Politica distinta e distante In agguato c’è l’ammuina (di C. Trento)

Si vota per il rinnovo del Consiglio Provinciale. Ma dopo il referendum nulla è stato cambiato: cittadini ancora tenuti fuori. Niente Camera di Commercio unificata. E niente emergenza rifiuti: bastava un po' di buon senso

Corrado Trento

Ciociaria Editoriale Oggi

Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Il vecchio adagio vale soprattutto per la politica, anche quella locale. Oggi si vota per le provinciali, un’elezione lontanissima dalla gente normale, dai cittadini, che neppure partecipano. Alle urne vanno gli addetti ai lavori, sindaci e consiglieri comunali. Più di mille persone. Ma in quel che resta dei Partiti non si parla d’altro da settimane.

I leader sono tutti impegnati nelle valutazioni del “voto ponderato”. Una locuzione introdotta dalla riforma Delrio, che nella sostanza vuol dire che la preferenza espressa dagli amministratori dei Comuni più grandi conta maggiormente. Ci sarebbe da chiedersi, al di là di ogni altra valutazione, per quale motivo l’impianto della Delrio sia intatto nonostante siano passati due anni e mezzo dalla bocciatura del referendum costituzionale. Visto che le Province sono rimaste, per volontà popolare, enti di rilievo costituzionale.

Cioè, i cittadini non votano dopo che gli stessi cittadini hanno sostanzialmente detto che quella riforma va abrogata. Mistero della fede.

Anzi, più semplicemente paradosso di una politica italiana incapace storicamente di essere sintonizzata sulle frequenze del Paese reale. Nel frattempo le Province sono state declassate a… secondo livello, con meno personale e sempre minori risorse. Pur avendo mantenuto una centralità non soltanto politica, in materie come la manutenzione delle scuole, delle strade, ma anche su temi come la gestione delle risorse idriche e dei rifiuti.

Eppure oggi nessuno vuole perdere. Il perché è semplice nella sua evidenza: i seggi da consigliere provinciale servono in un’ottica di stanza di compensazione. Per mantenere equilibri, per marcare rapporti di forza interni, per far capire “urbi et orbi” chi è che dà le carte. Nel Partito, nella coalizione, perfino in una prospettiva trasversale.

Insomma, uno scenario da “palazzo della politica”. Funzionale però agli incastri di quelle “sacrestie” politiche in servizio permanente effettivo. Chiunque governi, chiunque stia all’opposizione, chiunque abbia la maggioranza. Sempre più effimera per la verità.

Pericolo effetto domino nei Comuni

In ogni caso i risultati delle Provinciali possono influire sulle dinamiche dei vari Comuni. A cominciare da Frosinone, dove peraltro in settimana si vota il bilancio. Ma pure a Sora, Alatri, Anagni, Ceccano, Ferentino sarà interessante capire chi ha votato per chi. Quanti e quali voti mancheranno all’appello della maggioranza ma pure dell’opposizione.

Nel capoluogo per esempio ci sono tre candidati delle Lega e due del Pd. Derby infuocati, con gli “allenatori”che rischiano l’esonero nel caso di sconfitta non gestibile.

Nel Carroccio si conteranno il gruppo consiliare, il coordinatore cittadino (Domenico Fagiolo), il sindaco (Nicola Ottaviani) e l’outsider (il Polo Civico di Gianfranco Pizzutelli). Nei Democrat da una parte Vincenzo Savo, dall’altra Alessandra Sardellitti. Il primo, dell’area di Francesco De Angelis, appoggiato dal circolo cittadino ma pure da Fabrizio Cristofari e Angelo Pizzutelli. La seconda, della componente di Antonio Pompeo, avrà il voto di Norberto Venturi e, forse, di Stefano Pizzutelli.

Nel centrosinistra c’è sempre qualche resa dei conti da consumare. In fondo, invertendo il celebre ragionamento di Karl von Clausewitz, la politica non è altro che la prosecuzione della guerra con altri mezzi.

Ente camerale e Consorzio unico Canone inverso

Tramontata l’ipotesi di una Camera di Commercio del Basso Lazio. Unica tra Frosinone e Latina: le sentenze del Tar ma anche la mancanza di una reale volontà politica hanno affossato il progetto. Anche se il decreto per il via libera era arrivato sulla scrivania del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti.

Mancava soltanto la firma. Sarebbe stato l’ottavo ente del genere in Italia, in grado di avere un “peso” enorme al tavolo delle trattative nazionali e regionali. E la sinergia tra le due province sarebbe fondamentale sul versante economico e dell’assegnazione di fondi e finanziamenti.

In ogni vaso resteranno due Camere di Commercio diverse. Nella perfetta logica italiana secondo la quale non esiste nulla di più duraturo del provvisorio. Contemporaneamente però la Regione accelera sulla costituzione del Consorzio industriale unico del Lazio, con il commissario Francesco De Angelis, che adesso ha un cronoprogramma preciso da rispettare.

La domanda è: quale la rotta da seguire? Quella dell’accorpamento per contare di più o quella di mantenere i presidi territoriali per esaltare i localismi? Intanto però, restando alla provincia di Frosinone, si allunga l’elenco delle occasioni perdute. Amazon va verso Colleferro, dove realizzerà un polo logistico. Qualche anno fa poteva farlo in Ciociaria, ma come sempre trionfò il principio del “vorrei ma non posso”.

Emergenza rifiuti scongiurata Basta il buon senso

Evitata per un soffio l’emergenza rifiuti. Almeno per adesso. Il Tar ha accolto l’istanza della Regione, revocando la sospensiva. Dunque la discarica di Roccasecca potrà lavorare in attesa della decisione finale fissata per il 16 aprile.

Sia la Regione Lazio che la Saf avevano prospettato i possibili scenari, quelli dell’immondizia per strada. Tenendo conto, anche in prospettiva, delle difficoltà che lo stop alla sopraelevazione potrebbe causare all’impianto di Roccasecca, ai Comuni del frusinate e anche a Roma. Nell’istanza la Regione ha scritto: «Una vera e propria tragedia che si ha il dovere di rappresentare al giudice amministrativo». E ancora: «Si tratta, allora, di impedire una potenziale, catastrofica, condizione allarmante e pericolosa: e qui il pericolo non è un attentato al paesaggio (pur pregevole) di Roccasecca, ma alla salute collettiva di centinaia di migliaia di cittadini che vivono in vari territori della Regione Lazio».

La Ciociaria non ha mai vissuto l’emergenza rifiuti per un ciclo di trattamento che funziona. Ma per continuare su questa strada servono competenza, coraggio, responsabilità e buon senso. Da parte di chi amministra questo territorio, ai vari livelli.

Demagogia e populismo producono soltanto ammuina.

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