Pompeo, un posto in prima fila nella Milano dei diversamente renziani

A Milano l'assemblea nazionale di Base Riformista. Il presidente dell'UCI Lazio Antonio Pompeo chiede un Pd che riparta dai territori. Le posizioni di Beppe Sala e Dario Nardella. Le esortazioni di Franceschini. Le certezze di Decaro

Il Partito Democratico? «Deve ripartire dai territori, dal buon governo delle amministrazioni locali: dal contatto con la gente ed i loro problemi. Solo tornando alle sue origini potrà nuovamente assumere la guida del Paese». Non ha dubbi Antonio Pompeo. Il presidente della provincia di Frosinone e dell’Unione delle Province del Lazio lo dice dal palco dell’assemblea nazionale di Base Riformista, l’ala dei diversamente renziani che hanno deciso di rimanere nel Pd. E che a Milano si sono incontrati per tessere un Partito che sia alternativo alla narrazione zingarettiana.

Cotonato come se fosse appena uscito dal municipio di Ferentino, Antonio Pompeo passa da un big all’altro declamando la sua ricetta. Chiede di cambiare il Paese partendo dal basso: dai suoi campanili, dalle sue province, dalle sue diversità, dalla sintesi che bisogna essere capaci di fare.

Nello stesso tempo, si costruisce una strada che potrebbe dargli un posto in prima fila quando si decideranno le prossime candidature. Ma a Milano si sta pensando al post Zingaretti?

La versione di Lotti

Luca Lotti

A rispondere in questo caso è Luca Lotti. “No, stiamo cercando di dare a Zingaretti tutte le energie migliori di un Pd che ha voglia di dare una mano. Siamo qui per dirgli ‘Nicola ci siamo, ti vogliamo dare una mano‘. Il congresso è finito, i nostri cittadini, i nostri militanti e i nostri iscritti ci chiedono unità, per questo vogliamo dire a Nicola Zingaretti, ad Andrea Orlando, a Dario Franceschini, che noi ci siamo e vogliamo lanciare la sfida per un Pd unito“.

Il clima non è dei migliori. La mattinata si è aperta con le dichiarazioni del senatore Zanda su Matteo Renzi che metteva in cassa integrazione il personale Pd mentre raccoglieva milioni di euro. “Ho letto in qualche intervista – ha aggiunto Lotto – un po’ di acredine e risentimento, ma la politica non si può fare con i risentimenti. Noi oggi vogliamo dire basta risentimento e basta polemiche, troviamo insieme un modo per portare avanti quelle energie e quelle idee e quelle forze che solo un Pd unito ha“.

Il Pd deve parlare

Su questo punto Luca Lotti e Antonio Pompeo hanno la stessa visione: il Pd deve imparare a parlare con le aree che gli sono vicine. E “con chi ha voglia di discutere, di dialogare e di riportare al centro le politiche di centrosinistra, il Pd deve parlare. Il Pd non può avere paura di aprirsi, deve dialogare con tutti. Vogliamo un Pd che abbia la forza e il coraggio di portare avanti quello per cui è nato“. L’unica differenza è che uno dei due parla e pensa a Nicola Zingaretti, l’altro a Francesco De Angelis, il leader di Pensare Democratico nel Lazio che ha già versato la caparra per la prossima candidatura in Parlamento. Forse a suo discapito.

Un Pd capace di vincere

Beppe Sala

Nello stesso confronto al quale è stato chiamato Antonio Pompeo ha parlato pure Beppe Sala, il sindaco di Milano.

Ha sostenuto che “Il Pd deve dimostrare di essere capace di vincere, non di indicare quello che dovrebbe essere, e il coraggio di farsi un pochettino da parte se vuoi che qualcuno contribuisca alla grandezza del tuo futuro“.

