Pompeo non molla sulla riforma delle Province

L’elezione diretta del presidente e dei consiglieri sarebbe il regalo d’addio dell’attuale presidente dell’Upi. In questo modo la Delrio verrebbe superata: ci sono spazi per centrare l’obiettivo.

Il fatto che Antonio Pompeo faccia svolgere a Frosinone l’assemblea generale dell’Upi Lazio (l’Unione delle Province del Lazio della quale è presidente) è sicuramente un segnale. La vera posta in palio è quella di provare a sbloccare un volta per tutte la controriforma che riporti questi enti all’elezione diretta del presidente e dei consiglieri e anche a maggiori risorse.

Nel 2014 la legge Delrio ha cambiato tutto, ridimensionando le Province: enti di secondo livello, diritto di voti ai sindaci e ai consiglieri comunali, niente indennità, pochi fondi e meno personale. Oggi un ritorno alla situazione precedente darebbe sicuramente soddisfazione a tutti quelli che in questi anni si sono battuti per tenere alta la bandiera delle Province, ma al tempo stesso aprirebbe degli spazi politici interessanti.

Un’elezione diretta sia del presidente che dei consiglieri tornerebbe a rappresentare un momento fondamentale per capire gli equilibri politici nei vari territori.

La controriforma

Francesco Scalia (Foto © Paolo Cerroni / Imagoeconomica)

Il vero quesito è: sulla base dell’esperienza fatta in questi anni di Province riformate sentiamo la mancanza delle Province com’erano prima? Il loro ruolo non è stato secondario: durante la gestione di Francesco Scalia la Provincia di Frosinone ha costruito scuole pagandole con gli affitti che fino a quel momento si versavano ai privati, realizzato svincoli stradali fondamentali come quello per la Folcara a Cassino o la rotatoria di Ferentino, progettato opere come il Casello A1 di Ferentino, immaginato un aeroporto che solo per interessi più grandi non è stato realizzato. Durante la gestione di Antonello Iannarilli c’è stato lo scontro epocale con Acea, finito male ed il cui conto abbiamo pagato per gli anni successivi: ma c’è stato.

A differenza di tante altre province, Antonio Pompeo è riuscito a ritagliare un ruolo non secondario per Frosinone. Riprendendo competenze ma soprattutto tenendo alto il dibattito per una revisione della riforma.

Il sogno dell’elezione diretta

Antonio Pompeo

Il 31 ottobre Antonio Pompeo cesserà il mandato. Nei successivi tre mesi bisognerà votare il successore. Ma tra date da rispettare e divieti che scattano non sarà semplice trovare i candidati, sia nel centrosinistra che nel centrodestra. Inoltre il fatto che possano essere eletti alla carica di presidente soltanto i sindaci fa inevitabilmente scattare veti e controveti. Limitando un elenco già breve per il fatto che sono candidabili solo coloro che hanno almeno 18 mesi di mandato davanti.

Con un’elezione diretta invece la sfida sarebbe aperta, anche per i seggi da consigliere. Inoltre 12 seggi sono pochi per una Provincia complessa come quella di Frosinone: mezzo milione di abitanti e 91 Comuni chiedono più rappresentatività.

Gli spazi per provare a cambiare la legge ci sono. Potrebbero aumentare nell’ambito di una riforma complessiva dei sistemi elettorali, a cominciare da quello del Parlamento.

Il ruolo di Pompeo

L’Unione delle Province Italiane sta portando avanti questo argomento da anni e Antonio Pompeo è uno dei più attivi. La logica dice che non ci saranno i tempi perché  l’eventuale controriforma venga approvata prima della fine del secondo mandato di Antonio Pompeo. Ma sicuramente nei prossimi mesi si possono gettare le basi per costruire il futuro assetto.

Questo sarebbe importante e consentirebbe anche ad Antonio Pompeo di poter dire di essere riuscito, da presidente di Upi Lazio, a ridare a questi enti la dignità che meritano. Infine, un’elezione diretta di presidente e consiglieri indubbiamente darebbe spazi da tenere in considerazione per la politica ed i politici locali.