti e riforme. Per accedere ai fondi ciascuno Stato membro ha predisposto un piano: si chiama Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza (PNRR – Recovery and Resilience Plan). Lì ha inserito un pacchetto coerente di riforme e investimenti per il periodo 2021-2026.

Il Piano è stato presentato alla Commissione UE in via ufficiale dal Governo italiano il 30 aprile 2021. Il 13 agosto di quell’anno la Commissione europea prende atto della valutazione positiva del PNRR ed ha erogato all’Italia 24,9 miliardi a titolo di prefinanziamento (di cui 8,957 miliardi a fondo perduto e per 15,937 miliardi di prestiti), pari al 13% dell’importo totale stanziato a favore del Paese.

L’Italia è la prima beneficiaria, in valore assoluto, dei due principali strumenti del Next Generation EU: il Dispositivo RRF (per la Ripresa e Resilienza) da 191,50 miliardi di euro; il Pacchetto REACT di Assistenza alla Ripresa per la Coesione e i Territori d’Europa, da 13 miliardi di euro.

Un’occasione epocale ed irripetibile per l’Italia.

QUAL È LO STATO DELL’ARTE?

(Foto © DepositPhotos.com)

Lo hanno esplicato bene in queste ore, due realtà di assoluto rilievo: la Corte dei Conti appunto e lo studio condotto dall’Osservatorio di The European House – Ambrosetti, presentato alla 34esima edizione del Workshop “Lo Scenario dell’Economia e della Finanza” organizzato a Villa D’Este a Cernobbio.

Laddove è emerso che “Del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza solo il 6% dei finanziamenti è stato speso e solamente l’1% dei progetti è stato completato. Inoltre il 65% dei progetti passa dai Comuni e il 60% di questi passa dai Comuni con meno di 5.000 abitanti, con notevoli difficoltà nella gestione dei progetti stessi”. Perché mancano le strutture per approntare i progetti, avviarne l’iter, metterli a terra e farli diventare opera concreta.

Uno scenario certamente poco rassicurante per l’Italia. Deve tenere tutti in allarme: Governo, opposizioni, Regioni, Enti locali, associazioni datoriali e sindacali. Tutti nessuno escluso.

QUAL È LA SITUAZIONE IN PROVINCIA

Luca Di Stefano

Questa è la domanda delle domande. In teoria dovrebbero essere la Provincia di Frosinone ed il suo presidente Luca Di Stefano ad avere in mano la fotografia di quello che sta succedendo sul territorio provinciale e nei vari comuni circa l’utilizzo dei fondi PNRR . In molte province italiane non è così. Ed un dato fa capire quanto la provincia di Frosinone sia in affanno come le altre province italiane.

Il primo marzo scorso il presidente Luca Di Stefano ed il presidente del Consiglio Provinciale Gianluca Quadrini hanno convocato a palazzo Iacobucci le parti sociali,  i rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl e Uil. Nel comunicato stampa era scritto che  “L’Amministrazione provinciale di Frosinone sta lavorando alla nascita di una cabina di regia per la gestione delle risorse derivanti dal Pnrr e dai Fondi strutturali europei (Fse). L’intento è che la struttura non sia soltanto tecnica ma coinvolga anche le parti sociali”.

Iniziativa senz’altro importante e meritoria. Ma significa che a quella data la cabina di regia non c’era. E meno ancora c’è stata in precedenza. Cioè quando bisognava decidere i progetti. Più di ora che è invece il momento di metterli a terra. Di cosa ha bisogno la provincia di Frosinone dal Pnrr? Quali opere sono in grado di cambiare l’assetto del territori, evitare che domani spenda di più ed abbia così le risorse per restituire il prestito ricevuto dall’Europa?

Se siamo alle cabine, significa che è mancata la strategia a monte. In un territorio che ancora non ha chiaro chi è e dove vuole andare. (Leggi qui: Il destino di un comparto).

La visione di insieme

Mastrangeli e Ottaviani

Ciò che è mancato è la visione d’insieme. Nicola Ottaviani vide che l’ospedale Spaziani era troppo piccolo: tra le risate generali presentò il progetto per raddoppiare l’attuale struttura. La pandemia ha dimostrato che l’allora sindaco aveva avuto una visione di prospettiva. E infatti oggi sta raccogliendo dallo Stato i fondi con cui il suo successore Riccardo Mastrangeli realizzerà l’opera.

Allo stesso modo, Francesco De Angelis presidente del Consorzio Industriale del Lazio ha avuto la visione dell’autosufficienza energetica per le industrie dei poli che amministra. Ed a Patrica sta prendendo forma il polo dell’Idrogeno da immettere nella rete del gas (opportunamente adattata) per dare una marcia in più alle fabbriche, ad un costo inferiore e senza dipendere dalle forniture estere.

I Comuni hanno partecipato al bando per le eco isole e migliorare la differenziata. Ma l’impressione è l’assenza di una strategia nel sistema Paese e sui territori. Ciò anche in considerazione del fatto che, su  171mila progetti candidati ai finanziamenti del Pnrr, per un importo complessivo di 180 miliardi, ben il 65% ha come titolare un Comune italiano. E guardando solo a questi, oltre 111mila, più del 60% ,arriva da Comuni con meno di 5mila abitanti.

Che qualcuno, a livello locale, dovrebbe forse monitorare. La famosa cabina di regia. Che ora dovrà esaminare. Perché non è chiaro dove si stia andando. Ma meglio sarebbe stato se l’avesse fatto a monte. Nel senso che andava fatta una fotografia della situazione attuale, con tutti i 91 Comuni della provincia coinvolti. Per fare, grazie all’utilizzo dei fondi del PNRR, una proiezione futura in termini infrastrutturali, per creare sviluppo e possibilmente anche occupazione. Creando anche dei progetti intercomunali. Puntando alla crescita complessiva del territorio.

Ma si è guardato solo  il dito, mentre il realtà il PNRR indicava la luna.