Sala però non è un tesserato Pd. È un esponente di quell’area che ruota intorno al Pd. “Il tema – sottolinea – non è crearci dei confini, i confini li danno le idee, il mio invito al Pd, da persona che non ha la tessera, è solo di essere conseguenti: anche quando il nostro, vostro segretario dice apriremo, il mio invito a Nicola non è che puoi aprire al 10%. Apprezzo l’idea di Gori, ma non è sufficiente che ci mettiamo cinque sindaci in un’assemblea di 120 persone. Ci vuole di più“.

Andare oltre il Pd

Getta un ponte il sindaco di Firenze, Dario Nardella. “Dobbiamo aprirci al punto da andare oltre il Partito democratico. Il nostro partito deve compiere un atto di coraggio da andare oltre, facendo confluire tutto in un progetto più vasto“.

È la via che punta a convergere con i temi sollevati da Greta, invocati in queste ore nelle piazze dalle Sardine. Per Nardella “Non è questione di avere qualche figurina in più, ma di qualcosa di più grande nel quale il popolo di Greta, delle Sardine e del non voto, il più grande in Italia, si possa riconoscere“.

Per il sindaco siamo di fronte a una scelta: “O un tagliando al partito o un maquillage con qualcuno che entra da fuori oppure la svolta in cui portare la nostra esperienza, non dobbiamo annullarci. Non è solo questione di cambiare nome. Quel discorso è al limite della provocazione, ma cambiare pelle“.

Il Mes è centrale

Dario Franceschini

Sul Mes (Meccanismo europeo di stabilità) “ci giochiamo la credibilità del Paese, l’andamento dello spread e dei mercati. Non si può giocare col fuoco. Prendiamo per buone le parole di Di Maio di questa mattina e vediamo se da qui a lunedì alle intenzioni seguiranno i fatti e i comportamenti, perché ci sono anche i comportamenti in politica“. Ne è convinto il ministro Dario Franceschini.

Durante l’assemblea nazionale di ‘Base riformista‘ a Milano sollecita il Partito a difendere le posizioni.

Dentro al Pd

La posizione geopolitica è precisa: si sta dentro al Partito. E non fuori. A dettare la linea è il capogruppo del Pd al Senato Andrea Marcucci, a lui fa riferimento Antonio Pompeo.

Dobbiamo continuare dentro il Pd. Noi che siamo riformisti, parliamo con franchezza al nostro segretario nazional, presentiamoci senza dogmi, schemi e barricate. Si deve avere una mente aperta e un cuore aperto nei confronti del nostro Paese. Oggi dobbiamo cambiare pagina, oggi non ci dobbiamo più difendere, dobbiamo chiamare tutti per lanciare un grande progetto per il nostro Paese. Siamo ricchi di esempi, diamo spazio ai nostri sindaci. Si deve essere finalmente, fino in fondo, riformisti“.

Risveglio delle coscienze

Nella sezione di Antonio Pompeo c’è Antonio Decaro, sindaco Pd di Bari e presidente Anci. All’assemblea di Milano dice che il fenomeno delle Sardine è “un risveglio delle coscienze civili. Ma qualcuno pensa che voteranno tutti noi? Non succederà questo. Sicuramente si sono caratterizzati dicendo che non voteranno Salvini, ma non è detto che voteranno noi“.

Antonio Pompeo

Fa autocritica e traccia una rotta. “Hanno riempito le piazze che abbiamo svuotato noi, pensando che si stesse più al caldo in un teatro o in un cinema. Hanno riempito un vuoto fisico, ma non un vuoto di idee e proposte, quello tocca a noi, alla classe dirigente del partito. Non siamo sindaci che vengono a chiedere un ruolo, siamo pure incandidabili. Chiediamo di ascoltarci“, afferma ancora. Come sindaci, spiega, “cerchiamo di fare squadra ma ci manca la comunità del partito, spesso ci sentiamo soli. Sappiamo quanti parlamentari ha il Pd, corrente per corrente, ma non sappiamo quanti sindaci ha. Siamo anche noi il Pd e vogliamo lavorare con il partito nazionale“.